Charlie Hebdo, una strage e tanti punti oscuri

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-08

Said Kouachi e Cherif Kouachi sono ricercati in tutta la Francia. Il terzo uomo si è consegnato, ma i compagni dicono che era a scuola. La dinamica dell’attentato e i tanti errori del raid. Mentre la rivendicazione non convince. Altri sette arresti nella notte

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Said Kouachi, Cherif Kouachi e Hamyd Mourad: i primi due sono ricercati dalla polizia francese e il terzo si è consegnato stanotte alle forze dell’ordine. Sono loro i tre sospettati della strage di Charlie Hebdo mentre la caccia all’uomo continua stamattina in tutta la Francia. 32 e 34 anni rispettivamente i due fratelli; il terzo, che si è consegnato in tarda serata a Charleville-Meziéres, ha 19 anni, e secondo le fonti sarebbe il meno implicato nella pianificazione e nell’esecuzione dell’attacco.
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Secondo un investigatore citato dall’Ap, Said e Chérif Kouachi sarebbero collegati alla rete terrorista di Al Qaida nello Yemen, come del resto hanno detto loro ai passanti durante la strage nella sede di Charlie Hebdo. Un’altra fonte di polizia francese riferisce che i due fratelli sono nati a Parigi e hanno un profilo di piccoli delinquenti che si sono radicalizzati. Il più giovane, Cherif, era stato arrestato nel 2008 e condannato a 3 anni di prigione, di cui 18 mesi con la condizionale, in quanto componente di un gruppo che inviava combattenti estremisti in Iraq, basata nel 19/o arrondissement di Parigi. Nel quadro di quell’inchiesta, alcuni componenti del gruppo avevano ammesso di aver fomentato dei progetti di attentato, ma senza metterli in atto.  Il premier francese, Manuel Valls, ha annunciato all’emittente Rtl che nella notte sono stati compiuti numerosi arresti nell’ambito dell’inchiesta sul massacro al settimanale satirico francese, Charlie Hebdo. Il premier ha aggiunto che i due fratelli sospettati, che non sono ancora stati trovati, erano noti ai servizi di intelligence e che ”senza dubbio” erano seguiti prima dell’attacco: ”I servizi segreti li conoscevano e per questo li seguivano”. Secondo una fonte della polizia, sono state fermate sette persone.
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Scontata la pena, Cherif e il fratello, scrive Le Point, «avevano fatto di tutto per farsi dimenticare e si erano accasati» a Reims. I due sarebbero stati identificati grazie ai documenti ritrovati dalla polizia nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga vicino alla porte de Pantin, a Parigi. Il giovane complice, Hamyd, senza fissa dimora, sarebbe invece stato alla guida delle diverse auto durante l’operazione. La vicenda di Said e Cherif ricorda un’altra storia: quella dei due fratelli ceceni Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, autori degli attentati di Boston nel 2013, il primo catturato, il secondo ucciso durante un conflitto a fuoco con la polizia. Ma riguardo Hamyd c’è una complicazione di cui gli inquirenti dovranno tenere conto. Su Twitter molti che asseriscono di essere suoi compagni di classe dicono che ieri mattina, durante la strage, era a scuola.

#mouradhamydinnocent su Twitter
#mouradhamydinnocent su Twitter

L’ATTACCO A CHARLIE HEBDO
Alcune testate francesi hanno da poco riportato la notizia secondo cui a Reims sarebbero state eseguite solo delle perquisizioni. Certo che si tratta di ore concitate: la ricerca dei tre sospettati si sta allargando a tutto il paese, ed è ora in corso – riferisce Libération – un altro blitz nel piccolo comune di Charleville-Mezieres, nella regione della Champagne-Ardenne. Secondo quanto riportano alcuni media francesi, sarebbe stato arrestato un familiare degli attentatori che si trovava proprio a Charleville. Ma finora non sono stati resi noti dettagli. Le dodici vittime dell’attacco alla redazione di Charlie Hebdo sono: Stephane Charbonnier, alias Charb, vignettista e direttore; Georges Wolinski, vignettista; Jean Cabut, alias Cabu, vignettista; Bernard Verlhac, alias Tignous, vignettista; Philippe Honoré, vignettista; Bernard Maris, economista ed editorialista; Elsa Cayat, psicologa e giornalista; Michel Renaud, ex consigliere del sindaco di Clermont Ferrand; Mustapha Ourrad, correttore di bozze; Fre’deric Boisseau, addetto alla portineria; Franck Brinsolaro, poliziotto; Ahmed Merabet, poliziotto.
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Charlie Hebdo, la dinamica dell’attacco (Corriere della Sera, illustrazione di Franco Portinari, 8 gennaio 2015)

