Coronavirus: Abruzzo verso la zona rossa tra Pescara e Teramo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-18

Il Presidente Marsilio conferma che l’ordinanza per chiudere le zone rosse a cavallo tra le province di Pescara e Teramo è stata inviata al governo. Si tratta di 5 comuni della Valfino e uno del pescarese. Oltre a Elice, ecco Castel Messer Raimondo, Arsita, Bisenti, Montefino e Castilenti.

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Il Presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio avrebbe confermato alle opposizioni che l’ordinanza con la quale la Regione sta pensando di chiudere le zone rosse a cavallo tra le province di Pescara e Teramo è stata inviata al governo perché venga condivisa. Fin qui da parte del Governo, secondo Marsilio, ci sarebbe una riluttanza sul provvedimento a parole, ma niente di scritto. A breve Marsilio dovrebbe avere una videoconferenza con il ministro Boccia e si aspetta una risposta. In caso di diniego Marsilio ha confermato che firmerà lui stesso l’ordinanza che dovrebbe andare in vigore questa sera. Si tratta di 5 comuni della Valfino e uno del pescarese. Non c’è Penne, considerata con dati non sufficienti per essere inserita in una zona rossa. Oltre a Elice, ecco Castel Messer Raimondo, Arsita, Bisenti, Montefino e Castilenti.

Coronavirus: Abruzzo verso la zona rossa tra Pescara e Teramo

In Abruzzo dall’inizio dell’emergenza sono stati registrati 263 casi positivi a COVID 19, diagnosticati dai test eseguiti nel laboratorio di riferimento regionale di Pescara, anche attraverso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo. Rispetto a ieri si registra un aumento di 35 nuovi casi (dalla revisione dei report è risultato un caso conteggiato due volte, l’errore è stato corretto). Il Servizio Prevenzione e Tutela della Salute della Regione spiega che 99 pazienti sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva (14 in provincia dell’Aquila, 18 in provincia di Chieti, 61 in provincia di Pescara e 6 in provincia di Teramo), 41 in terapia intensiva (4 in provincia dell’Aquila, 6 in provincia di Chieti, 24 in provincia di Pescara e 7 in provincia di Teramo), mentre gli altri 109 sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle Asl (1 in provincia dell’Aquila, 16 in provincia di Chieti, 72 in provincia di Pescara e 20 in provincia di Teramo). Nel numero dei casi positivi sono compresi anche 7 pazienti deceduti (spetterà in ogni caso all’Istituto Superiore di sanità attribuire le morti al Coronavirus, in quanto si tratta di persone già affette da patologie pregresse), 5 pazienti clinicamente guariti (che da sintomatici con manifestazioni cliniche associate al Covid 19, sono diventati asintomatici) e 2 guariti (che hanno cioè risolto i sintomi dell’infezione e sono risultati negativi in due test consecutivi).

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I numeri del Coronavirus (Corriere della Sera, 18 marzo)

Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, sono stati eseguiti complessivamente 2.054 test, di cui 1.182 sono risultati negativi. La differenza tra il numero dei test eseguiti e gli esiti, è legato al fatto che più test vengono effettuati sullo stesso paziente. Nel totale viene considerato anche il numero degli esami presi in carico e tuttora in corso. Dei casi positivi, 20 si riferiscono alla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, 44 alla Asl Lanciano-Vasto-Chieti, 160 alla Asl di Pescara e 39 alla Asl di Teramo. Va precisato che il numero elevato di casi registrati a Pescara è anche legato al fatto che al Santo Spirito accedono pazienti provenienti anche da altre aree della regione.

Coronavirus: i focolai di Pescara e Teramo

Il primo caso accertato di Coronavirus in Abruzzo è arrivato il 28 febbraio: un turista brianzolo poi ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale “Giuseppe Mazzini” di Teramo. Nei giorni scorsi 47 sindaci della provincia di Teramo hanno inviato una lettera al presidente della Regione Abruzzo, al prefetto di Teramo e al ministro per gli Affari regionali, con la richiesta dell’istituzione di una zona di protezione speciale nell’area del Valfino. La lettera, spiegano i primi cittadini, è un “sostegno concreto al Presidente Marsilio per assumere la relativa decisione”. Nella missiva si fa esplicita richiesta “di un intervento istituzionale che consenta di arginare e bloccare il rischio di diffusione del contagio da e verso la zona” in questione e viene sottolineato come l’eventuale decisione, altro non sarebbe che il riconoscimento “sul piano ‘strettamente sanitario’ di un’emergenza eccezionale che ha colpito un’area che comprende più Comuni, su cui si deve intervenire con un atto forte che impedisca la propagazione e lo scambio del contagio con le zone limitrofe”, considerato che il numero dei casi registrati e conclamati “può costituire un elemento di grave rischio sanitario per il territorio dell’intera provincia e non solo. ù Rischio incrementato, ovviamente, dall’elevato numero di attività produttive presenti e operanti nella zona con conseguente flusso quotidiano di lavoratori. Da qui la richiesta “di adottare un’ordinanza regionale simile a quelle già adottate dalla Regione Emilia Romagna o dalla Campania che sono già operative”.

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Anche perché in zona c’è un alto numero di attività produttive (che da ultimo Dpcm restano aperte) nella vallata, con l’impiego di 150 maestranze a Montefino, 170 a Castiglione, con contatti accertati con le persone contagiate, e quasi 400 a Castilenti”. “Parliamo di oltre 700 persone – si legge nella nota – che stanno lavorando negli stabilimenti con tutti i rischi che ciò comporta: uno scenario di rischio epidemiologico che avrebbe un impatto devastante sul sistema sanitario provinciale e regionale, che richiede l’attuazione di misure di contenimento immediate e urgenti, con blocco totale delle attività produttive e di ogni forma di mobilità”. Di Bonaventura chiede a Marsilio di farsi portavoce “presso il Governo e la Protezione civile. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo, consideriamo la richiesta di un supporto delle forze dell’esercito, quantomeno necessario per le operazioni di presidio e controllo dei punti sensibili del territorio”.

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