Conviene davvero fare causa a Pfizer per i vaccini in ritardo?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-01-25

Ormai è certo che la campagna vaccinale italiana subirà pesanti ritardi. L’inizio della fase 2, quella in cui saranno gli ultraottantenni a ricevere il vaccino anti COVId, è stata procrastinata di quattro settimane. Ma è una mossa intelligente quella di intentare un’azione legale contro Pfizer? Non è detto

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Ormai è certo che la campagna vaccinale italiana subirà pesanti ritardi. L’inizio della fase 2, quella in cui saranno gli ultraottantenni a ricevere il vaccino anti COVId, è stata procrastinata di quattro settimane. Ma è una mossa intelligente quella di intentare un’azione legale contro Pfizer? Non è detto. Ad esempio, “nelle more di una causa, Pfizer potrebbe decidere di interrompere la fornitura?”, si chiede Repubblica. E la risposta non è di quelle che favoriscono l’azione legale da parte dell’Italia: “Potrebbe, sì — spiega Federico Tedeschini, amministrativista e professore emerito di Diritto pubblico alla Sapienza di Roma — le multinazionali sono molto potenti, per questo è più efficace un’azione del governo dell’Unione”. Ma anche il Corriere della Sera spiega che in realtà il contratto Pfizer la mette al riparo dalle penali, che deve effettivamente pagare solo nel caso non fornisca le dosi promesse in un trimestre. Potendo giocare così sui ritardi settimanali senza subire conseguenze:

Nel contratto le penali «sono esclusivamente sulle forniture trimestrali e non su quelle settimanali». Per avere chiare le conseguenze basta esaminare quanto sta accadendo in questi giorni, così come viene riportato nei documenti a disposizione dell’avvocatura dello Stato: «Finora in nessuna settimana Pfizer ha consegnato effettivamente le dosi che aveva comunicato in precedenza». In quella del i8 gennaio «ne ha consegnate 397.800 invece di 562.770». Nell’ultima settimana c’è stato «un taglio del 29%, che nella prossima scende al 2o%». Fino a131 marzo — quando si avrà il bilancio definitivo del primo trimestre — non potranno esserci contestazioni. Ecco perché l’Italia si muove in autonomia, determinata a contestare il programma di forniture settimanali. Ma non è l’insidia peggiore. La vera clausola di salvaguardia per Pfizer e le altre società farmaceutiche è in quell’articolo dell’accordo che chiarisce termini ed entità delle sanzioni previste in caso di inadempienza. II contratto fissa infatti «una penale del 20% del valore delle dosi non consegnate» che aumenta in base ai giorni di ritardo. Ma chiarisce che «l’applicazione delle penali non è automatica»: alla fine del primo trimestre deve inizialmente essere esplorata la strada per un «rimedio» alla inadempienza. Tra le possibilità ci sono: il diritto al rimborso, la cessazione del contratto e, solo alla fine, l’applicazione della penale.

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