Cosa vuole fare Draghi con i migranti?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-19

Prima gli sbarchi e poi i ricollocamenti. Come la prenderà Salvini?

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“Mi scuso per non aver esplicitamente sollevato il problema della migrazione; farò qualche osservazione nel merito. Per quanto riguarda il problema, la risposta più efficace e duratura passa per una piena assunzione di responsabilità sul tema da parte delle istituzioni comunitarie ed europee”, aveva spiegato Mario Draghi nel suo discorso di replica al Senato per poi aggiungere: “L’Italia, appoggiata anche da alcuni Paesi mediterranei, come la Spagna, Grecia, Cipro e Malta, propone come concreta misura di solidarietà – per segnare la specificità della gestione delle frontiere marittime esterne – un meccanismo obbligatorio di redistribuzione dei migranti pro quota”. Se la Lega, e Salvini, si erano detti soddisfatti delle parole den nuovo presidente del Consiglio, oggi Alessandra Ziniti spiega su Repubblica quanto sta avvenendo nel concreto. Gli sbarchi vanno fatti. Poi si pensa ai ricollocamenti:

Nessun cambio di rotta dichiarato ma sostanziale sì. Succede che il «prima i ricollocamenti poi lo sbarco», leitmotiv che ha portato Matteo Salvini alla sbarra per sequestro di persona prima a Catania e poi a Palermo e prassi confermata anche da Giuseppe Conte con il governo giallorosso pur senza gli eccessi di prima, è diventato «prima lo sbarco e poi i ricollocamenti». E succede che, in queste settimane in cui la politica è stata distratta dalla crisi di governo, ad occuparsi delle procedure di soccorso e sbarco dei migranti sono stati solo gli uffici preposti, le Capitanerie di porto, il ministero dei Trasporti, il Viminale. Che hanno semplicemente fatto alla svelta quello che le convenzioni internazionali prescrivono: portare i migranti in un porto sicuro nel più breve tempo possibile. Come, per altro, è normato dal nuovo Piano Sar ( ricerca e soccorso) 2020 approvato, nel silenzio più assoluto, con decreto della ministra uscente dei Trasporti Paola de Micheli. È la diretta conseguenza del nuovo decreto immigrazione partorito dal governo Conte 2 con la certosina mediazione del ministro Luciana Lamorgese. E dagli uffici del Viminale, e non più da Palazzo Chigi, sono partite (ma solo dopo gli sbarchi) le procedure per i ricollocamenti dei migranti, strada che naturalmente l’Italia continua a perseguire per richiamare l’Europa alle sue responsabilità sulle politiche migratorie.

Come la prendrerà Salvini?

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