Caso ex Banca Etruria, tutti assolti i 14 imputati. Anche il padre di Maria Elena Boschi

di Clarissa Cancelli

Pubblicato il 2022-06-15

Maria Elena Boschi: “Oggi ho pianto. Avevo giurato a me stessa che non avrei mai pianto per Banca Etruria.Oggi l’ho fatto. E non ho paura di ammetterlo”

article-post

Assolti, perché il fatto non sussiste. Questa la sentenza pronunciata dal giudice di Arezzo Ada Grignani per i 14 imputati del processo sul filone consulenze d’oro alla ex Banca Etruria. Il pm Angela Masiello aveva chiesto il massimo della pena (1 anno) per Pierluigi Boschi, ex vicepresidente di Etruria e padre dell’ex ministro Maria Elena, e per altri tre dirigenti, Luciano Nataloni, Claudia Bugno e Luigi Nannipieri. Tutti assolti con formula piena.

Tutti assolti, perché il fatto non sussiste, i 14 imputati del processo ex Banca Etruria

Dopo il verdetto, Maria Elena Boschi si sfoga in lungo post Facebook: “Oggi ho pianto. Avevo giurato a me stessa che non avrei mai pianto per Banca Etruria.Oggi l’ho fatto. E non ho paura di ammetterlo in pubblico. Ho pianto come una bambina, in ufficio, alla Camera. Ho pianto perché mio padre è stato assolto dall’ultima accusa che gli veniva mossa su Banca Etruria. Con oggi si chiude un calvario lungo sette anni. E si chiude nell’unico modo possibile: con la certezza che mio padre era innocente”, ha scritto il presidente dei Deputati di ItaliaViva. “Lo sanno gli avversari politici che mi hanno chiesto le dimissioni per reati che mio padre non aveva fatto – continua -. Lo sanno i talk che hanno fatto intere trasmissioni contro di me e di noi e che non dedicheranno spazio a questa vicenda. Lo sanno gli odiatori che mi hanno insultato spesso con violenza”.

Le “consulenze d’oro”

Gli imputati erano accusati di bancarotta colposa per delle consulenze commissionate dalla ex Banca Etruria a società e professionisti, finalizzate ad analizzare l’ipotesi di fusione con la Banca Popolare di Vicenza. Cosa che non avvenne mai. Secondo l’accusa anche le consulenze, “inutili e ripetitive”, aggravarono i conti di Banca Etruria, e ne scaturì un filone complementare a quello ‘generale’ per bancarotta fraudolenta sul fallimento dell’istituto di credito aretino. “Il mio assistito ha sempre creduto nella giustizia nella convinzione di non aver fatto mai nulla di male e ha dovuto subire comunque questa prova”, ha commentato il suo difensore Gildo Ursini all’AdnKronos.

Potrebbe interessarti anche