Cultura e scienze

Coronavirus: a che punto è l’epidemia

neXtQuotidiano 07/03/2020

La crescita dei casi è da manuale e mostra la possibilità che diventi a breve pandemia. La soglia d’allarme scatterà a quota ottomila positivi

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A che punto è l’epidemia di Coronavirus? Mentre La Stampa spiega oggi che la soglia d’allarme scatterà a quota ottomila positivi, Repubblica spiega che il picco deve ancora arrivare:

Centinaia di casi nuovi ogni giorno impressionano tutti. Tranne gli esperti. Vespignani descrive così la crescita esponenziale che caratterizza le prime settimane di ogni epidemia: «Un re fu battuto a scacchi da un suddito e gli disse: chiedimi quello che vuoi. Lui rispose: solo un chicco di riso, che raddoppi però a ogni casella della scacchiera. Il re pensò di essersela cavata con poco, ma alla fine non bastò tutto il raccolto del regno». In Italia abbiamo scoperto l’epidemia quando il coronavirus circolava da tempo. Aveva già effettuato parecchi salti di casella. «Ci siamo trovati all’improvviso con una quantità di chicchi ragguardevole» conferma Vespignani.

Per gli esperti questa è un’epidemia da manuale. «Stasera avremo 4 mila casi» aveva previsto Lopalco a metà giornata (saranno 3.916). Ma alcune cifre colpiscono anche un occhio avvezzo. «I casi in Italia raddoppiano ogni 2,6 giorni» spiega Lopalco. «È un numero davvero alto. Siamo di fronte a un virus dal potenziale pandemico». All’inizio a Wuhan si era partiti da una stima di 7 giorni. «Subito in realtà abbiamo rivisto i dati al ribasso» corregge Vespignani. «È evidente che siamo di fronte a un’epidemia molto veloce». Che non risparmierà nessuno: «Oggi ci sembra che l’Italia sia più colpita, ma è solo questione di tempo. Presto vedremo curve dall’andamento simile anche in buona parte dell’Europa e negli Usa. Alla fine non ci saranno grandi disparità fra i paesi».

coronavirus a che punto è l'epidemia

L’andamento del virus (La Repubblica, 7 marzo 2020)

Il quotidiano di Torino invece spiega che se nel frattempo le cose non miglioreranno, potrebbe arrivare la misura più drastica per fermare il contagio: lo stop agli uffici pubblici su tutto il territorio nazionale.

Lo scenario sui tavoli dell’unità di crisi è il seguente: se di qui a sette giorni i contagiati si fermeranno a quota seimila, vuol dire che le misure di contenimento avranno avuto l’effetto desiderato e la curva potrebbe entrare in una fase discendente. Ad oggi la metà dei malati è concentrato in Lombardia, altri milleduecento sono fra Emilia e Veneto, segno che la zona epidemica è tutto sommato ancora circoscritta. Se viceversa il numero dei malati raddoppiasse e si diffondesse a macchia d’olio in altre Regioni, allora si potrebbe passare alla chiusura generalizzata degli uffici pubblici. La decisione di ieri di ridurre il lavoro dei Tribunali potrebbe essere il primo passo in quella direzione. Per il momento tutti sperano non sia necessario arrivare a tanto.

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