Le polemiche per la domanda sul concorso a cattedra sulla “razza europea”

di Chiara Capuani

Pubblicato il 2022-05-28

Alessandro Vaccarelli, docente di pedagogia all’Università de L’Aquila, studioso di intercultura e razzismo, ha denunciato l’accaduto su Facebook.

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Improvvisare una lezione sulla “razza europea”. Questo il compito richiesto ad un candidato durante la prova orale per il concorso a cattedre, in Abruzzo, per la scuola secondaria. E no, “non siamo nel 1938” e nemmeno “su Lercio”, come specifica Alessandro Vaccarelli, docente di pedagogia all’Università de L’Aquila, studioso di intercultura e razzismo, che con un post su Facebook ha denunciato l’accaduto.

“Non è Lercio. Si tratta di una prova (orale) per il concorso a cattedre per la scuola secondaria (Italiano, storia, geografia). E non è nemmeno una prova del 1938. La razza europea. La razza europea? Cioè? Come si potrebbe articolare una lezione sulla “razza europea”? Razza ariana? Ma siamo impazziti?”, scrive il docente sui social con a corredo una foto che illustra l’argomento sorteggiato dall’aspirante professore.

Le polemiche per la domanda sul concorso a cattedra sulla “razza europea”

Un fatto preoccupante, non solo perché privo di qualunque fondamento scientifico, ma anche perché proposto da una Commissione che dovrebbe selezionare attentamente candidati che hanno come aspirazione quella di formare giovani menti, trasmettendo loro conoscenza e concetti etici che tutti dovremmo conoscere.

Come il fatto che riferendosi alla specie umana, non si parla più di razze ma di popolazioni o di etnie, intendendo con il termine popolazioni gruppi di individui che occupano un’area geografica precisa e con il termine più gergale etnie gruppi di persone con lingua, tradizioni, cultura, religione, stili di vita comuni e con antenati che, almeno alle origini, abitavano in uno stesso territorio.

Nonostante, però, la scienza oggi abbia ampiamente dimostrato l’assenza di differenze tra gli esseri umani, i pregiudizi razziali restano difficili da estirpare. Un problema con il quale la società odierna deve misurarsi quotidianamente e che la scuola in primis dovrebbe impegnarsi a sradicare. Proprio per questo l’errore che la Commissione giudicante (non abruzzese come si era pensato all’inizio) ha commesso è gravissimo.

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