Cosa rischiano i sanitari no vax con il decreto vaccini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-03-27

Trasferimento, ferie forzate o licenziamento: il decreto per il personale sanitario che rifiuta il vaccino annunciato da Draghi potrà contenere queste misure

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Un nuovo caso, stavolta a Lavagna, piccolo Comune alle porte di Genova. E lì che un operatore sanitario non vaccinato ha finito per infettare 8 pazienti e un infermiere. Un cluster nel reparto di Medicina, dove tutti gli operatori sanitari dovrebbero essere vaccinati, ma dove alcuni, come in altri ospedali italiani seppur i casi rappresentino una risicatissima minoranza, hanno rifiutato di sottoporsi alla somministrazione del vaccino. In altre parole, operatori sanitari no vax. Come quelli a cui, solo pochi giorni fa, ha dato torto un giudice di Belluno, respingendo le richieste di due infermieri e otto operatori sociosanitari sospesi dal lavoro per aver rifiutato la dose che spettava loro. A stretto giro rifiutare non sarà più consentito. A dirlo, il premier Mario Draghi, nella conferenza stampa di ieri

Cosa rischiano i sanitari no vax con il decreto vaccini

“Il governo intende intervenire, non va assolutamente bene che siano a contatto con malati. La ministra Cartabia sta preparando un provvedimento su questo. Come, è tutto ancora da vedere”, scandisce. Ma, dice il premier, sul tema ”ci sarà un decreto’. Ed è proprio la titolare di via Arenula che, da giudice costituzionale, firmò una delle sentenze con cui la Consulta ha sostenuto la legittimità dell’obbligo vaccinale; una pronuncia sul morbillo, dunque su un’emergenza sì, ma che nulla ha a che vedere con la pandemia che il mondo intero sta affrontando pagando un sacrificio altissimo in termini di vite umane. Chi pensava in un provvedimento che si limitasse a imporre sospensioni e traslochi a sanitari no vax probabilmente dovrà ricredersi: tutto sembra portare alla linea dura e, per giunta, in tempi strettissimi. La Stampa spiega cosa rischia il personale sanitario che rifiuta il vaccino:

Prima di tutto, si introdurrà l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari a contatto con i pazienti, perché senza questo passaggio ogni misura potrebbe essere letta come discriminatoria e aprire la porta a una valanga di ricorsi. L’obbligatorietà interesserebbe, dunque, medici e infermieri che prestano assistenza ai malati, ma anche radiologi o assistenti socio-sanitari, che a contatto con i fragili ci sono eccome. Esclusi sarebbero amministrativi, tecnici di laboratorio o addetti alle pulizie, che i pazienti al massimo li incrociano in corridoio. Dal punto di vista delle sanzioni la parola d’ordine è «gradualità». In una prima fase scatterebbe, infatti, il trasferimento ad altra funzione, che escluda il contatto con gli assistiti. Mica facile quando si parla di medici o infermieri. Dove non fosse possibile, una delle opzioni più immediate è il ricorso alle ferie forzate, come già avvenuto per i dipendenti di alcune Rsa, in diverse regioni italiane. Esaurite le ferie, essendo escluse sanzioni pecuniarie, per i no vax in camice scatterebbe il licenziamento, che non sembra più essere un tabù nel governo Draghi

Il decreto sarà presto sul tavolo del Cdm, perché altri casi come quello di Lavagna non si ripetano. Ci lavoreranno anche il dicastero della Salute e quello del Lavoro, potrebbe essere pronto già settimana prossima, spiegano fonti di governo. E verrà circoscritto, con ogni probabilità, ai soli sanitari che hanno contatto diretti con i pazienti, inclusi i medici di famiglia. Si tratta, comunque, di un numero limitatissimo di operatori, perché la maggior parte si è sottoposta alla somministrazione, diventando per giunta testimonial di quel vaccino osteggiato da una minoranza: prima su tutti i sanitari dell’ospedale Lazzaro Spallanzani che per primi in Italia hanno ricevuto le dosi Pfizer, inoculando il siero a favore di cronisti, fotografi e telecamere. Una di loro, l’infermiera Claudia Alivernini, ha ricevuto sui social insulti e attacchi proprio dai no vax, vedendosi costretta a chiudere i suoi profili assieme ai suoi colleghi. La norma per evitare nuovi casi Lavagna è “al vaglio. Però bisogna anche riconoscere che l’adesione del personale sanitario è stata straordinariamente rilevante – ha rimarcato il ministro Roberto Speranza, in conferenza stampa al fianco di Draghi- Noi interverremo su una quota che è molto residuale, e credo che questo vada riconosciuto”. “Tutti gli operatori sanitari hanno svolto un lavoro straordinario e hanno dato anche un esempio positivo – ha sottolineato ancora il ministro – C’è un pezzetto, molto minimale, che ora stiamo provando anche a formalizzare sul piano quantitativo, e su questo stiamo valutando l’intervento con una norma”. Ma la stragrande maggioranza dei nostri medici e dei nostri infermieri – ha ribadito Speranza – in maniera del tutto volontaria ha risposto positivamente, dando anche il buon esempio rispetto all’obiettivo della vaccinazione”. Quegli stessi operatori sanitari che sono stati candidati al Nobel per la pace 2021, e ai quali arrivava l’applauso degli italiani barricati nelle case e affacciati alle finestre esattamente un anno fa, quando la speranza di un vaccino che contrastasse il Covid era solo una speranza lontana

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