Coronavirus, la quarantena di 14 giorni: per quanto si resta infetti?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-14

La regola di 14 giorni dalla fine dei sintomi per concludere l’isolamento e le persone che ci mettono 20 giorni o un mese ad avere il tampone negativo

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Oggi Repubblica pubblica una serie di domande e risposte in cui si parla di quanto si resta infetti di Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 e quanto è incognita la questione delle recidive al di là della regola dei 14 giorni di quarantena:

Per quanto tempo restano infette le persone colpite dal coronavirus?
«Purtroppo non si sa ancora con precisione — dice Gianni Rezza, che guida il settore Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità — Abbiamo adottato la regola di 14 giorni dalla fine dei sintomi per concludere l’isolamento ma poi abbiamo trovato persone che ci mettono 20 giorni o un mese ad avere il tampone negativo. Tra l’altro, uno schema internazionalmente condiviso, da questo punto di vista, non c’è anche perché gli studi scientifici danno esiti diversi».

Chi, dopo aver avuto i sintomi è ancora positivo, è contagioso?
«Quei pochi studi fatti sulla base di campioni seriali sembrano suggerire che si ha un picco di escrezione virale all’inizio della comparsa dei sintomi — dice sempre Rezza — Dopo, come avviene per l’influenza, la carica virale si abbassa. Visto che con il tempo la contagiosità diminuisce, quando la malattia è passata e i sintomi sono scomparsi è difficile che la persona infetti. Difficile ma
non impossibile».

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Coronavirus: cosa fare se si avvertono i sintomi (Il Messaggero, 28 marzo 2020)

Il numero di nuove positività non scende come ci si aspettava. Potrebbe essere dovuto alle persone senza sintomi ma positive che hanno ricominciato a uscire?
«No, i numeri si giustificano ancora con la coda dell’epidemia — dice Pier Luigi Lopalco, epidemiologo di Pisa — Anche perché in genere chi ha avuto i sintomi, oltre ad essere meno infetto, è pure più cauto. Ancora per qualche settimana avremo questa coda epidemica». Demicheli aggiunge che molti dei nuovi casi sono contagi in famiglia. «L’isolamento domiciliare va fatto in condizioni di sicurezza. Per questo vengono messe a disposizione dei positivi le caserme e altre strutture alternative. È faticoso per le persone ma è più efficace».

Chi si è ammalato ed è guarito può essere di nuovo infettato dal coronavirus?
«Si sono viste recidive, ma tra l’altro non è detto che chi le ha sia contagioso — dice Rezza — Quelle comunque sono legate al fatto che qualcuno magari appare negativo al tampone ma il virus non è del tutto sparito dall’organismo. Riguardo alle nuove infezioni, invece, dovrebbe esserci comunque un periodo in cui queste non avvengono perché chi ha preso il virus si è immunizzato. Lo diciamo anche se non ci sono dati di follow up di pazienti, visto che l’epidemia è esplosa da relativamente poco anche in Cina. Altrimenti ci troveremmo di fronte a una malattia infettiva completamente diversa dalle altre».

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