La class action contro AMA per il taglio del 40% della TARI

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-12-18

Un gruppo di cittadini del II Municipio si sta organizzando per chiedere indietro all’AMA i soldi della tassa per i rifiuti. Finalmente

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Le scandalose condizioni in cui versa la città dal punto di vista della pulizia e del decoro urbano a Roma si accompagnano con il pagamento di una delle tariffe per i rifiuti più alte d’Italia. Un doppio scandalo che ha un responsabile comune: l’AMA. Proprio per questo un gruppo di abitanti del II Municipio (420 persone, racconta oggi Il Messaggero) ha messo su un’iniziativa benemerita: un modulo di diffida all’AMA che punta a chiedere forti rimborsi sulla tariffa rifiuti, «in assenza di un servizio decente nelle nostre strade». Sulla scorta di una sentenza della Corte di Cassazione che ha dato ragione a un albergo di Napoli, si punta a un taglio del 40% della tariffa rifiuti per le palesi inadempienze della municipalizzata (e dell’amministrazione capitolina), che rischiano così di dover restituire le somme versate in eccedenza dai cittadini di Roma coinvolti nelle emergenze rifiuti negli ultimi anni, per un totale di 1,5 miliardi di euro di possibile contenzioso. I ricorsi andrebbero infatti a mettere in discussione le cifre pagate a partire dal 2012.
tariffa rifiuti ama
Spiega il quotidiano che chi aderirà al provvedimento dovrà firmare la diffida – messa in mora in cui si invita l’azienda, «a procedere nel termine di 15 giorni» dal ricevimento dell’atto «alla riduzione del tributo previsto per il servizio di smaltimento rifiuti solidi urbani» relativo alla propria utenza, «procedendo ai relativi rimborsi». Nel documento si fa riferimenti alla legge 147 dei 2013, secondo cui «La Tari è dovuta nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti – si legge nel testo-nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente».

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