Coronavirus: chiusura totale fino a Pasqua o fino a maggio?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-31

Le misure dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 saranno in vigore almeno fino al 18 aprile e la chiusura totale rischia di protrarsi fino a maggio. E anche quando l’emergenza sarà dichiarata rientrata si potrà uscire solo mantenendo le distanze

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Le misure dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 saranno in vigore almeno fino al 18 aprile e la chiusura totale rischia di protrarsi fino a maggio. E anche quando l’emergenza sarà dichiarata rientrata si potrà uscire solo mantenendo le distanze. Mentre gli ultimi dati sui contagi fanno ben sperare, il famoso indice R0  o Erreconzero non è ancora arrivato sotto l’1 (ovvero una persona malata continua a contagiare più di una persona) e quindi, spiega oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera,  il consiglio dei ministri che si riunirà tra mercoledì e giovedì decreterà una serrata totale fino a Pasqua indicando poi il percorso che — se davvero il numero dei malati continuerà a calare—comincerà ad esaminare possibili spiragli. Con la consapevolezza che prima di maggio non si potrà andare a passeggiare, né saranno aperti bar e ristoranti. E anche negozi di abbigliamento e centri estetici dovranno mantenere le serrande abbassate.

Coronavirus: chiusura totale fino a Pasqua o addirittura fino a maggio?

La chiusura totale è stata confermata ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza:  «Nella riunione del Comitato tecnico scientifico è emersa la valutazione di prorogare tutte le misure di contenimento almeno fino a Pasqua. Il governo si muoverà in questa direzione».

Nei giorni successivi potrà invece essere valutata la riapertura di alcune attività imprenditoriali collegate alla filiera alimentare e farmaceutica finora non comprese tra i servizi essenziali. Ad esempio le imprese di meccanica legata all’agroalimentare oppure quelle chimiche che dovranno comunque dimostrare di essere in regola con le norme sulla distanza di sicurezza tra i dipendenti e la dotazione dei dispositivi di protezione. Il governo sta elaborando diversi scenari, tenendo in alta considerazione sia le difficoltà di chi si ritrova senza lavoro e dunque senza stipendio, sia il disagio che deriva dall’obbligo di rimanere in casa.

Ma con la consapevolezza che soltanto la rigidità delle misure può aiutare a dichiarare finita l’emergenza. Ieri il viceministro alla Salute Piepaolo Sileri ha ipotizzato che il picco possa arrivare «nel giro di 7, 10 giorni». Da quel momento dovrebbe dunque calare il numero dei nuovi contagiati, ma per raggiungere un R0 pari 0,7 o 0,8 potrebbero volerci anche due otre settimane, dunque si arriverebbe a fine aprile. E solo allora si potrà valutare quali altre attività far ripartire.

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Coronavirus: i numeri del 30 marzo 2020 (Corriere della Sera, 31 marzo 2020)

Già nei giorni scorsi gli scienziati avevano «suggerito» di lasciare in fondo alla lista delle riaperture i luoghi dove maggiore è l’affollamento — discoteche, pub, eventi, sale convegni —ma anche per bar e ristoranti la possibilità di tornare in attività non sembra essere all’orizzonte. L’arrivo della bella stagione e la possibilità di poter stare all’aperto non servirà ad accelerare i tempi: il problema riguarda infatti il contatto tra le persone.

Ecco perché, anche quando l’emergenza sarà finita i locali dovranno avere requisiti molto diversi da quelli richiesti prima dell’epidemia da Covid-19. Il primo riguarda la distanza tra i clienti che dovrà essere sempre di almeno un metro sia per quanto riguarda i tavoli, sia per le aree comuni. E grande attenzione sarà dedicata agli impianti di aereazione che dovranno garantire una purezza degli ambienti.

Ancora quarantena fino a inizio maggio

Il Fatto Quotidiano spiega oggi che comunque anche ad aprile o maggio  le scuole e i negozi dovrebbero rimanere chiusi. E saremo ancora tenuti a stare in casa. Quel che preoccupa, infatti, è la possibilità che dando il via libera alla mobilità, i contagi, soprattutto per via degli asintomatici, possano tornare a risalire: i ponti del 25 aprile o del 1° maggio potrebbero invogliare troppe persone a muoversi, magari a raggiungere le seconde case, gli appartamenti al mare e altrove.

È successo anche lo scorso weekend: si è registrato infatti un aumento dei sanzionati, coloro che ora dovranno pagare multe dai 400 ai tremila euro. Domenica su tutto il territorio nazionale sono state controllate 156.962 persone, 6.623 quelle sanzionate. Il triplo rispetto a venerdì 27 marzo, quando i controlli sono stati maggiori (210.365) e i sanzionati ammontavano a 2.783. Il numero è cresciuto poi sabato 28 marzo: su 203.011 persone controllate, 4.942 ora devono pagare una multa.

Tanti insomma nel weekend si sono spostati senza alcuna “comprovata necessità”. Di certo l’introduzione di multe salate ha scoraggiato molti. Paragonando i dati nel weekend scorso (sabato 28 e domenica 29) con quelli della settimana precedente (sabato 21 e domenica 22 marzo) le violazioni sono diminuite. Sabato 21 marzo per esempio su 208 mila controllati sono state denunciate oltre 11 mila persone e domenica altre 10.326 su più di 157 mila controlli.

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Il rallentamento della crescita dei casi di COVID-19 (da: Riccardo Puglisi su Facebook)

I numeri sono in calo, ma non lo saranno i controlli. L’allarme infatti resta alto. Ieri il capo della polizia Franco Gabrielli ha anche diramato la circolare con la quale è stato chiarito che i corpi e servizi delle polizie municipali possono essere chiamati a concorrere, con l’utilizzo dei droni, per verificare la corretta attuazione delle misure di contrasto all’epidemia.

La ripresa delle attività produttive viene tenuta in altissima considerazione dal governo perché soprattutto da questo dipende la tenuta sociale. Ma gli esperti sono già stati espliciti nel mettere in guardia dal fatto che una ripresa troppo veloce rischia di far ripartire il contagio con danni che sarebbero incalcolabili. Ecco perché viene esclusa per ora sia la riapertura dei negozi che non vendono generi essenziali, sia quella di palestre, centri estetici, parrucchieri: troppo alto il pericolo di vicinanza tra le persone.

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