La storia del centro estivo che festeggia il gay pride a Bologna

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-13

Due educatrici di un centro estivo in un asilo a Casalecchio fanno festeggiare ai bambini una “giornata arcobaleno”. Alcuni genitori sono preoccupati da eventuali traumi, altri infastiditi dal fatto di non essere stati avvertiti. E così la propaganda omofoba trova terreno fertile per agitare lo spauracchio dell’omosessualizzazione degli infanti

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Quest’anno eravamo riusciti a schivare quasi del tutto l’allarme gender nelle scuole. Lo ritroviamo invece ai centri estivi, in un asilo nido convenzionato di Casalecchio di Reno (Bologna). La vicenda è stata segnalata al consigliere comunale Andrea Tonelli da alcuni genitori “sconvolti” dopo aver scoperto che venerdì 6 giugno i loro figli avevano partecipato ad una festa per il Gay Pride. Niente paura: i bambini non sono andati alla sfilata bolognese; semplicemente le educatrici della Cooperativa Dolce (la società che ha in gestione il servizio educativo) hanno organizzato una “giornata arcobaleno”.

I genitori non erano stati avvertiti dalle educatrici

Come riferiscono il Resto del Carlino e Repubblica Bologna l’episodio sarebbe avvenuto nella scuola dell’infanzia del quartiere Meridiana di Casalecchio. A creare qualche perplessità il fatto che i genitori non fossero stati avvertiti dell’attività che a quanto pare non era sta inserita all’interno del piano educativo. Il Gay Pride dei piccoli non è stato di per sé nulla di scandaloso, i bambini si sono colorati la faccia e le mani con i colori dell’arcobaleno e le educatrici hanno letto “Buongiorno Postino” e “Piccolo Uovo”, due dei pericolosissimi libri gender già messi all’indice in diversi comuni che in realtà non insegnano l’omosessualità – come sostengono alcuni – ma solo il rispetto verso chi è “diverso”. Sta poi alla sensibilità di ciascuno declinare il tono di questa diversità.

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Fonte: Il Resto del Carlino del 13/07/2018

Alcune mamme però non hanno affatto gradito l’intervento educativo «Mia figlia ha due anni e francamente credo e spero che non abbia riportato alcun trauma», commenta una mamma assai preoccupata dal potere degli arcobaleni. Altre invece, pur non avendo nulla in contrario, sono infastidite dal fatto di non essere state avvertite. Ed è tutto qui il problema anche per il sindaco di Casalecchio Massimo Bosso che ha preso le distanze dall’iniziativa specificando però che il Comune non ha alcuna responsabilità educativa per quanto riguarda il nido in questione. Il sindaco però ha anche ricordato che la cooperativa «gestisce da anni questo nido in convenzione senza aver mai causato nessun tipo di problema» precisando di non aver ricevuto alcuna segnalazione diretta dai genitori, ma solo dal consigliere Tonelli.

La polemica sul gender e la propaganda gay nelle scuole

Nel frattempo il presidente della Cooperativa Dolce Pietro Segatta getta acqua sul fuocherello, promettendo un’indagine interna ma facendo sapere di non ritenere «che in questa festa si sia fatta pedagogia, c’era magari l’idea di collegarsi a un evento di cronaca, col senso di attesa della parata che si era creato a Bologna». Insomma più che un intervento educativo (o addirittura omosessualizzante) si sarebbe trattata di una “festa a tema” sulla tolleranza. Certo però sarebbe bastato avvertire in genitori in anticipo, spiegando agli adulti – che certamente sono in grado di comprendere – il senso dell’iniziativa per evitare qualsiasi polemica.

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Non la pensa così Forza Nuova Bologna che ovviamente ha colto la palla al balzo per strillare “giù le mani dai bambini”. Nei commenti al post c’è chi se la prende con la decadenza della nostra società mentre una mamma propone di organizzare gli asili in casa  per preparare i bambini «alla sottocultura che li attende in scuola elementare: droga, libertà.. Chi può si cauteli».

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Anche altrove non mancano i commenti di biasimo e di critica. C’è chi tira fuori la storia dell’educazione gender e parla di un “esperimento” condotto su quei bambini per mettere in pratica di soppiatto le linee guida dell’OMS. Altri invece si lamentano di come l’approccio inclusivo magnificato dal sindaco valga solo per i gay e non per i figli dei novax (poco importa che ci sia una legge che obbliga a vaccinare). Insomma, il caso è solo un pretesto per poter parlare di complotti e prendersela con i gay. Tutto poteva essere evitato spiegando in anticipo il senso della giornata ai genitori.

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