Fatti
Chailly e la lezione che lo spettatore maleducato e con il telefonino acceso non dimenticherà mai più
neXtQuotidiano 07/06/2022
Il direttore d’orchestra ha interrotto l’esecuzione di “Patria Oppressa” per far rispondere la persona al telefono. Poi, però, ha puntualizzato sottolineando la sacralità di alcuni momenti artistici
“Risponda pure, noi riprendiamo dopo”. Una risposta ironica, ma piccata. Una lezione a chi dimentica il proprio telefono accesso – nonostante tutte le indicazioni all’ingresso – in luoghi “sacri” come il Teatro alla Scala di Milano durante esibizioni e concerti. Lunedì sera, durante la seconda replica del concerto di cori e sinfonie verdiane diretto dal maestro Riccardo Chailly. E proprio lui si è rivolto al pubblico dopo che uno spettatore ha ricevuto una “rumorosa chiamata” durante l’evento.
Chailly blocca l’esecuzione di “Patria Oppressa” per colpa di un telefono
Bacchetta posata sul leggio, in attesa che quel telefono smettesse di squillare. Poi l’invito a rispondere e quella (neanche troppo) sottile sottolineatura ironica: “Noi riprendiamo dopo”. Perché quel telefono ha iniziato a squillare nel bel mezzo dell’esecuzioni della “Patria Oppressa” che fa parte della “Macbeth”, la decima opera scritta da Giuseppe Verde. E già questo indica la sacralità del momento interrotto da quegli squilli che, pur essendo polifonici, poco si adattavano alla musicalità e alle note del Maestro e alla mirabile direzione d’orchestra di Riccardo Chailly. E proprio lui, dopo aver ironicamente reagito a quel che stava accadendo, ha poi voluto spiegare il motivo del suo gesto al pubblico presente alla Scala:
“Vedete amici, siamo in molti in questo grande viaggio Verdiano con l’orchestra e il coro della Scala, ma non siamo soli perché stiamo realizzando un’incisione per la Decca di Londra per cui saremo ancora molti di più. È una cosa importante. ‘Patria oppressa’ con l’ostinato del telefonino non è possibile”.
Annotazioni che spiegano quelle sue parole e quella sua ironia, ma che hanno il sapore dell’insegnamento. A teatro, così come nei luoghi sacri, il telefono deve essere spento (o almeno senza suoneria) per tutelare la sacralità del momento e rispettare pezzi e pagine di storia. In questo caso immortalate in uno spartito che ha fatto la storia.
(foto IPP/mago/STAR-MEDIA)