I danni permanenti lasciati da COVID-19

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-14

Oltre alle terapie intensive, presto ci troveremo di fronte alla necessità di implementare anche il numero di letti nei reparti di pneumologia e di preparare ambulatori dedicati per controllare l’andamento clinico dei guariti da Covid

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Il Covid-19 lascia danni, il 30% di chi è guarito rimane malato cronico. E quindi bisogna attendersi un altro contraccolpo sul sistema sanitario alla fine dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2. Davide Milosa sul Fatto Quotidiano oggi spiega che questa pandemia lascerà in eredità una nuova categoria di malati con patologie croniche: circa un paziente su tre scampatoalla furia del virus riporterà danni permanenti. Indiziati principali sono i polmoni, ma rischi di complicazioni si valutano anche negli atri organi che non sono affatto immuni. Tracce di Covid sono state individuate in reni e fegato.

I danni permanenti lasciati da COVID-19

Maurizio Viecca, primario di Cardiologia all’ospedale Sacco di Milano, spiega che ci ritroveremo con “con circa il 30% di guariti da Covid trasformati in malati cronici e colpiti soprattutto da difficoltà respiratorie”. E questo imporrà di pianificare un modello in grado di fronteggiare l’ennesima emergenza.

A ieri i guariti in Italia risultano essere 112.541. Su questi andrà fatto uno screening attento per capire quanti di loro rischiano danni permanenti. “Qui da noi –pro segue Viecca –abbiamo avuto persone dimesse e poi rientrate in ospedale dopo un mese con embolie, flebiti e vasculiti”. Le famose polmoniti bilaterali interstiziali sono la conseguenza di piccoli coaguli di piastrine, detti trombi bianchi, che impediscono lo scambio di ossigeno e anidride carbonica tra gli alveoli e i polmoni. Un dato importante che ha permesso al dottor Viecca di mettere a punto un protocollo terapeutico con infusione di almeno cinque medicinali oggi adottato anche negli Stati Uniti e che ha mostrato ottimi risultati soprattutto nei pazienti gravi.

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Coronavirus: COVID-19, la malattia (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Il dato è rilevante anche nella prospettiva di una larga coorte di nuovi pazienti. La scoperta arriva dallo studio autoptico su circa 30 deceduti per Covid. “In tutti –s pie ga Viecca –è stato riscontrato un parametro del sangue, detto D-dimero, molto alto ed espressione di trombosi”. Un dato rilevato anche nello studio, al momento in prestampa, fatto dall’ospedale Sacco e dal Papa Giovanni XXIII di Bergamo su 38 cadaveri. Si legge nel report: “Sono stati osservati trombi di fibrina di piccoli vasi arteriosi in 33 pazienti, metà dei quali con coinvolgimento dei tessuti e associati ad alti livelli di D-dimero nel sangue”. E ancora: “Il principale risultato rilevante è la presenza di trombi piastrinici-fibrinici in piccoli vasi arteriosi”.

E dunque oltre alle terapie intensive, oggi ci troviamo di fronte alla necessità di implementare anche il numero di letti nei reparti di pneumologia e di preparare ambulatori dedicati per controllare l’andamento clinico dei guariti da Covid.

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