“Così ho fatto saltare il sistema”: le parole della ricercatrice che ha denunciato i concorsi truccati all’Università di Reggio

di Chiara Capuani

Pubblicato il 2022-04-23

In un’intervista rilasciata a “La Gazzetta del Sud”, l’architetta messinese ha raccontato la lunga battaglia – durata 14 anni – contro il sistema dei concorsi truccati: “Non è stata una scelta facile”.

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Ce l’ha fatta contro tutti e tutto Clarastella Vicari Aversa, ricercatrice e architetta, oggi vice presidente dell’Ordine degli architetti di Messina. Ce l’ha fatta dopo quattordici anni di ricorsi e di lotte contro un sistema corrotto, che la sua denuncia ha aiutato a scoperchiare. Tutto è cominciato nel 2008, quando la giovane ricercatrice ha notato condotte irregolari perpetrate in occasione di un concorso per un posto di ricercatore universitario presso l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria.

“Così ho fatto saltare il sistema”: le parole della ricercatrice che ha denunciato i concorsi truccati all’Università di Reggio

“Quella selezione risale al 2008, è ancora clamorosamente aperta e riguarda un posto di ricercatore alla facoltà di Architettura. Decine di ricorsi vinti alla giustizia amministrativa, una denuncia penale e quattordici anni dopo, proprio su quel concorso è ora la Procura a mettere in fila una serie di ipotesi di reato. Mi sono accorta presto che qualcosa non andava, da un accesso agli atti ho rilevato una serie di errori che mi hanno lasciato basita”, ha dichiarato Vicari Aversa in un’intervista rilasciata a La Gazzetta del Sud.

“Non so se fossi la più titolata – ha raccontato la ricercatrice – però ho la legittima pretesa che venisse selezionato il candidato più idoneo in modo corretto. Non è stata una scelta facile, questa storia è una ferita che non si rimarginerà. Ma quando ho visto che l’Università continuava imperterrita a bandire concorsi le cui le modalità di espletamento erano sempre le stesse, nonostante abbia vinto qualcosa come 40 ricorsi, ho capito che la sola via amministrativa non sarebbe servita per ottenere giustizia”.

Il posto, infatti, era già ‘prenotato’. Alla base di quel concorso c’era la volontà di far vincere un altro candidato, anche lui messinese. “Il posto è uno… lo vuoi capire che è per lui”, sosteneva il rettore di Reggio Calabria, Santo Marcello Zimbone, con l’attuare pro rettore vicario, Pasquale Catanoso.

Entrambi avrebbero ricordato alla ricercatrice “di aspettare il proprio turno” per entrare all’Università, nonché tutta una serie di altre deprecabili offese emerse dall’inchiesta, come: “Non ci possiamo far mettere in scacco da una stronz…”, “E’ tornata alla carica quella grandissima putt…”. Frasi inequivocabili pronunciate dai vertici dell’Ateneo di Reggio Calabria che denotano tutta la corruzione del sistema.

Il coraggio della messinese di denunciare l’ateneo ha fatto sì che venisse aperta un’inchiesta, “Magnifica”, che ha portato oggi all’interdizione per dieci mesi proprio del rettore dell’Università, Santo Marcello Zimbone, e per dodici mesi del prorettore vicario Pasquale Catanoso, ex rettore. Insieme a loro moltissime altre personalità legate al mondo universitario e non, per un totale di 52 persone, iscritte al registro degli indagati.

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