Cosa c’è che non torna nel documento sui soldi dal Venezuela a Casaleggio per il MoVimento 5 Stelle

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-06-16

Tre buchi nel documento: l’intestazione del «Ministero de la Defensa», da cui manca« del potere popolare» («del Podel Popular») che invece era obbligatorio apporre sulla base di un decreto dell’8 gennaio del 2007. Il timbro con il cavallo bianco che — viene notato — dovrebbe correre verso sinistra e invece va verso destra, con la testa girata all’indietro. E la data: un timbro in blu, con l’abbreviazione del mese di luglio («jul») per la ricezione da parte dell’Archivio generale e una firma in nero con il giorno 5 e l’anno 2010 che sembrano aggiunti

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Ieri il quotidiano spagnolo ABC ha pubblicato un documento dal quale si evince che il governo del Venezuela nel 2010 ha finanziato il MoVimento 5 Stelle con 3,5 milioni di euro inviati in una valigia e consegnati a Gianroberto Casaleggio. Nella lettera pubblicata da ABC si scrive tra l’altro che Casaleggio è il promotore di un “movimento di sinistra rivoluzionario e anticapitalista” in Italia, e già questo potrebbe dare adito a qualche commento, ecco.

Cosa c’è che non torna nel documento sui soldi dal Venezuela a Casaleggio per il MoVimento 5 Stelle

Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera oggi spiega che l’analisi del documento lascia dubbi sulla sua autenticità: gli analisti rilevano più di un’anomalia nella confezione del documento. Alcuni esperti citati dall’agenzia «Nova» segnalano tre errori:

Il primo riguarda l’intestazione del «Ministero de la Defensa», da cui manca« del potere popolare» («del Podel Popular») che invece era obbligatorio apporre sulla base di un decreto dell’8 gennaio del 2007. Dubbio anche il timbro con il cavallo bianco che — viene notato — dovrebbe correre verso sinistra e invece va verso destra, con la testa girata all’indietro. Infine la data: un timbro in blu, con l’abbreviazione del mese di luglio («jul») per la ricezione da parte dell’Archivio generale e una firma in nero con il giorno 5 e l’anno 2010 che sembrano aggiunti.

Dettagli di forma che diventano sostanza per una nota riservata proveniente dai servizi segreti. E su cui l’Aise, l’Agenzia per la sicurezza estera, ha già avviato verifiche proprio per controllare se si tratti in realtà di un report contraffatto. In attesa dei risultati sullo scritto, l’indagine si concentra dunque sulla sua veicolazione e sul suo contenuto. In gioco entra anche l’Aisi, l’Agenzia per la sicurezza interna, visto che la consegna della valigetta con il contante sarebbe avvenuta a Milano, nella sede del consolato.

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Il documento sui soldi dal Venezuela a Casaleggio (Corriere della Sera, 16 giugno 2020)

L’AISI in particolare vuole verificare se il documento, magari falso, non contenga comunque informazioni vere. Secondo il Corriere il sospetto è che ci sia una manovra in atto e questo viene accreditato evidenziando quanto sta accadendo proprio in queste ore con le guerre interne ai 5 Stelle, la battaglia sulla leadership del Movimento e il dibattito sulla figura del presidente del Consiglio che, pur non essendo un attivista, è stato indicato dai 5 Stelle a guidare l’esecutivo sia quando l’alleanza era con la Lega, sia quando si è deciso di rimanere a palazzo Chigi con Pd, Italia Viva e Leu. Sarà compito della magistratura, se riterrà che ci siano elementi sufficienti, avviare un’indagine sui soldi, proprio come accaduto per il denaro che sarebbe arrivato dalla Russia nelle casse della Lega.

I tre buchi nel dossier sul Venezuela

Anche Valeria Pacelli sul Fatto Quotidiano segnala i tre buchi nel documento ricordando che si parla dei 3,5 milioni di euro destinati al Movimento 5 Stelle, somma che – spiega il giornale spagnolo – sarebbe stata attinta da fondi riservati amministrati dall’allora ministro dell’Interno (oggi al dicastero dell’Economia), Tareck el Aissami, “che era ed è una delle persone nella cerchia di fiducia di Maduro”, il quale a sua volta avrebbe autorizzato il trasferimento di denaro.

Il documento riporta in alto: “Ministerio de la Defensa”. Secondo fonti dell’ambasciata venezuelana a Roma, questo basta per dimostrare che non si tratta di un atto “interno”: “Abbiamo cambiato i nominativi dei nostri ministeri nel 2007 –spiegano dall’Ambasciata –. Da allora tutti si chiamano ‘ministerio del poder popular ’e così via. In quella nota del 2010, fatta tre anni dopo questa modifica, non c’è il cambio del nominativo del ministero”. Insomma l’intestazione sarebbe dovuta essere “Ministerio del Poder Popular para la Defensa”.

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Il documento dal Venezuela e i tre “buchi” (Il Fatto Quotidiano, 16 giugno 2020)

Un altro dubbio riguarda il simbolo dello Stato riportato sul documento. “Il simbolo è statomodificato nel2006:da allora la testa del cavallo è rivolta verso sinistra. Non corrisponde neanche il timbro, quindi”. Altro aspetto, ma meno rilevante rispetto ai precedenti, spiegano dall’ambasciata, riguarda la dicitura “director general inteligencia militar ”: “Anche questa non è esatta”. E poi dei dubbi riguardano la data riportata. “Nelle prossime ore –aggiungono – sapremo di più. Stiamo aspettando l’informazione più approfondita da parte del ministero degli Esteri”. Che nel frattempo, via Twitter, annuncia azioni legali.

Marcos Garcia Rey di ABC in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera conferma però tutto riga per riga:

È vero che il documento contro il M5S le è arrivato per posta?
«Mi è arrivato da una fonte attendibile e già sperimentata. In più l’ho verificata in ogni dettaglio».

Come?
«Con fonti umane e documentali. L’ho mostrato a persone che conoscono la prosa del regime e in particolare dei suoi servizi segreti, persone che hanno familiarità con i timbri e i simboli che all’epoca usava il governo. Ho confrontato la loro opinione con fonti aperte e fonti segrete. Ho controllato che tutti gli incarichi descritti nella lettera fossero corretti al momento della sua presunta redazione. E poi, ovvio, i nomi, le date, il contesto storico. Tutto quadra».

Nell’articolo scrive di aver cercato di contattare le persone citate per dar loro la possibilità di replica.
«Ho inviato minimo due lettere a ciascuno. E con un piccolo software ho la prova che abbiano letto le mie domande. So anche per quanto tempo e con quale dispositivo».

Secondo Giancarlo Di Martino, console del Venezuela a Milano che secondo ABC avrebbe fatto da intermediario per la consegna del denaro, è ovviamente tutto falso: «Falso e cronologicamente senza logica. Come se poi fosse facile mandare soldi in questa maniera,prendere un aereo e uscire da Malpensa con una valigetta: bisogna essere dei pazzi, significherebbe burlarsi delle autorità e dell’intelligenza della Digos italiana».

Leggi anche: ABC: «Il governo del Venezuela ha finanziato il MoVimento 5 Stelle»

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