Coronavirus: perché tanti morti in Italia?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-22

La prima ipotesi interpretativa è che in Italia i contagiati siano molti di più: un studio pubblicato su Science calcola che per ogni positivo ce ne siano almeno 5-10 non censiti. Un modello matematico firmato da Livio Fenga dell’Istat mostra a sua volta come il 12 marzo rispetto ai 12.839 casi denunciati in Italia, le persone infette dal Sars-CoV-2 potrebbero essere state 105.789

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In Europa la Spagna totalizza oltre 25mila positivi al Coronavirus SARS-COV-2 e a COVID-19 con oltre 1300 decessi, la Germania ora viene subito prima degli Usa con 22.213 casi confermati (ha scavalcato l’Iran)ma «solo» 84 morti. In Italia sono 53378 i casi positivi e 4825 morti. Perché ci sono tanti morti in Italia? Oggi il Corriere della Sera in un articolo a firma di Silvia Turin prova a spiegarne i motivi:

La prima ipotesi interpretativa è che in Italia i contagiati siano molti di più: un studio pubblicato su Science calcola che per ogni positivo ce ne siano almeno 5-10 non censiti. Un modello matematico firmato da Livio Fenga dell’Istat mostra a sua volta come il 12 marzo rispetto ai 12.839 casi denunciati in Italia, le persone infette dal Sars-CoV-2 potrebbero essere state 105.789. Se davvero i soggetti contagiati fossero fino a dieci volte tanto, la percentuale di letalità calcolata rispetto all’intera nazione scenderebbe su valori vicinissimi a quelli della Cina continentale.

«Il tasso di letalità in Italia è più elevato perché, oltre ad avere una popolazione più anziana, non si stanno testando (e di conseguenza isolando )i casi più lievi», ha dichiarato recentemente il vicedirettore generale dell’Oms, Bruce Aylward. I positivi confermati sono i soggetti che hanno fatto un tampone. Quanti test si eseguono in Italia? Nei giorni passati la questione è stata oggetto di dibattito, visto che questo numero determina l’andamento dell’epidemia. In ogni Paese i tamponi sono stati effettuati con direttive diverse e variabili, spesso a seconda dell’urgenza del momento. Così in Italia (come in Cina) all’inizio si facevano testare tutte le persone «sospette» di contatto con casi positivi o a chi arrivava da zone «a rischio» (anche asintomatici), poi si è passati (dopo circa una settimana) a farli solo alle persone con sintomatologia seria, che sono però anche quelle più suscettibili di morte. Da allora, le percentuali sono cambiate e la letalità ha cominciato a crescere.

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Ci possono essere altre concause, spiega il quotidiano. In primo luogo come si contano i decessi: i morti avevano quasi sempre patologie concomitanti, qual è stata la causa reale della fine?Altra aggravante, la grandezza del focolaio lombardo: 10 paesi dove gli spostamenti lavorativi sono notevoli, con un interessamento che ha intaccato gli ospedali, che, a loro volta, hanno fatto da amplificatori. E ancora:

In Corea del Sud, Paese che viene preso come l’esempio più «virtuoso» (con 102 morti su 8.799 casi e letalità allo 0,01%), il virus ha contagiato in maggioranza giovani donne: il 30% dei positivi si trova nella fascia 20-29 anni e il 62% è donna (in Italia il 41,1%). In più, solo il 3% di tutti i casi confermati nel Sud Corea aveva almeno 80 anni. Da noi il 36,3% del totale ha più di 70 anni (fonte, Istituto Superiore di Sanità al 20 marzo). Una popolazione più anziana significa più persone deboli e a rischio di aggravarsi, col passare degli anni, infatti, compaiono altre malattie (le cosiddette«comorbilità»): sono queste a essere il fattore di rischio maggiore per i malati di Covid-19.

Problemi cardiovascolari, ipertensione, diabete: secondo l’ISS i deceduti che non avevano patologie preesistenti rappresentano l’1,2% del totale, il 48,6% aveva almeno tre patologie in corso. Altro fattore concomitante: visto che l’esito più grave del Covid-19 è una grave e insidiosa polmonite, il numero dei decessi potrebbe riflettere anche lo «stato dei polmoni» degli italiani. Pensiamo alle polveri sottili della pianura padana, ma anche (specie in persone di una certa età) alla prevalenza di fumatori nei casi più gravi.

Non ci sono ancora studi relativi, ma il fatto che muoiano più uomini che donne potrebbe essere dovuto a questa abitudine e sicuramente chi fuma ha maggiore probabilità di diventare un caso grave.

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