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Le motivazioni della Consulta sul cognome paterno: “Si traduce nell’invisibilità della madre”

Massimiliano Cassano 31/05/2022

La Corte costituzionale ha depositato le motivazioni sull’abolizione dell’assegnazione automatica del cognome paterno ai figli: “Diseguaglianza fra i genitori”

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L’automatica attribuzione del solo cognome paterno “si traduce nell’invisibilità della madre” ed è il segno di una diseguaglianza fra i genitori, che “si riverbera e si imprime sull’identità del figlio”. Questo configura la violazione degli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Per questo motivo la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 262, primo comma, del Codice civile “nella parte in cui prevede, con riguardo all’ipotesi del riconoscimento effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori, che il figlio assume il cognome del padre, anziché prevedere che il figlio assume i cognomi dei genitori, nell’ordine dai medesimi concordato, fatto salvo l’accordo, al momento del riconoscimento, per attribuire il cognome di uno di loro soltanto”.

Le motivazioni della Consulta sul cognome paterno: “Si traduce nell’invisibilità della madre”

Nella motivazione della sentenza n. 131 depositata oggi  e redatta dalla giudice Emanuela Navarretta si legge che il cognome “collega l’individuo alla formazione sociale che lo accoglie tramite lo status filiationis”, “si radica nella sua identità familiare” e perciò deve “rispecchiare e rispettare l’eguaglianza e la pari dignità dei genitori”. Lo stesso, eventuale, accordo fra i genitori per attribuire un solo cognome presuppone una regola che ripristini la parità, poiché senza eguaglianza mancano le condizioni per un autentico accordo. Attraverso la dichiarazione di illegittimità costituzionale, la Corte ha stabilito che il cognome del figlio “deve comporsi con quelli dei genitori”, nell’ordine dagli stessi deciso, fatta salva la possibilità che, di comune accordo, i genitori attribuiscano soltanto il cognome di uno dei due. Qualora vi sia un contrasto sull’ordine di attribuzione, si rende necessario l’intervento del giudice.

La richiesta di una legge sul tema

La Corte ha inoltre auspicato un “impellente” intervento per “impedire che l’attribuzione del cognome di entrambi i genitori comporti, nel succedersi delle generazioni, un meccanismo moltiplicatore che sarebbe lesivo della funzione identitaria del cognome”. La presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi ha commentato le motivazioni su Twitter: “’L’invisibilità della madre è il segno di una diseguaglianza tra genitori’. Così la Consulta. Basta tentennamenti: subito la legge sul cognome materno”.

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