Cartabellotta dice chiaro quello che pensa di Djokovic. E arrivano subito la gogna e le bufale dei no vax

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-05

Il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta riceve insulti e viene deriso online dai no vax per aver criticato Djokovic che andrà agli Australian Open nonostante non sia vaccinato

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Si sapeva che la decisione decisone di Tennis Australia di lasciare che Novak Djokovic partecipi agli Australian Open nonostante non sia vaccinato e gli organizzatori del torneo abbiano disposto l’obbligo per tuti gli atleti avrebbe veicolato un messaggio negativo e dato manforte ai no vax. E infatti così è stato: da ieri pomeriggio, quando è arrivata la notizia, annunciata dallo stesso numero uno al mondo sui suoi social, gli antivaccinisti ne hanno fatto un totem sui social: tutti gridano alla sua “vittoria” contro “il sistema”, applaudono il suo non essersi piegato agli obblighi, lo vedono come una fonte di ispirazione. Di contro, chiunque abbia manifestato il proprio sdegno per la decisione assunta dalla federtennis australiana, viene attaccato e deriso.

Cartabellotta deriso dai no vax per aver criticato Djokovic

È successo anche a Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che su Twitter commentando la notizia aveva scritto: “La vergognosa esenzione dei numeri primi”, un gioco di parole per criticare l’esenzione medica che permetterà a Djokovic di scendere in campo. In risposta al messaggio social dello stesso atleta, aveva commentato “You don’t respect people on this wonderful planet. Game over” (“Non rispetti le persone di questo meraviglioso pianeta”). Per deridere Cartabellotta, i no vax si sono inventati una fantomatica risposta di Djokovic, alla quale molti hanno anche creduto, con il quale il serbo avrebbe risposto al commento dello scienziato scrivendo: “BASTA CA**ATE”.


“Game, set and match”, “6-0 6-0”, “Ho un nuovo idolo”, “Djokovic parla italiano”, i commenti deliranti sotto questa evidente fake.

Il metodo di antivaccinisti e mattonisti è sempre lo stesso: immaginare un mondo in cui i loro slogan sono sostenuti da qualcuno di importante, perché da soli, con la forza delle loro “idee”, non arrivano da nessuna parte.

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