Di Maio a Di Martedì dimostra che il M5S non è di sinistra

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-15

Archiviato il caso Siri il M5S torna a dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Un mese fa il vicepremier scopriva che parlare di diritti civili era utile ai fini elettorali. Oggi invece non vuole parlarne, c’è da occuparsi di temi concreti mica di queste cose antiche come “destra” e “sinistra”. E così il postideologico finisce per dare sostegno alle politiche di destra della Lega, che sorpresa!

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Giusto un mese fa avevamo lasciato Luigi Di Maio che si era appena scoperto di sinistra. Si trattava naturalmente di una mossa propagandistica per smarcarsi dalla Lega che in questi 11 mesi di governo ha occupato tutti gli spazi a destra del MoVimento 5 Stelle. Ma al di là di questa decisione strategica il M5S non era improvvisamente diventato un partito di sinistra.

Il MoVimento 5 Stelle ha scoperto che la Lega è di destra

Questo non perché i pentastellati non sono né di destra né di sinistra come sostengono loro quando parlano di postideologico ma perché Di Maio semplicemente non è di sinistra. Ieri a Di Martedì il vicepremier e bisministro del governo del Cambiamento ha detto che il dibattito su destra e sinistra è superato perché è un discorso “da anni 70” mentre alle persone interessano altre cose. «Dobbiamo occuparci dei temi concreti» ha detto Di Maio iniziando un lungo elenco di cose che il suo governo intende realizzare come gli aiuti alle famiglie per i pannolini  e la Flat Tax. Tra quei temi concreti elencati dal Capo Politico del M5S non c’era però una spiegazione di come l’esecutivo intende sterilizzare l’aumento dell’Iva. Forse è un tema che non interessa ai cittadini?

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Di Maio spiega che «sono quattro mesi che io la Lega la riconosco molto meno, se vedo Salvini con il mitra in mano e poi si comincia a dire che la donna deve stare chiusa in casa così fa più figli e bisogna abolire la legge sull’aborto io su queste cose devo rimarcare la differenza». Però c’è da dire che quelle opinioni la Lega le ha sempre espresse, anche prima di andare al governo. Oppure Di Maio non sapeva chi era Lorenzo Fontana quando è stato nominato Ministro per la Famiglia? Di Maio rinfaccia al PD di aver «ritirato la loro proposta sul salario minimo e hanno introdotto quella sul salario minimo ai parlamentari». Ma è falso, perché il PD ha ritirato la proposta di legge Zanda sullo stipendio dei parlamentari e non ha invece ritirato quella sul salario minimo. Semmai il vicepremier dovrebbe spiegare come mai il M5S non ha ancora ritirato il suo appoggio al DDL Pillon.

Perché il M5S continua ad allearsi con la destra se non è di destra?

Il cerchiobottismo di Di Maio si vede da queste piccole cose: parlare di temi concreti anche se questo comporta – in Italia come in Europa – alleanze con partiti di destra e di ultradestra (dalla Lega a Kukiz ’15 passando per Farage) con i quali a parole il M5S non è d’accordo sulle posizioni sui diritti civili. Ma solo un masochista continuerebbe ad allearsi con partiti di destra anche se non lo è, e a quel punto è inutile lamentarsi di non riconoscere l’alleato di turno. Oppure chi lo fa è di destra ma non ha il coraggio di dirlo.

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Ad esempio ieri Di Maio parlando di Casal Bruciato e del comportamento di CasaPound nei confronti di una famiglia legittimamente assegnataria di un alloggio popolare ha sì criticato il lessico usato dai fascisti del Terzo Millennio ma ha anche detto che «le tensioni sociali ci sono perché se in un paese una famiglia che sta aspettando una casa da vent’anni si vede scavalcata da una che sta qui da cinque anni» va cambiata la legge. Ovvero le stesse argomentazioni di CasaPound, ripulite dall’odio e dall’intolleranza, con un ammiccamento esplicito al prima gli italiani, quelli che sono qui da più tempo. Ma nessuno ha “scavalcato” nessuno. Ed anzi il ministro avrebbe potuto approfittarne per parlare del problema degli alloggi popolari occupati ed in mano alla destra, quelle occupazioni sì danneggiano persone che sono in graduatoria “da vent’anni” (ammesso e non concesso che ci siano).

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Ma per Di Maio «non esistono più né la destra né la sinistra, esistono solo quelli che vogliono bene agli italiani e quelli che non vogliono bene agli italiani». Non solo questa è una frase generalmente detta da chi è di destra ma è innegabile che destra e sinistra esistano ancora oggi, nel 2019. Di Maio è preoccupato perché le mamme gli dicono che non si fidano più a mandare i figli fuori da soli? Iniziasse a chiedere interventi decisi contro i picchiatori di CasaPound. In Italia poi non vivono solo gli italiani, il governo deve occuparsi, prendersi cura, dei cittadini che lavorano e vivono nel nostro paese, a prescindere dalla nazionalità. Eppure il postideologico Di Maio continua a giocare sugli stessi temi e con gli stessi argomenti della Lega e della destra che attacca le Ong. Lo ha fatto proprio ieri in un’intervista a Repubblica nella quale è tornato a raccontare frottole sulle Ong “taxi del mare” e le varie inchieste (quasi tutte archiviate) per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E sul decreto sicurezza-bis Di Maio non dice che è un testo che criminalizza le Ong e chi opera per salvare vite umane ma dice che manca qualcosa. Insomma anche quando ha l’occasione di criticare un provvedimento di destra Di Maio non lo fa, anzi dice che per lui è troppo poco.

Leggi sull’argomento: Perché Salvini dovrebbe essere il primo a lamentarsi del suo libro-intervista

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