Claudio Foti, la Hansel e Gretel e il caso dei bambini di Bibbiano e della Val d’Enza

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-28

Secondo l’accusa manipolavano i bambini per far dire loro che avevano subito violenze sessuali, falsificavano le relazioni scrivendo parole che i piccoli non avevano mai pronunciato. Durante alcune sedute di psicoterapia, usavano apparecchi con impulsi elettromagnetici per poi suggestionarli con valanghe di falsità

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Sei arresti, nove divieti di svolgere la professione e due divieti di avvicinamento sono i provvedimenti cautelari validati dal Gip nell’inchiesta Angeli e Demoni su richiesta della procura di Reggio Emilia nella Val d’Enza. Tra le persone ai domiciliari, scrive Repubblica oggi, il sindaco del Comune di Bibbiano, Andrea Carletti, del Pd, in qualità di responsabile del Servizi sociali dell’Unione di Comuni di Val d’Enza, la coordinatrice del servizio, Federica Anghinolfi, un’assistente sociale, Nadia Bolognini, e tre psicoterapeuti della onlus di Moncalieri, nel torinese “Hansel e Gretel”, Francesco Monopoli, Claudio Foti e Marietta Veltri.

Claudio Foti e gli indagati del caso dei bambini di Bibbiano e della Val d’Enza

Divieto di esercitare attività professionali per alcuni dirigenti comunali, operatori socio-sanitari ed educatori. Chiamati a rispondere a vario titolo di frode, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso, violenza privata, tentata estorsione, peculato. Tra i reati contestati anche le lesioni gravissime, perché alcune vittime, oggi adolescenti, manifestano segni di disagio. In tutto sono 7 i casi di bambini “manipolati” scoperti.

claudio foti bibbiano val d'enza

E poi c’è il ruolo della Onlus, a cui sarebbe stato appaltato senza gara l’intero servizio di psicoterapia e i corsi di formazione. La rete dei servizi sociali e la Hansel e Gretel erano legate attraverso un meccanismo di reciproci conferimenti di incarichi. Secondo l’accusa manipolavano i bambini per far dire loro che avevano subito violenze sessuali, falsificavano le relazioni scrivendo parole che i piccoli non avevano mai pronunciato.

Durante alcune sedute di psicoterapia, usavano apparecchi con impulsi elettromagnetici per poi suggestionarli con valanghe di falsità. Con un obiettivo: allontanarli dalle famiglie per darli in affidamento ad amici (che percepivano da 620 a 1.200 euro al mese) e continuare a farli seguire da professionisti, psicologi e psicoterapeuti, che si facevano pagare parcelle da 135 euro l’ora ed erano chiamati a fare corsi e lezioni ben retribuiti. Un giro, dice il giudice, da centinaia di migliaia di euro.

La Onlus Hansel e Gretel e il sindaco di Bibbiano

Scrive il gip: «Durante una seduta di psicoterapia, in ottobre a Bibbiano, senza l’ok dei genitori, una minore veniva sottoposta a trattamento sanitario non consentito. Con uno strumento a impulsi elettromagnetici, con cavi che doveva tenere tra le mani, presentandole l’apparecchio come una “macchinetta magica” necessaria ai bambini per ascoltare le cose brutte successe nella loro vita». Un modo per poi «iniziare la seduta vera e propria con racconti suggestivi e suggerimenti di presunti abusi sessuali».

In quello che la procura definisce «caso pilota», gli inquirenti hanno sottolineato come su un’altra bambina si tentasse di dimostrare falsamente che aveva subito una violenza sessuale mai avvenuta manipolando alcuni suoi disegni. La procura ha infatti trovato «un disegno realizzato dalla piccola in base al quale si assumeva la presenza di abusi sessuali sulla stessa, ad opera dell’ex compagno della madre». Il disegno però è «parzialmente contraffatto, con l’aggiunta di un paio di mani a una figura maschile poste in posizione corrispondente ai genitali dell’immagine disegnata dalla bambina per rappresentare se stessa».

andrea carletti sindaco bibbiano

C’è anche il caso della mancata consegna ai bambini dei regali che i genitori portavano agli psicologi perché li dessero ai figli, decine di pacchetti, giocattoli e altro accompagnati dai bigliettini di mamme e papà. E la bambina che parla del padre che non può più rivedere:

