Cosa succede con Astrazeneca: stop agli under 65?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-07

Cosa succede con il vaccino Astrazeneca? Difficilmente l’Ema porrà limiti di età per l’utilizzo, anche se i governi nazionali potranno muoversi in tal senso. Cosa intende fare l’Italia?

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Cosa succede con il vaccino Astrazeneca? Ieri sera è stato annunciato la sospensione dei test in corso per la somministrazione del suo vaccino anticovid a bambini e adolescenti in attesa che l’ente regolatorio britannico verifichi il possibile legame con casi di trombosi negli adulti. Il prof. Andrew Pollard dell’università di Oxford ha detto alla Bbc che non sono emerse preoccupazioni sui test in sé, ma che la sperimentazione pediatrica verrà comunque sospesa in attesa di ulteriori informazioni dall’Mhra. Circa 300 volontari partecipano al test iniziato in febbraio, per verificare se il vaccino produce immunità anche nei minori fra i sei e 17 anni. Nei prossimi giorni sia l’Mhra, che l’Ema, l’ente regolatorio europeo dovranno pronunciarsi sul possibile legame fra il vaccino Astrazeneca e un piccolo numero di casi di trombosi.

Cosa succede con Astrazeneca: stop agli under 65?

“Ad oggi non ci sono assolutamente i numeri per fermare la campagna con il vaccino AstraZeneca. Sicuramente il segnale” che arriva da più parti circa la segnalazione di reazioni avverse “va ascoltato e studiato ma non è tale neanche per dare un’indicazione di età né di genere, perché oltre alle donne ci sono casi anche tra gli uomini”. “Per una raccomandazione regolatoria non ci sono ancora i numeri, salvo sorprese. Non me l’aspetterei”, ha spiegato Guido Rasi, ex direttore dell’Agenzia europea del Farmaco, e attuale direttore scientifico di Consulcesi, in occasione della web conference “Covid-19: tra vaccini e varianti”, per il lancio di nuovo corso Ecm sul tema, commentando l’imminente pronunciamento dell’Ema sul siero AstraZeneca. “Come strategia vaccinale, ma questo è un altro discorso – precisa Rasi – i vari Stati potrebbe orientarsi verso la somministrazione a persone di età più avanzata, poiché si è visto che questo vaccino è molto potente e va meglio dove il sistema immunitario comincia a declinare”, come nelle persone anziane appunto. Rasi, rispondendo poi a una domanda su quanto i vaccini riusciranno a garantirci protezione, anche alla luce delle varianti: “Mi aspetto che questo virus possa diventare come quello influenzale”, dunque con la necessità di riformulare il vaccino ogni anno. “L’Ema si è già mossa in questo senso, in modo da non dover rifare studi da capo, ma solo studi ‘ponte’, per fare rapidamente così l’incorporazione di eventuali adattamenti dei vaccini nel prossimo futuro”. Come si muoverà Ema? Spiega La Stampa che con ogni probailità non arriverà a porre dei limiti lasciando ai governi nazionali la facoltà di farlo, come già avviene in Germania, Canada,
Norvegia, Olanda e Danimarca, dove il vaccino è riservato agli under 60 o addirittura sospeso:

Questo perché, come ci spiega una fonte autorevole di Amsterdam, «serviranno più tempo e studi più approfonditi per capire in che misura il rapporto rischio-beneficio per determinate fasce di età resta a vantaggio del vaccino». E poi l’Ema considererà il fatto che AstraZeneca ha poche alternative nei Paesi dell’Est, che hanno optato massicciamente sul ben più economico ritrovato di Oxford. Ma del fatto che ci sia una connessione tra questo vaccino, le trombosi cerebrali e alcuni tipi di eventi emorragici, gli esperti riuniti ad Amsterdam ne sono oramai convinti. E stanno esaminando uno studio tedesco secondo il quale in alcuni rari casi il vaccino darebbe luogo a una risposta immunitaria che va a ridurre le piastrine nel sangue, generando quei rari eventi avversi segnalati da diversi Paesi. Sappiamo poi che i casi si sono verificati quasi esclusivamente nella popolazione sotto i 55 anni e che l’80% ha colpito le donne. E gli esperti dell’Ema sospettano che potrebbe esserci una predisposizione genetica, anche se serviranno studi più approfonditi per accertarlo

