Attualità

Charlie Hebdo, chi era Georges Wolinski

Alessandro D'Amato 07/01/2015

Uno dei più grandi vignettisti francesi, conosciutissimo anche in Italia. Aveva 80 anni. «Quando si è sicuri di avere ragione, non c’è bisogno di discutere con quelli che hanno torto», diceva

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Gli assassini che hanno fatto una strage nella sede di Charlie Hebdo oggi sapevano che il mercoledì si teneva la riunione di redazione del settimanale. Per questo erano certi di trovare lì tutti i maggiori vignettisti e i responsabili della rivista. Si sono fatti accompagnare dentro l’edificio dagli stessi giornalisti, sotto minaccia delle armi li hanno costretti a digitare il codice per superare l’entrata di sicurezza. Poi una volta dentro hanno sparato con obiettivi precisi. Uno tra questi era Georges Wolinski.
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CHI ERA GEORGES WOLINSKI
Ottanta anni, Wolinski era conosciuto anche in Italia come autore di Paulette e collaboratore di Linus. Wolinski era nato a Tunisi da una madre franco-italiana e un padre ebreo polacco. Arrivato in Francia all’età di 13 anni, era uno dei collaboratori storici di Hara-Kiri, l’antenato di Charlie Hebdo. Decorato con la Legion d’onore nel 2005, era uno dei più conosciuti disegnatori satirici francesi i cui personaggi stralunati e irriverenti sono comparsi anche in molte pubblicità. Era anche sceneggiatore di fumetti disegnati da altri, come Paulette di Georges Pichard. «Quando si è sicuri di avere ragione, non c’è bisogno di discutere con quelli che hanno torto», era uno dei suoi aforismi maggiormente citati.
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Nel 1946 si era trasferito con la sua famiglia in Francia, e lì si era iscritto al liceo e all’università nel 1952: frequentava architettura ma non ha mai finito gli studi. A partire dal 1960 ha iniziato a disegnare fumetti e illustrazioni per Hara-Kiri, mentre la rivoluzione giovanile faceva di Parigi una delle sue tappe principali. Altre opere strizzavano l’occhio all’erotismo. Durante il famoso maggio 1968 Wolinski aveva cofondato una rivista di protesta, l’Enragé, popolarissima all’epoca tra i giovani. Nel 1977 era diventato il vignettista editoriale del quotidiano comunista l’Humanité, poi aveva cominciato a disegnare anche per Libération e Paris Match.
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