Zanda ritira il DDL e querela Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-06

Il tesoriere del Partito Democratico finito nella bufera per il famoso DDL sugli stipendi di senatori e deputati da equiparare a quelli degli europarlamentari si muove

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Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera intervista oggi Luigi Zanda, tesoriere del Partito Democratico finito nella bufera per il famoso DDL sugli stipendi di senatori e deputati da equiparare a quelli degli europarlamentari. Zanda annuncia che ritirerà il DDL della discordia ma querelerà Di Maio:

«Quello di Di Maio è un atteggiamento di rarissima arroganza. Non gli basta essere capopartito, vicepremier, guidare due dicasteri: vuole essere anche grande inquisitore e giudice, l’unico autorizzato a violare le regole del suo movimento e a cambiare, come in questo caso, il vero in falso. Attualmente i senatori guadagnano al netto 11.134 euro, quelli europei, a cui il mio ddl equipara gli stipendi, 10.499. Si aggiunga poi che il fisco italiano è più severo di quello europeo».

Perciò prenderebbero ancora di meno. Quindi non ritira il ddl?
«Lo ritirerò oggi, pur considerandolo un’ottima soluzione perché non voglio che il Pd debba subire due volte al giorno le manipolazioni politiche di Di Maio e dei suoi e perché voglio contribuire alla serietà di una campagna elettorale per l’Europa che considero molto importante. Però la distorsione della verità non è tollerabile. Perciò ho dato mandato ai miei legali di citare in giudizio Di Maio perché risponda in sede civile dei danni che mi ha recato distorcendo il significato del mio ddl. Di Maio stia sereno: alla fine la giustizia italiana dirà chi ha ragione».

Però l’hanno criticata anche esponenti del Pd.
«Non credo che le loro siano cattiverie di corrente e nemmeno che sia fuoco amico, io ritengo che ci sia una parte molto ampia della politica italiana che non ha capito che cosa ci sia oggi in gioco in Italia dal punto di vista istituzionale. Non ha percepito che sia il Parlamento che la nostra democrazia parlamentare sono sotto attacco».

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