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foto ipp/clemente marmorino

Cosa intende fare il governo? Ieri sera Roberto Speranza, ospite a Dimartedì ha spiegato, riguardo alle possibili limitazioni per fasce di età: “Penso che dobbiamo fidarci delle nostre istituzioni, sono fatte di scienziati e tecnici che hanno dedicato la loro vita a queste materie. Poi abbiamo a che fare con un virus nuovo e con vaccini che sono stati messi in commercio da pochi giorni, è evidente che la scienza deve continuare a monitorare. Io mi fido di Aifa e Ema, penso che sapranno darci le risposte giuste ma non dimentichiamo mai che il vaccino è la vera strada per chiudere questa stagione difficile di restrizioni”. Repubblica scrive che è in valutazione lo stop per la fascia di età degli over 65, ma sorge un problema: quello del richiamo per chi ha già fatto la prima dose, nello specifico personale della scuola e delle forze armate: si tratta di 300mila persone:

Sulla carta, il governo preferirebbe non escludere categorie specifiche dalle inoculazioni, senza un divieto esplicito di Bruxelles. Ma è evidente che i paletti per gli “under” fissati in diversi Paesi europei rischiano di condizionare la decisione. Tanto che l’esecutivo potrebbe decidere di destinare le dosi di Oxford agli over 65, “coprendo” invece i più giovani con Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson. Sarebbe un cambio rilevante nel piano vaccinale, che ieri ha aggiunto un importante step con la firma del protocollo per le somministrazioni sui luoghi di lavoro. Vaccinare con AstraZeneca gli over 65 sarebbe l’opposto dello schema di partenza di alcuni mesi fa, quando AstraZeneca era riservato ai meno anziani.

Sempre Rasi  spiega che “è bene iniziare a pensare a un piano B: ovvero disegnare e avviare degli studi che valutino la possibilità di strategie miste” con vaccini diversi nella seconda dose rispetto alla prima.  “Lo suggerirei alle nostre autorità sanitarie. Affiancando test sierologici, qualora si rilevi una risposta immunitaria insoddisfacente” con la prima dose “si proverà a cambiare la seconda. Credo ci sia già un dibattito sia a livello scientifico che regolatorio”. Rasi ha sottolineato però l’importanza “di studiare questa strategia vaccinale. Meglio arrivare secondi”, osserva, commentando il fatto che già in Germania si sta percorrendo questa ipotesi, “a volte questo dà qualche vantaggio. Va fatto tutto in maniera ben coordinata e organizzata, anche perché – sottolinea – se uno si infetta tra la prima e la seconda dose, bisognerebbe avere gli strumenti spiegarlo al paziente. Dunque invito le autorità sanitarie italiane – conclude – ad avviare uno studio non a caso, ma ben disegnato e serio su un certo numero di volontari. Il presupposto scientifico sicuramente c’è”. Bisogna ricordare ancora una volta però che i vantaggi del vaccino superano enormemente i rischi. Come ricorda oggi Repubblica, facendo un paragone azzeccatissimo, si rischia di più con un aspirina. Intanto la psicosi sta portando a un rifiuto generalizzato: ieri al centro vaccinale della Mostra d’Oltremare, nel quartiere Fuorigrotta a Napoli si sono verificati rallentamenti e file che, fa sapere la Asl, sono stati causati dal tentativo di molte persone di convincere il medico a somministrare un vaccino diverso da quello Astrazeneca. All’hub della Mostra d’Oltremare erano convocati i cittadini della fascia d’età 70-79 anni, ai quali è destinato il vaccino Astrazeneca. Inutili, quindi, le richieste di essere sottoposti alla somministrazione di una dose di vaccino Pfizer, riservato alla categoria dei pazienti fragili. E intanto AstraZeneca ha fatto sapere che delle 340mila dosi previste per il 14 aprile ne arriveranno la metà ovvero 175mila mentre le altre saranno consegnate il 16 e il 23 aprile, quando sono previste le successive consegne.

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