Ma ci sono ancora tanti punti oscuri sulla dinamica dell’attacco, e tanti errori commessi dai due esecutori della strage. Sbagliano indirizzo quando alle 11 e 30 del mattino irrompono al 6 di rue Nicolas Appert, dove ci sono gli archivi e non la redazione del settimanale. Poi con i kalashnikov arrivano fino al 10 e salgono al secondo piano. Scrive Davide Frattini sul Corriere della Sera:

Sono rimasti calmi. È quella calma a colpire gli esperti, che parlano di addestramento militare dopo aver analizzato alcuni video dell’attacco ripresi dai testimoni con i telefoni cellulari. «Dimostrano sangue freddo in tutte le fasi», commenta una ex guardia del corpo all’agenzia France Presse. Nervi solidi e attenzione ai dettagli: uno degli attentatori corre per recuperare una scarpa da tennis caduta dall’auto usata nell’operazione, non vuole lasciare tracce. Ma non si accorge di dimenticare una carta d’identità nella macchina poi abbandonata. Nervi solidi e ferocia: un poliziotto viene ammazzato con un colpo alla testa mentre è già ferito a terra, il terrorista spara in corsa senza neppure fermarsi. «Non sprecano proiettili — fa notare la stessa fonte all’agenzia Afp —, è chiaro che sanno maneggiare i fucili mitragliatori».

E infatti i fori alla vetrata che si vedono in alcune foto sono precisi, uno vicino all’altro. Scrive il Washington Post che i caricatori portati avvolti sul petto sono del tipo in dotazione agli eserciti e riesce a riconoscere dal rumore degli spari due differenti versioni di fucile mitragliatore: l’Ak74 e l’Ak47. Anche in quel momento i due commettono un errore: mentre tornano all’auto i due incrociano i passi, e questo è considerato sbagliato da chi lavora nell’ambito militare «perché riduce l’area da tenere sotto tiro». In ogni caso si tratta di due che hanno avuto un addestramento militare. Forse in uno dei tanti campi d’addestramento tra Siria, Iraq e Nordafrica. Anche la frase: «Dite ai giornali che apparteniamo ad Al Qaeda nello Yemen» è curiosa, come spiegato sopra.

I giovani di origine francese andati a combattere in Siria con le milizie dello Stato Islamico sono almeno 700, il gruppo più numeroso tra gli europei, calcola uno studio del King’s College di Londra. L’arruolamento di nordafricani e occidentali è considerato il più massiccio dai tempi della guerra in Afghanistan contro i sovietici: gli «stranieri» sarebbero almeno dodicimila in tre anni, sulle montagne attorno a Kabul arrivarono in totale a ventimila. I servizi segreti in Europa hanno lanciato l’allarme sul pericolo rappresentato dal ritorno a casa di questi combattenti. Difficili da controllare, spesso pianificano gli attacchi nel chiuso di una stanza, mettono insieme piccoli gruppi come quello di Parigi. Non devono aspettare il via libera dai capi all’estero, non c’è bisogno che arrivi un ordine dall’alto. È già stato dato: l’Occidente è un bersaglio.

CHARLIE HEBDO STRAGE ATTACCO
Charlie Hebdo: la fuga degli attentatori dopo la strage (Corriere della Sera, 8 gennaio 2015)

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