“Via, porti malattie”: gli insulti razzisti alla ragazza colombiana | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-03

Lei è una ragazza di 26 anni, colombiana, ma vive a Leverano, in Puglia . Quando è entrata in una cartoleria di Lecce due giorni fa è stata accolta con degli insulti razzisti e le è stato stato spruzzato in faccia dello spray detergente. Ed è dovuta andare in ospedale

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Lei è una ragazza di 26 anni, colombiana, ma vive a Leverano, in Puglia . Quando è entrata in una cartoleria di Lecce due giorni fa è stata accolta con degli insulti razzisti: “Vai via da qui, sei una prostituta e ti devi allontanare con le malattie che porti qua”. Non solo: le è stato spruzzato in faccia dello spray detergente. E lei è dovuta andare in ospedale

“Via, porti malattie”: gli insulti razzisti alla ragazza colombiana a Lecce | VIDEO

La ragazza si era recata nella cartoleria per inviare del denaro a casa con il servizio MoneyGram. Ma quando ha chiesto alla commessa di effettuare l’operazione lei si è alterata, l’ha aggredita a colpi di spray lavavetri mentre le gridava: “Vai via, porti malattie”. Alla fine è dovuta andare in ospedale perché il detergente le ha provocato bruciore agli occhi:

Come racconta Repubblica la ragazza colombiana ha presentato una denuncia-querela. E spiega: “Ritengo che questo episodio sia estremamente grave non solo perché sono stata aggredita ingiustamente dalla commessa del negozio ma soprattutto per le gravi offese che mi sono state rivolte. Sono stata discriminata in quanto colombiana e perché, secondo la commessa, i miei soldi provenivano dall’attività di prostituta. Mi sono sentita fortemente umiliata – prosegue la ragazza – anche perché io guadagno onestamente i miei soldi e lavoro per una cooperativa”. La donna che lavora nel negozio si è giustificata così, come scrive la Gazzetta del Mezzogiorno: “Ho sbagliato, ho perso la pazienza ma la signora non si è comportata bene. Quando le ho detto che non potevo procedere con la transazione ha protestato, è rimasta nel mio negozio per oltre un’ora, insieme ad un’altra persona che la accompagnava, e a volte abbassava la mascherina. Io non sono razzista, non posso esserlo perché lavoro con gli stranieri ma ero esasperata”

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