Cultura e scienze
Cura per il Coronavirus: i risultati di uno studio sul Tocilizumab
neXtQuotidiano 26/06/2020
Il farmaco antireumatico in sperimentazione contro COVID-19, potrebbe ridurre fortemente la mortalità nelle forme più gravi secondo uno studio tutto emiliano-romagnolo, coordinato dall’Aou di Modena e a cui hanno partecipato l’Ausl Irccs di Reggio Emilia e l’Aou di Bologna
Il Tocilizumab, un farmaco antireumatico in sperimentazione contro COVID-19, potrebbe ridurre fortemente la mortalità nelle forme più gravi secondo uno studio tutto emiliano-romagnolo, coordinato dall’Aou di Modena e a cui hanno partecipato l’Ausl Irccs di Reggio Emilia e l’Aou di Bologna, pubblicato su Lancet Rheumatology.
Cura per il Coronavirus: i risultati di uno studio sul Tocilizumab
La ricerca è stata condotta su un campione di 544 pazienti affetti da polmonite severa, e il farmaco ha ridotto la mortalità del 75% portandola dal 20% al 7%. Al momento questo è lo studio osservazionale su pazienti con polmonite grave più importante al mondo per quanto riguarda numerosità e metodologia statistica, sottolineano gli autori, ma i risultati devono essere confermati da studi randomizzati, in cui vengono analizzati due gruppi di pazienti di cui uno prende il farmaco e l’altro un placebo, già in corso. Dello studio hanno parlato anche lo scienziato Enrico Bucci e il professor Luigi Lopalco su Facebook: “Uno studio retrospettivo tutto italiano, fatto veramente bene dal punto di vista del trattamento dei fattori confondenti e dei controlli”, ha scritto Bucci: “I morti si riducono ad un terzo (si passa dal 20% al 7%, p< 0.0001) e il rischio composto di entrare in ventilazione assistita o morire si riduce enormemente. Questo è il potere degli studi fatti bene, in cui gli effetti confondenti sono trattati ed il potere statistico del campione è sufficiente”.
«I risultati dello studio sono confortanti e confermano quanto osservato precedentemente: il tocilizumab presenta una certa efficacia nel prevenire il ricorso alla ventilazione meccanica e riduce la probabilità di morte se combinato con il trattamento standard. Ma quello che è più importante ai fini di questa riflessione sono le conclusioni degli autori che, dopo mesi di lavoro e dopo aver spaccato il capello ai dati raccolti da 1.351 cartelle cliniche, concludono: “Sebbene questi risultati siano incoraggianti, dovranno essere confermati da studi randomizzati come quelli attualmente in corso”», ha scritto invece Lopalco. “Come è noto”, commenta Cristina Mussini, Direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena “durante queste polmoniti si scatena un’abnorme risposta del sistema immunitario che produce una risposta infiammatoria esagerata, la cosìddetta “tempesta citochinica”, responsabile del danno polmonare. Ebbene, questa eccessiva risposta immunitaria è in parte governata dalla interleuchina 6, che viene inibita proprio dal Tocilizumab. Lo studio è di tipo retrospettivo, cioè utilizza dati preesistenti per confrontare due gruppi, uno curato col farmaco l’altro no, ma saranno gli studi randomizzati a dare una risposta definitiva. “I primi risultati di questi studi randomizzati sono promettenti – conclude Mussini che fa parte del comitato scientifico di uno di questi studi, a guida francese – ma ovviamente è fondamentale usare tutte le cautele del caso”.