Cinque capi d'imputazione per Paola Muraro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-13

Nell’invito a comparire si contesta alla Muraro di aver “operato – si legge nell’avviso di garanzia – una gestione dei rifiuti in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti stessi per quanto in particolare concerne le percentuali di trasformazione dei rifiuti in ingresso in CDR, FOS e Scarti di lavorazione per gli anni 2010-2015, distintamente per l’impianto Rocca Cencia e Salario”

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Sono cinque i capi di imputazione contestati alla dimissionaria assessora all’Ambiente del Comune di Roma Paola Muraro, con riferimento all’epoca in cui era consulente di Ama, nell’invito a comparire inviatole dalla procura di Roma. Violazione dell’articolo 256 comma 4 legge 2006 (reati ambientali) in concorso, a seconda dei singoli casi, con altri quattro responsabili, all’epoca dei fatti, di singoli apparati degli impianti TMB di Rocca Cencia e di via Salaria, il reato contestato. Per quello di abuso d’ufficio si va verso una richiesta di archiviazione.

Cinque capi d’imputazione per Paola Muraro

Nell’invito a comparire per l’interrogatorio del 21 dicembre prossimo, firmato dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo, nonché dal pm Alberto Galanti, si contesta alla Muraro di aver “operato – si legge nell’avviso di garanzia – una gestione dei rifiuti in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti stessi per quanto in particolare concerne le percentuali di trasformazione dei rifiuti in ingresso in CDR, FOS e Scarti di lavorazione per gli anni 2010-2015, distintamente per l’impianto Rocca Cencia e Salario”. “I dati risultanti da tale analisi – è detto nel provvedimento della procura – indicano infatti una notevole discrasia tra quanto previsto dal D.M. 25 marzo 2013 e le performance raggiunge dagli impianti di trattamento meccanico e biologico gestiti da Ama S.p.A.”.
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Sempre a proposito degli impianti di Rocca Cencia e di via Salaria, viene contestato alla Muraro, in concorso o cooperazione colposa, di aver operato una “gestione degli impianti stessi per quanto in particolare concerne i flussi di rifiuti in uscita dagli impianti TMB”. Ancora con riferimento ai due impianti, la contestazione di piazzale Clodio è quella di “una gestione non autorizzata di rifiuti speciali” e segnatamente volta al “recupero energetico di presso impianti di termovalorizzazione o incenerimento non autorizzati a smaltire i rifiuti classificati con il codice CER 191212 presso una serie di impianti di smaltimento/recupero/termovalorizzazione”. Altre, presunte violazioni, contestate alla Muraro, vertono sulla violazione delle prescrizioni legate allo stoccaggio dei rifiuti prodotti dal processo di trattamento meccanico e biologico dei rifiuti urbani indifferenziati. La contestazione che viene mossa all’assessore dimissionaria riguarderebbe il mancato raggiungimento dei parametri ministeriali sia nel conferimento sia nel reimpiego dei rifiuti trattati dai due impianti.

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