Fatti
Claudio Lotito e il complotto di Anna Frank contro la Lazio
di Mario Neri
Pubblicato il 2017-10-25
Il presidente della Lazio in una surreale intervista parla di “cose strumentali per danneggiare l’ambiente” a proposito degli adesivi antisemiti appiccicati dai tifosi della Lazio in Curva Sud. E in Sinagoga…
«Basta con antirazzismo e antisemitismo»; «il vero oltraggio per Anna Frank è essere difesa da Claudio Lotito». In questi due virgolettati, attribuiti allo stesso Lotito e a una signora di passaggio in sinagoga e riportati oggi da Francesco Merlo su Repubblica c’è tutto il paradosso della vicenda dei tifosi laziali identificati per gli adesivi di Anna Frank con la maglietta della Roma.
Claudio Lotito e il complotto di Anna Frank contro la Lazio
Una vicenda che nasce, come tutti dimenticano, dalla decisione della Lazio di aggirare la squalifica della Curva Nord per i cori razzisti dando la possibilità agli abbonati di acquistare biglietti a un euro per la Curva Sud. E che è proseguita ieri con “la lavatrice” della visita della delegazione di dirigenti e giocatori della Lazio alla Sinagoga, come l’ha definita il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni ieri. «Oltre ai gesti servirebbero iniziative concrete da parte dei club», hanno spiegato ieri quelli della Comunità a microfoni spenti; «anche repressive», hanno sottolineato mettendo il dito nella vera piaga del problema, ovvero il fatto che le società si dissociano, sì, ma poi non fanno altro nei confronti dei tifosi razzisti.
Ma nell’intervista che lo stesso Lotito ha rilasciato oggi al Messaggero sulla vicenda si respira tutt’altra aria. Il presidente della Lazio parla di vicende strumentali per poter danneggiare l’ambiente: «Eh, la mattina può succedere di tutto e poi danno la colpa alla società». E pazienza se invece le fotografie pubblicate su Facebook con gli spazi delle curve imbrattate dagli adesivi antisemiti erano invece state pubblicate la sera stessa di Lazio-Cagliari.
L’intervista di Claudio Lotito al Messaggero
E che la situazione sia disperata ma non seria lo certifica l’intervista rilasciata dal presidente della Lazio a Lorenzo Di Cicco del Messaggero: Lotito parla confusamente di complotto di qualcun altro allo scopo di destabilizzare l’ambiente:
Per lei non le hanno messe i tifosi laziali, quindi?
«Abbiamo chiesto alle forze dell’ordine di verificare anche chi ha stampato gli adesivi, perché le stesse cose erano spuntate nell’altra curva, con la maglia della Lazio e la scritta: laziale giudeo».
Ci sta dicendo che per lei sono stati i romanisti?
«Non entro nel merito delle indagini, il problema che mi pongo è che stranamente ora viene fuori un’estremizzazione di un problema che la Lazio ha sempre combattuto, da 13 anni, da quando faccio il presidente».
Un complotto,insomma…
«È strano che dall’oggi al domani esca fuori un meccanismo che dipinge la Lazio razzista e antisemita. E casualità questo avviene non solo in un momento in cui la Lazio ottiene ottimi risultati, ma stranamente proprio quando si registra un cambiamento di tendenza della tifoseria».
Il “cambiamento di tendenza” a cui si riferisce Lotito è il fatto che, subito dopo la squalifica della curva da parte della UEFA e della FIGC, non ci sono stati buuu razzisti durante le partite della Lazio a Nizza e a Roma contro il Cagliari.
Cioè dopo anni di contestazioni, quando lei si è riconciliato con gli Irriducibili.
«Io non mi sono riconciliato con nessuno, sono loro che hanno rivisitato certi atteggiamenti parossistici contro le regole, contro i valori dello sport. Poi se siano veri o falsi non lo so, ma finora si stanno comportando bene. Hanno anche portato i fiori, lì, sul luogo dell’eccidio. E poi che fanno? Si sono impazziti?».
Ritiene davvero impossibile, insomma, che in Curva Nord ci siano dei razzisti?
«Può esserci qualche matto che non accetta questo cambiamento ma è più facile pensare che queste cose siano strumentali per poter destabilizzare l’ambiente».
Il fatto che nel pomeriggio siano stati identificati venti tifosi della Lazio, tra cui due minorenni, che hanno materialmente attaccato gli adesivi e che alcuni, sentiti in Questura, abbiano ammesso di averlo fatto – parlando anche loro di una goliardata – è un dettaglio che aggiunge un tocco di surreale all’intera vicenda.