«Coronavirus, il termoscanner non funziona: su 100 potenziali malati ne individua solo 8»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-06

In uno studio pubblicato il 30 gennaio, il centro di ricerca dell’università di Londra e ente di riferimento in materia nel Regno Unito sostiene che solo 8 su 100 potenziali portatori del virus 2019-nCov partito dalla Cina vengono individuati attraverso lo scanning termico al momento dello sbarco

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I termoscanner fanno parte degli accertamenti disposti dal ministero della Salute  per “screenare” i passeggeri in arrivo negli aeroporti e individuare i potenziali casi di coronavirus. Un tipo di misure, adottate in uscita anche dalla Cina, sulla cui efficacia, fa sapere oggi Marco Pasciuti sul Fatto Quotidiano, la London School of Hygiene and Tropical Medicine avanza dubbi.

In uno studio pubblicato il 30 gennaio, il centro di ricerca dell’università di Londra e ente di riferimento in materia nel Regno Unito sostiene che solo 8 su 100 potenziali portatori del virus 2019-nCov partito dalla Cina vengono individuati attraverso lo scanning termico al momento dello sbarco. LA MISURA, si legge nel documento firmato da un gruppo di ricercatori guidato da Billy Quilty, “viene spesso implementata per limitare la probabilità di ingresso di casi infetti” nei Paesi che la adottano “nonostante scarse evidenze circa la sua efficacia”.

In particolare, nel caso del morbo partito dalla città cinese di Wuhan, a mettere in discussione l’utilizzo degli scanner termici è il lasso di tempo che intercorre tra l’infezione e la comparsa dei sintomi. “Un recente articolo del Ne w England Journal of Medicine- si legge nella presentazione dello studio sul sito del dipartimento – mostra che la maggior parte delle persone infettate dal nuovo coronavirus mostrano i sintomi dopo poco più di cinque giorni”.

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Coronavirus 2019-nCov: i sintomi e il contagio (Il Messaggero, 31 gennaio 2020)

Una serie di presupposti che fa sì che il numero di casi individuati rischi di essere basso: secondo la simulazione realizzata dagli studiosi e aggiornata al 2 febbraio, su 100 passeggeri infettati dal virus solo 8 verrebbero individuati dagli strumenti approntati nel settore “Arrivi” degli aeroporti e 43 dagli strumenti approntati negli scali dei Paesi come la Cina che prevedono screening al momento della partenza: “L’efficacia degli entry screening – si legge ancora – è largamente dipendente da quella dei test fatti in uscita”. In totale 49 ammalati passerebbero il controllo. Interpellati dal Fatto, gli uffici della Protezione civile fanno sapere di attenersi alle indicazioni dell’Oms, secondo cui senza sintomi non si è infettivi.

Leggi anche: La «cura cinese» per il coronavirus 2019-nCov (e perché bisogna essere cauti)

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