Chiara Appendino assolta dall’accusa di falso per il caso Ream

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-05-16

L’ex sindaca di Torino era stata condannata a sei mesi di reclusione in primo grado per non aver inserito nel bilancio del Comune un debito da 5 milioni con la società partecipata

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Condannata in primo grado a sei mesi di reclusione. Assolta da ogni accusa in appello. La decisione dei giudici di Torino ha fatto scoppiare in lacrime Chiara Appendino che dopo anni non dovrà più sentir gravare sulle sue spalle il peso di quel processo Ream che le aveva provocato un’accusa di falso per far pareggiare il bilancio del Comune che amministrava – quello della città della Mole – attraverso un rinvio delle spese per onorare il debito con una società partecipata.

Chiara Appendino assolta dall’accusa di falso per il caso Ream

In primo grado, l’ex sindaca di Torino era stata condannata alla reclusione per sei mesi dopo che i giudici avevano confermato l’accusa di falso mossa dal pm. Oggi, però, la sentenza della Corte d’Appello della città della Mole ha ribaltato la soluzione, assolvendo da ogni addebito e accusa Chiara Appendino che, alla lettura della sentenza da parte dei giudici è scoppiata in un pianto liberatorio. E lei ha voluto commentare così questa giornata:

“Assolta. Nessun falso in bilancio nel caso Ream. Alla lettura della sentenza ho pianto. Sono state lacrime liberatorie ma anche di gioia. Era stata messa in dubbio la mia buona fede. Oggi, dopo quasi sei anni, viene ristabilita la verità”. Così su Fb l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Torino. Un enorme grazie alla mia famiglia, ai miei super avvocati e a tutte le persone che in questi anni mi sono state vicine inclusa la mia forza politica, il M5S”.

I giudici di primo grado avevano deciso di condannare per falso l’ex sindaca di Torino. Secondo l’accusa, infatti, la sua giunta avrebbe onorato il debito con la società Ream (che si era proposta per riqualificare l’area degli ex stabilimenti Westinghouse di via Paolo Borsellino) nel 2018 e non nel 2017. Quel debito era maturato dal deposito di una caparra come anticipo di lavori che, poi, furono assegnati a un’altra società. E per i magistrati di primo grado, Chiara Appendino fu colpevole di “falso” per aver, con questa mossa, falsato il bilancio 2017 non inserendo quella spesa da 5 milioni negli oneri da onorare. Ora, però, la Corte d’Appello ha ribaltato la situazione e l’ex sindaca di Torino (così come l’ex assessore al Bilancio Sergio Rolando e l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana) sono stati tutti assolti.

(FOTO IPP/Massimo Rana)

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