Conte rimanda lo strappo e fa un appello a Grillo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-06-28

Non posso prestarmi a un’operazione politica invischiata con il passato, non riesco ad aderire a un progetto a cui non credo, che seguo solo con il cuore e non con la testa”, dice ma poi fa un appello a Grillo

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Hanno provato di tutto: preghiere, visite, telefonate, petizioni. Ma Conte non si è lasciato convincere del tutto. Ha ribadito le sue richieste e ha spiegato che domani le consegnerà a Grillo e Vito Crimi.

Conte: “Non posso prestarmi a un’operazione politica di facciata”

Conte inizia la sua conferenza stampa ricordando quando all’inizio del governo Draghi disse, rivolgendosi alla base dei 5 Stelle “Io ci sono e ci sarò”, per ricevere pochi giorni dopo la proposta di Beppe Grillo per diventare il capo politico del Movimento. L’ex presidente del Consiglio spiega che all’inizio aveva rifiutato perché non credeva in un’operazione calata dall’alto. E ricorda che all’incontro all’hotel Forum aveva chiaramente, come ha precisato all’inizio del suo discorso, illustrato le sue richieste e le innovazioni a suo avviso necessarie per l’azione politica del M5S. Conte elenca le idee che aveva per riformare il Movimento. “Sulla base di questo mandato ho iniziato a lavorare”, dice, “studiando tanto”. Il suo intento, racconta, era quello di mantenere salde le radici dei valori rinnovando allo stesso tempo. E poi arriva alle diversità di vedute con Grillo. “Non ha senso imbiancare una casa che necessita di una profonda ristrutturazione”, dice, mentre Grillo afferma Conte, vuole lasciare quasi tutto come è. E a questo punto l’ex premier ribadisce di non essere disponibile a un’operazione di facciata. “Non posso prestarmi a un’operazione politica invischiata con il passato, non riesco ad aderire a un progetto a cui non credo, che seguo solo con il cuore e non con la testa”. O si cambia o c’è il declino, è il concetto che Conte vuole esprimere. E parla dello scambio di mail con Grillo, e delle richieste accolte e quelle no. Spiega che domani consegnerà a Grillo e a Vito Crimi le sue richieste. E fa un appello all’Elevato spiegando che non ha mai chiesto le sue pubbliche scuse. “Spetta a lui decidere se essere un genitore generoso o un pdre padrone” del Movimento, dice Conte, che assicura il ruolo di Garante, ma in una filiera separata da quella della politica attiva, quella del leader politico, separata anche da quella degli organi di controllo. Di fatto però Conte ribadisce tutto quello che aveva chiesto, confermando lo stallo di cui abbiamo parlato in questi giorni, perché non accetterà mai una diarchia. E sottolinea che non accetterà una risicata maggioranza nel voto che lo proclamerà capo politico. Alle domande dei giornalisti risponde che non ha intenzione di crearsi una sua lista sua.

Cosa è successo prima della conferenza stampa di Conte

Stamattina è saltato il blitz di Beppe Grillo a Roma, che aveva confidato ai suoi più stretti collaboratori la volontà di tornare a breve, già nelle prossime ore, nella Capitale. La telefonata non risolutiva con Giuseppe Conte nel tardo pomeriggio di ieri avrebbe al momento fatto desistere il garante e fondatore del M5S, convinto che non sia utile rimettersi in viaggio. Le speranze di ricucire sembrano infatti ridotte al lumicino, resta lo stallo e le distanze tra i due. “La telefonata è andata malissimo, le posizioni inconciliabili. Ormai è davvero difficile ci si possa mettere d’accordo…”, aveva riferito all’Adnkronos chi ha parlato in questo ore con Grillo. Una frattura che appariva difficilmente ricomponibile, nonostante il pressing dei big pentastellati e degli stessi gruppi di Camera e Senato che invocavano una riappacificazione tra i due e guardano con terrore all’ipotesi di un divorzio definitivo, che sarebbe il preludio a una scissione. “In occasione dell’ultima telefonata con Conte – sottolineavano fonti qualificate – Beppe ha fatto delle concessioni sulla comunicazione e sulle nomine”: su questi punti, raccontano, il cofondatore del Movimento avrebbe lasciato carta bianca all’ex premier, chiedendo però di preservare le sue funzioni di garante. “Ora Conte accetti le condizioni di Grillo”, il refrain che rimbalza tra gli eletti della Camera, molti dei quali schierati a favore del garante in questo braccio di ferro. A Palazzo Madama il mood cambia: qui le truppe contiane pesano di più e non è un caso che venerdì scorso, a casa di Conte, si siano presentati proprio tre senatori, ovvero Stefano Patuanelli, Paola Taverna ed Ettore Licheri.

La telefonata tra Conte e Grillo

In un post sui social dopo la Vittoria degli azzurri, Conte sembrava rivolgersi al popolo dei 5 Stelle: “é nei momenti di difficoltà che si vede la forza della squadra”. Un messaggio rivolto alla base? Ilario Lombardo su La Stampa riporta alcuni passaggi della telefonata, che non sembra aver risolto i nodi principali tra i due. Una conversazione durata circa un’ora, durante la quale i toni da tutte e due le parti sono stati durissimi:

«Posso accettare di non nominare i vicepresidenti – gli ribadisce Grillo nel corso della telefonata –. Vuoi nominarli tu? Va bene». Ma non può bastare. «Se è un problema che io sia il rappresentante del Movimento all’estero, ci rinuncio. Anche se sarei utile…». Ci prova ancora. Eppure, per Conte, quelli sono dei passi indietro su questioni minori. Quello che serve, gli dice l’ex premier, è la «piena agibilità politica» del capo all’interno del partito

Secondo il Fatto, che cita fonti vicine a Conte “passi in avanti sulla sostanza politica non se ne sono fatti”. E il quotidiano addirittura scrive che le urla di Conte si sentivano dalla strada:

Senza contare che testimonianze del clima burrascoso della chiamata – poi, evidentemente, tranquillizzatasi – sono comparse persino su Facebook, dove ieri in alcuni gruppi chiusi di sostegno all ’ex premier qualcuno ha riportato le grida di Conte sentite da sotto la sua abitazione romana

Oggi Conte parlerà. Non si è ancora ben capito se in una conferenza stampa, o in un video sui social. Ancora meno chiaro è cosa dirà l’ex presidente del Consiglio. Certamente tra i 5 Stelle la speranza era che l’ex presidente del Consiglio non chiudesse la porta in faccia definitivamente a Grillo. Ribadendo le sue posizioni ma senza attaccarlo in modo tale che non ci fosse più la possibilità di tornare indietro.

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