Le colpe e le responsabilità dell'alluvione a Genova

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-11

Dai giornali: un progetto per il territorio fermo nei tribunali. Le storie di competition by litigation tra le aziende e gli enti locali impotenti. Oltre a un allarme dato tardi e male per l’ennesima volta

article-post

L’alluvione di Genova riapre drammaticamente la questione della messa in sicurezza del territorio italiano. E ancora una volta bisogna attendere un evento meteorologico per analizzare le cause di un dramma, invece di trovare i metodi per evitarlo.
 
ALLUVIONE A GENOVA, LE COLPE DEL SISTEMA
 
Otto morti negli ultimi quattro anni (alluvione del 2010, del 2011, del 2014), e un problema in partenza conosciuto da tutti:

«Il tratto terminale del torrente Bisagno, che sottende un’area fortemente antropizzata nella quale gravitano oltre 100.000 persone, e in cui sono presenti una serie di strutture e infrastrutture di valore strategico e logistico per l’intero assetto urbanistico della città»,dice un rapporto della Regione al governo, «presenta condizioni i elevatissima criticità idraulica dovute alla grave insufficienza al deflusso dell’alveo attuale e in particolare del tratto terminale coperto». Non basta: «Detta area rappresenta inoltre un nodo infrastrutturale particolarmente complesso, dal momento che vi si concentrano flussi di traffico – sia viabilistico sia ferroviario – già notevoli e ulteriormente destinati ad aumentare».

alluvione genova mappa
Alluvione Genova, la mappa del disastro (foto da: Repubblica, 11 ottobre 2014)

Ma c’è un problema, come spiega oggi Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: il progetto è fermo nei tribunali.

Spiega una relazione che «il “grande progetto Sarno” consiste nell’apertura di uno scolmatore che sfocia a Torre Annunziata sfruttando il percorso del “canale Conte di Sarno” realizzato negli anni 70 e mai utilizzato» e che è prevista anche «la realizzazione di vasche e aree ad esondazione controllata per una superficie complessiva di 100 ettari circa» per mettere al sicuro almeno «i 44.000abitanti più a rischio in caso di piena» dato che «allo stato attuale l’insufficienza idraulica del fiume provoca esondazioni praticamente a ogni pioggia». Bene: l’intero progetto, rifinito in tutti i dettagli dai tecnici della Autorità di Bacino e dell’Agenzia regionale Arcadis,con 23 interventi suddivisi in 5 lotti, è però fermo. E restano così in sospeso i 247,4 milioni di euro stanziati per l’opera. Quasi tutti fondi europei. Anche sul Sarno, accusano da Palazzo Chigi, «sono in corso guerre legali tra Comuni e tra Comuni e Regione». Un ammasso di conflitti a volte anche giustificati: molti cittadini si pongono ad esempio il problema delle vasche: il Sarno è inquinatissimo, non sarà il caso, prima, di procedere col disinquinamento?

Anche qui leggiamo storie di ordinaria competition by litigation da parte di aziende che si sentono defraudate, ed enti locali inerti:

Il piano per ridurre i rischi di piena è pronto da decenni: servono due opere, la copertura del torrente nel tratto che attraversa la città e sfocia in mare, e la deviazione di un affluente, il Fereggiano, incastrato tra il cemento dell’edilizia collinare. Adesso i soldi ci sono. La copertura del Bisagno è a metà. Il secondo lotto, costo 35 milioni, è stato appaltato a marzo del 2012. Ma l’impresa arrivata seconda nella gara d’appalto ha fatto ricorso: il Tar della Liguria dopo un anno ha sentenziato che la gara era da rifare. L’impresa che aveva vintoa sua volta ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. «E questo» racconta Burlando «ha impiegato un anno per dire che il Tar Liguria non era competente».

ALLUVIONE A GENOVA, LE RESPONSABILITÀ DEL MANCATO ALLARME
 
C’è però un’altra direttiva di responsabilità, che investe la Protezione Civile:

In prima fila l’Associazione ligure di Meteorologia, da anni impegnata sul fronte della divulgazione e che ha molto spesso anticipato le analisi degli organi ufficiali. «È falso dire che l’evento fosse inatteso e imprevedibile», accusa il suo presidente, Gianfranco Saffioti, il quale chiede la rimozione della responsabile del Centro meteo idrologico della Protezione civile, Elisabetta Trovatore, per aver sostenuto che «i modelli matematici non hanno evidenziato alcuna situazione di allerta». Al contrario, secondo Saffioti, «l’evento meteo è cominciato giovedì mattina col temporale auto-rigenerante che i radar hanno mostrato per ore sul Golfo di Genova e con le precipitazioni crescenti, evidenziate dalle reti di rilevamento. L’Arpal ha apparecchiature ben più tecnologicamente avanzate di quelle di noi appassionati. Quanto stava per accadere noi l’abbiamo previsto; che il Bisagno stesse per straripare era chiarissimo,ma ancora 40 minuti prima della rottura degli argini il numero verde della Protezione civile risultava inattivo». Di più: il primo sms dello stesso organo è arrivato sui cellulari di molti genovesi soltanto alle 23.19:“Prestare massima attenzione in area Val Bisagno. Forti precipitazionie possibili esondazioni”.Ma il torrente era già straripatoda tre minuti, provocandola morte di un uomo.

 

Alluvione a Genova, l'allerta meteo (Repubblica, 11 ottobre 2014)
Alluvione a Genova, l’allerta meteo (Repubblica, 11 ottobre 2014)

Mentre il Corriere spiega che in parte la questione è anche meteorologica:

Alla base c’è un’area ad alta pressione che interessa il Centro-Sud della Penisola, incluse Sardegna e Sicilia, ed estesa sino ai Balcani. Questa si scontra con un flusso di aria fresca e instabile in arrivo da Sud-Ovest generando i fenomeni temporaleschi che hanno interessato la Liguria e Genova in particolare. Ad esasperare la manifestazione meteorologica creando una condizione ancora più favorevole è intervenutala temperatura del mare, più calda in questo periodo post estivo.«Per avere delle alluvioni occorre più acqua del solito — precisa Pasqui — come sta accadendo, per fortuna non ai livelli del 2011. Adesso l’intensità e il volume d’acqua sono stati inferiori, però la permanenza e l’estensione nel tempoha scatenato i guai». È indubbio che 262 millimetri d’acqua calcolati su Genova nell’arco di dodici ore non possano poi scorrere senza danni.

Foto copertina da Twitter

Potrebbe interessarti anche