Le minacce all’università La Sapienza per il corso “Gender studies”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-08-09

Gli attacchi provengono da quegli stessi gruppi Telegram che per mesi hanno organizzato manifestazioni di piazza contro il Green Pass e il vaccino anti-Covid

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La matrice è sempre la stessa: quel gruppo Telegram che per mesi ha fatto propaganda, basandosi su notizie false, contro le restrizioni anti-Covid, contro il Green Pass e contro la campagna vaccinale. E proprio da lì sono arrivate le minacce rivolte al principale Ateneo di Roma, per “colpa” di un corso di Laurea magistrale che ha fatto il suo esordio quest’anno. “Colpa” di un corso di “Gender studies” organizzato dall’Università La Sapienza. Insulti e mistificazioni della realtà tipiche dell’universo nato alimentando il mondo no vax e che poi si è esteso a molti altri aspetti della vita sociale, economica e politica del nostro Paese.

Corso gender La Sapienza, le minacce contro l’università

Gli organizzatori e i gestori del gruppo Telegram hanno pubblicato sui canali i dettagli, con tanto di numeri di telefono e indirizzi mail, dell’Università La Sapienza di Roma. E lo hanno fatto invitando i 5mila iscritti a inviare messaggi di insulti e minacce nei confronti dell’ateneo capitolino.

“Non restiamo a guardare mentre il cancro femminista distrugge la nostra società” è il messaggio più oxfordiano pubblicato su Telegram. E l’ateneo ha ricevuto e sta ricevendo numerose mail e telefonate minatorie. Ma, ovviamente, non ci sarà alcun passo indietro e il corso gender la Sapienza andrà avanti. Senza paura.

Ma di quali sono gli argomenti trattati all’interno di questo corso di Laurea Magistrale? I dettagli sono spiegati sul sito ufficiale de La Sapienza:

“Il Corso di Laurea Magistrale in ‘Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione’ ha il suo focus culturale e formativo negli studi di genere applicati all’analisi della comunicazione e dei media e alla produzione di contenuti a carattere informativo, culturale, di intrattenimento, di comunicazione istituzionale, politica e dei brand capaci di integrare una prospettiva gender sensitive volta a promuovere, a livello culturale, un racconto e una rappresentazione delle identità di genere inclusivi e non discriminatori”.

E le materie sono proprio in linea con questi principi: educare le generazioni future a un linguaggio (con tutte le sue conseguenze) inclusivo, maggiormente rispettoso e non discriminatorio. Eppure a quelli che nacquero no vax questo non piace. Questione di matrici.

(foto IPP /Silvia Loré)

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