Piercamillo Davigo rinviato a giudizio per il caso Amara 30 anni esatti dopo l’inizio di Mani Pulite

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-02-17

A trent’anni esatti dall’arresto dell’imprenditore Mario Chiesa che diede il via al processo Mani Pulite, Piercamillo Davigo – uno dei magistrati del pool che indagò sulla corruzione dei partiti all’epoca – viene rinviato a giudizio per il caso Amara

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Il gup di Brescia Federica Brugnara ha rinviato a giudizio l’ex componente del Csm Piercamillo Davigo accusato di rivelazione del segreto d’ufficio per aver divulgato i verbali di Piero Amara, ex avvocato esterno di Eni, sulla presunta loggia Ungheria. La decisione – riferisce Adnkronos – è arrivata dopo tre udienze preliminari, un’ora di camera di consiglio ed esattamente 30 anni dopo l’arresto di Mario Chiesa che aprì la stagione di Mani Pulite e del pool di magistrati di cui Davigo era tra i volti più noti. In aula non era presente l’ex magistrato impegnato a Pisa per un convegno su Tangentopoli, assente anche il difensore di fiducia Francesco Borasi. La prima udienza del processo è fissata per il prossimo 20 aprile davanti alla prima sezione penale.

Piercamillo Davigo rinviato a giudizio per il caso Amara 30 anni esatti dopo l’inizio di Mani Pulite

“Davigo si difenderà fortemente”. E’ questo il commento di Borasi dopo la decisione del gup. Fissata invece al 7 marzo l’udienza per decidere sul pm di Milano Paolo Storari, anche lui accusato di rivelazione del segreto d’ufficio. Un gesto per rispondere, secondo Storari, all’immobilismo dei vertici della procura non riconosciuta da un altro giudice di Brescia il quale ha già archiviato la posizione dell’ex procuratore capo sostenendo – nel provvedimento a favore di Francesco Greco – che l’iniziativa di Storari “sia stata indotta da una suggestione e dalla frustrazione di non poter svolgere più penetranti investigazioni” a causa del lockdown. Da quei cinque interrogatori resi da Amara a Storari, tra il 6 dicembre 2019 e l’11 gennaio 2020, nasce nella procura di Milano un contrasto poi deflagrato e su cui ora il Csm sta cercando di mettere ordine. Non solo. La frattura ha portato il consigliere del Csm Sebastiano Ardita a costituirsi parte civile contro i due imputati sostenendo come le loro azioni, in particolare le condotte compiute da Davigo, non solo sarebbero state commesse con ‘dolo’, “ma addirittura con il precipuo fine di screditare il ruolo istituzionale di consigliere del Csm rivestito da Ardita e la sua immagine personale e professionale”. Oltre a una condanna, Storari rischia un procedimento disciplinare: il Csm deve decidere se mandarlo via da Milano per incompatibilità ambientale per aver violato il vincolo di riservatezza.

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