«Non mi ricordo perché non li posso più vedere», dice la bambina, registrata dai carabinieri. «Ma non ti ricordi che hai detto che (tuo padre, ndr) non lo volevi più rivedere?», risponde la psicologa. E lei: «Non ho detto questo». «Sì, hai detto che non volevi vederlo perché avevi paura che ti facesse del male… che si potesse vendicare… o che ti potesse portare via. Ti ricordi la paura che hai sentito?», le risponde l’affidataria. Si inserisce una psicologa: «Quello che dirai al giudice il tuo papà non lo saprà, neanche la tua mamma». «Vorresti incontrarli?», chiede a questo punto la psicoterapeuta. «Mi piacerebbe — dice la bambina — anche per rivederli, anche fisicamente. Ogni tanto mi capita di piangere perché mi mancano gli abbracci del papà».

Gli elettrodi sulle mani per «aiutare» i piccoli

Claudio Foti, altro psicoterapeuta (della Onlus Hansel e Gretel di Moncalieri), è accusato di «modalità suggestive e suggerenti» nelle domande rivolte a D. per farle confessare presunte violenze sessuali subite dal padre. C’è anche l’accusa di violenza privata rivolta alla dottoressa Bolognini (anche lei arrestata) per l’utilizzo della «magica macchinetta dei ricordi», un congegno «a impulsi elettromagnetici con cavi che la minore doveva tenere tra le mani», presentato come uno strumento utile e rievocare «le cose brutte» vissute in precedenza. Utile ad aprire «lo scatolone del passato e la cantina», senza fidarsi «delle persone che dicono di volerti bene».

Claudio Foti aveva lanciato una petizione contro “Veleno”: ieri lui e la sua compagna, la psicologa Nadia Bolognini, sono finiti ai domiciliari. Spiega Repubblica:

Secondo gli inquirenti, avrebbero contribuito a creare un sistema illecito in accordo con il Comune di Bibbiano, per farsi assegnare le cure psicologiche di bambini — alcuni stranieri — allontanati dalle famiglie con metodi dubbi, contribuendo ad «alterarne lo stato emotivo», a far loro il «lavaggio del cervello» e inducendoli a raccontare abusi sessuali di cui i minori non avevano mai parlato. Tutto questo, secondo le indagini, bypassando gare d’appalto e con un escamotage: non potendo essere pagati direttamente dai Servizi sociali, Foti e la Bolognini si sarebbero fatti pagare direttamente dalle famiglie affidatarie, che poi venivano rimborsate dall’Asl. Un giro che avrebbe consentito loro di fatturare il doppio rispetto al tariffario di 70 euro a visita: 135 euro per ogni visita da 45 minuti.

C’e’ anche il nome di Fausto Nicolini, direttore generale dell’Ausl di Reggio Emilia, tra quelli degli indagati nell’inchiesta della Procura sul sistema fraudolento di affidamento dei minori instaurato nei servizi sociali della Val d’Enza. Nicolini risponde in particolare di concorso in abuso d’ufficio con altri quattro indagati (Federica Anghinolfi, Andrea Carletti, Nadia Campani e Nadia Bolognini) che secondo l’accusa -come emerge dall’ordinanza firmata dal Gip Luca Ramponi- si sarebbero incontrati il 10 dicembre 2018 e, “in violazione del nuovo codice degli appalti del 2016 e delle connesse linee guida dell’anticorruzione”, avrebbero dato “illecita prosecuzione” al servizio di psicoterapia che aveva un importo superiore a 40.000 euro, procurando così “un ingiusto vantaggio al centro studi Hansel e Gretel” (la onlus torinese coinvolta nelle indagini, ndr). L’intenzione, sarebbe stata in sostanza quella di “spacchettare” l’appalto per evitare la gara pubblica e procurando un ingiusto profitto all’azienda “Centro Sie Sviluppo Motivo srl”, che si sarebbe vista pagare ogni seduta terapeutica con i minori 135 euro, contro una media di 69, 70 euro. L’operazione tuttavia non andò in porto perché alcuni dirigenti dell’Asl, convocati negli uffici della Procura per testimoniare come persone informate “sui fatti oggetto dell’imputazione”, raccontarono tutto agli inquirenti.

Leggi anche: Hansel e Gretel: la Onlus coinvolta nel caso del lavaggio del cervello dei bambini di Bibbiano

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