Caso Ciro Palmieri: la casa-prigione e la denuncia della moglie per maltrattamenti di sette anni fa

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-08-21

Il sospetto, nato da una serie di indizi e di testimonianze, è che quella vissuta dalla moglie e dai figli della vittima fosse una realtà di profondo disagio e di violenze

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Quanto accaduto a Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, ha sconvolto l’intero Paese: qui Monica Milite, assieme a due dei suoi figli, ha ucciso lo scorso 29 luglio il marito Ciro Palmieri, panettiere di 43 anni, facendo credere inizialmente nella denuncia di scomparsa che l’uomo si fosse messo in un brutto giro. Ora gli inquirenti stanno ricostruendo il contesto familiare in cui l’agghiacciante delitto è maturato: il sospetto, nato da una serie di indizi e di testimonianze, è che quella vissuta dalla moglie e dai figli della vittima fosse una realtà di profondo disagio e di violenze. La donna, infatti, sette anni fa aveva denunciato il marito per maltrattamenti, salvo poi ritirare tutte le accuse. Ma, forse, quei problemi non erano mai stati davvero risolti.

Ciro Palmieri e quella casa trasformata in una prigione

Oltre alla denuncia per maltrattamenti presentata dalla moglie sette anni fa, a far pensare che Ciro Palmieri stesse rendendo la vita impossibile alla sua famiglia sono le telecamere che aveva installato in ogni angolo della casa “per proteggere i familiari” a suo dire, ma il parroco del paese è pronto a sostenere che la vittima avesse di fatto trasformato quell’abitazione in una vera e propria prigione da cui la moglie Monica Milite e i figli uscivano di rado. Sono state proprio quelle telecamere ad inchiodare la donna: nei filmati, si vede prima Palmieri lanciare una lattina contro la moglie, poi quest’ultima che reagisce colpendolo prima con una scopa, poi con un coltello, seguita da due dei suoi figli. Infine, la decisione di prelevare il cadavere dell’uomo e di gettarlo in un dirupo.

Uno dei figli che ha partecipato all’uccisione ha raccontato al procuratore del Tribunale per minorenni di Salerno il clima di terrore che aleggiava nella sua casa, ammettendo che “papà picchiava mamma”. Il fratello della vittima, Luca Palmieri, dice di non giustificare i suoi comportamenti violenti ma afferma: “Da uno schiaffo ad arrivare a un’atrocità del genere, io penso che il mostro non sia mio fratello”.

 

 

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