“Delirio di gelosia”: perché Antonio Gozzini è stato assolto per aver ucciso la moglie

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-12-10

Antonio Gozzini, il 70enne che un anno fa in città uccise la moglie Cristina Maioli, insegnante di scuola superiore che era stata poi vegliata per ore dal marito è stato assolto perché incapace di intendere e volere a causa di un totale vizio di mente per “un delirio di gelosia”

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Antonio Gozzini, il 70enne che un anno fa in città uccise la moglie Cristina Maioli, insegnante di scuola superiore che era stata poi vegliata per ore dal marito è stato assolto perché incapace di intendere e volere a causa di un totale vizio di mente per “un delirio di gelosia“. Si è chiuso così il processo davanti alla Corte d’Assise di Brescia. La difesa di Gozzini, che non era presente in aula, aveva chiesto l’assoluzione ritenendolo incapace di intendere e volere al momento dell’omicidio, come riconosciuto dalla Corte, mentre il pm Claudia Passalacqua aveva chiesto l’ergastolo.

“Delirio di gelosia”: perché Antonio Gozzini è stato assolto per aver ucciso la moglie

L’uomo tramortì la vittima con tre colpi di martello alla testa, mentre dormiva; poi la accoltellò alla gola e, dopo averla vegliata per ore, provò anche a suicidarsi. “Non c’era un motivo particolare per cui ho deciso di uccidere mia moglie. So solo che stavo malissimo: in depressione possono succedere queste cose”, aveva detto l’uomo nel corso dell’interrogatorio in cui confessò l’omicidio. La depressione aveva accompagnato per anni la vita di Gozzini che, stando alle indagini psichiatriche effettuate durante la detenzione in carcere, negli ultimi tempi aveva manifestato forte gelosia nei confronti della moglie. L’anziano era convinto di essere stato tradito, cosa mai verificata; una “vero e proprio delirio di gelosia”, scrive il consulente della Procura nella relazione in cui sosteneva che Gozzini sarebbe stato in grado di partecipare al processo, ma che al momento dell’omicidio era affetto da un disturbo delirante “tale da escludere totalmente la capacità di intendere e volere. La sentenza ha ovviamente scatenato polemiche. Ad esempio la senatrice Monica Cirinna’, responsabile diritti per il Pd spiega: “Non sono solita commentare le sentenze, ma di fronte a un’assoluzione di un femminicidio per ‘delirio di gelosia’ credo non si possa tacere. Sembra purtroppo un dejavu’, un terribile ritorno al passato, invece e’ la triste realta’. Aspetteremo ovviamente di leggere le motivazioni di questa sentenza, ma il senso sembra purtroppo chiaro e terribile: questo femminicidio non e’ stato riconosciuto come tale e un marito in preda alla gelosia puo’ uccidere la moglie senza essere condannato all’ergastolo”. Anche la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio commenta: “E’ sempre necessario aspettare le motivazioni di una sentenza, ma se venissero confermate le notizie di stampa il senso di quella di oggi preannuncerebbe un fatto gravissimo: un marito può essere assolto dal femminicidio della moglie perché il delitto è stato commesso ‘in preda ad un delirio di gelosia’, che ha reso l’uomo incapace di intendere e di volere. Se davvero l’uomo fosse stato incapace di intendere e di volere avremmo dovuto avere una pronuncia diversa. Noi crediamo invece che né la gelosia, né altri sentimenti di possesso possano in alcun modo giustificare la violenza contro una donna o addirittura la sua uccisione. Anzi, che proprio tali giustificazioni siano il prodotto della cultura patriarcale di cui il delitto d’onore era il simbolo e dalla quale vogliamo emancipare l’Italia. Nella Commissione Femminicidio approfondiremo questa sentenza”.

Il Corriere spiega che per l’accusa Gozzini avrebbe però rifiutato il ricovero in ospedale come voleva la moglie:

Il pubblico ministero Claudia Passalacqua, che ricorrerà in appello, nonostante le conclusioni degli esperti incaricati di indagare la personalità dell’imputato fino a ritenerlo incapace di intender e evolere, a carico di Gozzini aveva chiesto l’ergastolo. Convinta che all’origine del delitto ci sia stato il suo «fermo rifiuto al ricovero in ospedale così come voleva la moglie» e che quando ha ucciso, «per vendetta» l’ottantenne fosse lucido. Nell’interrogatorio le disse «dottoressa, sono depresso». Sì, lo è. Ma per gli psichiatri questo non avrebbe giocato un ruolo cruciale. Il vero, presunto, movente, l’avrebbe sviscerato proprio Gozzini, durante un colloquio in carcere con i consulenti: inizialmente reticente «per non mettere in cattiva luce la moglie», hanno riferito gli esperti, ne ha poi sviscerato quei comportamenti per lui «diventati insopportabili», raccontando che lei prendeva il caffè, chiacchierava e usciva a mangiare la pizza con i colleghi. Per gli psichiatri stava delirando. «Non doveva farmi questo, io l’amavo. Ho cambiato la mia vita per lei», avrebbe detto Gozzini. Aggiungendo: «Non avevo alternative».

Il delirio di gelosia, spiega Repubblica, è una vera sindrome psicopatologica:

Ma il delirio di gelosia esiste in psichiatria? «Esiste, ed è una sindrome psicopatologica molto frequente che si inserisce spesso in altri disturbi come la bipolarità e si manifesta sovente in persone in età avanzata — spiega lo psichiatra Alessandro Santarone, responsabile del servizio psichiatria dell’Arp, l’associazione per la ricerca in psicologia clinica — in cui talvolta il deterioramento cognitivo crea un terreno fertile. Deriva dall’incapacità o dalla perdita di capacità di empatizzare, di avere contatto coi sentimenti altrui. È una patologia».

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