Coronavirus: cosa rimane aperto nell’Italia che chiude tutto

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-22

Quali attività rimarranno aperte nell’Italia che chiude tutto? Ecco una lista provvisoria con i relativi codici Ateco. Le misure restrittive scatteranno da lunedì 23. ertanto, le attività produttive che rientrano nelle restrizioni annunciate nella giornata del 22 saranno regolarmente aperte

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Giuseppe Conte ha annunciato in un messaggio alla nazione su Facebook che chiuderà le fabbriche e ogni attività produttiva fino al 3 aprile per l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. La decisione è arrivata sull’onda dell’angoscia per gli oltrecinquantamila contagiati e i quasi cinquemila morti del giorno più nero. Il video, prima annunciato in diretta per le 22.45, poi slittato alle 23.20, vede il premier che definisce l’emergenza «la crisi più difficile che il Paese abbia vissuto dal secondo dopo guerra». E quandone saremo fuori,ha promesso il premier, «il governo interverrà con misure straordinarie che consentiranno di rialzare la testa».

Coronavirus: cosa rimane aperto nell’Italia che chiude tutto

Quali attività rimarranno aperte nell’Italia che chiude tutto? Il Sole 24 Ore segnala oggi le attività riconosciute come servizi essenziali che saranno ufficializzate nella giornata di domenica 22 con i relativi codici Ateco:

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Le attività che continuano ad operare nell’emergenza Coronavirus

Restano aperti quindi «ipermercati, supermercati, discount alimentari, i minimercati e gli altri esercizi non specializzati di alimentari che potranno vendere anche prodotti di prima necessità». Il Corriere della Sera precisa che in tutta Italia sono «consentite le attività che erogano servizi essenziali e di pubblica utilità» in particolare «la produzione, il trasporto e la commercializzazione e consegna anche a domicilio di farmaci, tecnologia sanitaria e dispositivi medico-chirurgici, nonché le attività che possono essere svolte in modalità domiciliare ovvero a distanza o telelavoro». Aperti anche banche e uffici postali. In tutta Italia «restano aperte le edicole e i tabaccai e deve essere garantita la distanza di sicurezza interpersonale di un metro». In Lombardia è stato previsto« l’obbligo di limitare l’accesso all’interno dei locali ad un solo componente del nucleo familiare, salvo comprovati motivi di assistenza ad altre persone».

Lockdown totale: l’Italia che chiude per il Coronavirus

Rimangono ovviamente validi i divieti annunciati venerdì nell’ordinanza del ministero della Salute: in tutta Italia «sono vietati lo sport e le attività motorie svolte all’aperto, anche singolarmente, se non nei pressi delle proprie abitazioni». In Lombardia «nel caso di uscita con l’animale di compagnia, la persona è obbligata a rimanere nelle immediate vicinanze della residenza o domicilio e comunque a distanza non superiore a 200 metri, con obbligo di documentazione agli organi di controllo del luogo di residenza o domicilio». La Lombardia ha anche vietato gli assembramenti con più di due persone, pena un’ammenda di 5mila euro e sono sospesi tutti i mercati ortofrutticoli (nel resto d’Italia no, infatti nonostante Fondi sia stata dichiarata zona rossa dalla Regione Lazio il mercato ortofrutticolo all’ingrosso rimane aperto).

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I nuovi divieti dell’ordinanza del ministero della Salute

Nell’ambito delle aziende restano attive tutte le filiere ritenute essenziali, e quindi legate al settore alimentare, a quello farmaceutico e biomedicale e a quello dei trasporti. Netta, invece, la riduzione delle attività legate alla Pa: restano di fatto aperte gli esercizi legati a sanità, difesa e istruzione. Continuano a operare, inoltre, edicole e tabaccai, oltre ai servizi d’informazione. La lista, provvisoria, delle attività che resteranno aperte conta circa una settantina di voci. La ratio è quella indicata dallo stesso Conte: “rallentiamo il motore dell’Italia ma non lo fermiamo”. Restano attive l’industria delle bevande, le industrie alimentari, la filiera agro-alimentare e zootecnica, l’industria tessile solo legata strettamente agli indumenti di lavoro (escluso, quindi l’abbigliamento). Le produzioni gomma, materie plastiche e prodotti chimici non saranno interrotte, così come la fabbricazione della carta e raffinerie petrolifere. “Salve” anche le attività legate all’idraulica, all’installazione di impianti elettrici, di riscaldamento o di condizionatori e la fabbricazione di forniture mediche e dentistiche. E, come attività legate ai servizi essenziali, restano attive anche le riparazioni della strumentistica utilizzata nella filiera alimentare, farmaceutica o dei trasporti. Questi ultimi, infatti, saranno assicurati anche da lunedì. Il Dpcm che il governo sta limando non includerà il trasporto ferroviario di passeggeri (interurbano), il trasporto ferroviario di merci, il trasporto terrestre di passeggeri in aree urbane e suburbane, i taxi e gli Ncc, gli autotrasportatori, il trasporto marittimo e quello aereo. Attive anche la gestione fognaria e quella della raccolta dei rifiuti, oltre alle attività bancarie, postali, assicurative e finanziarie. Non dovrebbero essere intaccati dal provvedimento neanche i servizi veterinari, i call center e i servizi di vigilanza privata oltre alle attività di pulizia e lavaggio delle aree pubbliche. Nell’ambito della pubblica amministrazione restano “in vita” l’assicurazione sociale obbligatoria, i servizi legati alla difesa e, chiaramente, l’assistenza sanitaria. Esclusi, infine, i servizi di assistenza sociale residenziale e non residenziale. Le nuove misure restrittive annunciate dal premier Giuseppe Conte scatteranno da lunedì 23. Lo precisano fonti di Palazzo Chigi. Pertanto, le attività produttive che rientrano nelle restrizioni annunciate nella giornata del 22 saranno regolarmente aperte, spiegano le medesime fonti.

EDIT ORE 16,07: Rispetto alle notizie di stamattina circola una nuova bozza con l’aggiunta di alcune attività:

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