Attualità
Come è stato catturato Cesare Battisti
neXtQuotidiano 14/01/2019
Intercettato grazie ai collegamenti con il Wi-Fi. Il ruolo dell’intelligence italiana. Nessuna protezione significativa. Lo sgarbo di Morales a Bolsonaro. E la pena da scontare in Italia. Con i benefici
Come è stato catturato Cesare Battisti e quale pena sconterà in Italia? L’arresto in Bolivia del terrorista condannato per quattro omicidi commessi con il gruppo dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC) ha visto la partecipazione dei servizi segreti mentre in Italia lo aspetta l’ergastolo, ma con qualche sorpresa. Vediamo quali.
Come è stato catturato Cesare Battisti
Battisti è stato catturato per le stradine di Santa Cruz de La Sierra alle 17 di sabato scorso, le 22 ora italiana. A quanto pare era alticcio: il poliziotto che lo ha riconosciuto gli ha imposto l’alt e lui si è arreso. In tasca aveva solo monete ed era appena uscito dal suo nascondiglio. Con il poliziotto c’erano gli agenti dell’Interpol e gli uomini del servizio segreto italiano. È stato intercettato in Bolivia perché ha cercato in più occasioni di collegarsi a Facebook per comunicare con amici e parenti, una decina dei quali lo ha protetto durante la latitanza. A segnalare la sua presenza a Santa Cruz un vicino di casa, quando lo hanno riconosciuto aveva occhiali neri, jeans e maglietta.
Le intercettazioni disposte dal sostituto pg Antonio Lamanna e dall’Avvocato Generale Nunzia Gatto che da Milano seguivano le indagini hanno consentito di localizzarlo nella cittadina e poi nel quartiere, prima della “soffiata” del vicino di casa. Battisti ha deciso di passare il confine tra il Brasile e la Bolivia probabilmente a Corumbà, città nel Mato Grosso do Sul dove era già stato fermato due anni prima. Una volta bloccato ha fatto finta di non capire: ha parlato in portoghese dicendo di non avere i documenti. È stato portato in caserma mentre gli investigatori arrivati dall’Italia lo tenevano d’occhio.Allora ha capito che era finita e ha tirato fuori dalla tasca il documento brasiliano con il suo vero nome. Alla fine il gruppo degli arresti comprenderà tre investigatori italiani dell’Interpol (uno della GdF e due della polizia) e quattro agenti della polizia boliviana.
La trappola del Wi-Fi
Repubblica scrive che Battisti è caduto nella trappola del Wi-Fi. .Seduto nella sala di attesa del piccolo aeroporto di Sinop, Stato del Mato Grosso, Brasile, ha agganciato con il suo telefono la rete Wifi.
Si sta imbarcando su un volo per La Paz, Bolivia, e non immagina che gli uomini arrivati a Brasilia in quelle ore da Roma – funzionari della nostra Antiterrorismo, dell’Interpol, della Digos di Milano, della nostra Intelligence all’estero, l’Aise – per fare ciò che la Polizia brasiliana non è stata in grado di fare, hanno in valigia la chiave che rende inutile il traffico di schede brasiliane e boliviane con cui è convinto di rendersi invisibile.
L’Imei, il codice numerico univoco, che rende il cellulare che Battisti ha in tasca come le molliche di Pollicino. Localizzabile ovunque. Quali che siano le schede che di volta in volta utilizza.
La firma sugli arresti è di Lamberto Giannini, capo dell’Antiterrorismo, e Nicolò D’Angelo, vicecapo della Polizia e direttore centrale della Polizia criminale e dei Servizi di cooperazione internazionale della Polizia.
Si mettono sotto osservazione una serie di utenze, si incrociano i dati delle chiamate che ricevono, da dove provengono, a quali Imei sono associate. Finché l’imbuto non setaccia e restringe il collo della ricerca a pochi numeri, associandoli a un contesto e dunque a un ragionevole scopo, offrendo una traccia di ricerca se non univoca quantomeno non generica.
Ebbene, a Cesare Battisti, ai suoi contatti in Italia (tra questi una figlia), quelli che in questi anni ha continuato a cercare o comunque ad attivare ogni volta che la sua vicenda personale ha infilato delle strettoie, l’imbuto viene messo già tra settembre e ottobre del 2018, quando la nostra Polizia si convince che il nuovo quadro politico brasiliano consigli una nuova latitanza. Battisti contatta con sempre maggiore frequenza quelle utenze italiane e quelle utenze italiane contattano con altrettanta frequenza numeri e indirizzi che ragionevolmente devono preparare l’addio al Brasile.
Quale pena sconterà Battisti in Italia
La decisione boliviana di espellere l ’ex terrorista direttamente in Italia invece che in Brasile, nonostante provenisse da lì ed è in possesso anche della cittadinanza di quel Paese, chiude definitivamente la lunga e tormentata questione dell’estradizione che solo nei giorni scorsi era stata concessa definitivamente dal presidente neo eletto Jair Messias Bolsonaro, populista di destra, dopo anni di braccio di ferro tra l’Italia e i suoi predecessori. Il Corriere spiega che così Morales ha voluto fare uno sgarbo proprio a Bolsonaro:
Si era fatta l’ipotesi che la Bolivia, governata da oltre un decennio da Evo Morales, potesse costituire un porto sicuro,come era stato per Battisti il Brasile nella seconda parte della sua permanenza (la prima, 4 anni, l’ha passata in galera). Ma le notizie in arrivo da Santa Cruz in queste ore sembrano indicare che Battisti non abbia goduto di alcuna protezione rilevante.
Così come non ne aveva alcuna quando venne catturato in Brasile nel 2007. Non c’è stata dunque alcuna sfida destra-sinistra, Bolsonaro Morales sulla sorte del latitante italiano. Ognuno ha giocato al proprio maggior rendiconto. Ma ai punti Morales ieri ha vinto la sua piccola partita. Impedendo il passaggio di Battisti in Brasile ha tolto al vicino che considera un «fascista» l’esibizione della preda.
E la pena? Giuseppe Guastella sul Corriere spiega che pur essendo stato condannato all’ergastolo per reati «ostativi», che cioè ne impedirebbero la concessione, Battisti potrà ottenere lo stesso i benefici penitenziari perché ha commesso i reati prima del 1991. Solo in quell’anno, infatti, entrò in vigore la norma che da allora vieta di concedere questi preziosi benefici a coloro che vengono condannati per reati di terrorismo o di mafia. Quando sarà già anziano, oggi Battisti ha 64 anni, e sempre se i giudici del Tribunale di sorveglianza riterranno che lo avrà meritato con il suo buon comportamento, potrà godere anche lui dei permessi premio e uscire per brevi periodi dal carcere, ma solo dopo che avrà scontato almeno 10 anni, o della liberazione condizionale, qui di anni ne devono trascorrere 26, periodi che si accorciano grazie alla «liberazione anticipata» che cancella dal computo finale 45 giorni ogni sei mesi trascorsi in cella.