Cultura e scienze
Carola Rackete sulla RAI da Fabio Fazio fa arrabbiare Salvini
neXtQuotidiano 24/11/2019
La peggior nemica del Capitano sarà a Che Tempo Che fa stasera. E lui non la sta prendendo benissimo: «Stasera sulla tv pubblica pagata dagli italiani è ospite una signorina che ha speronato una motovedetta della Guardia di finanza per far sbarcare i migranti»
“A proposito di televisione, abbiamo dei fenomeni. Stasera sulla tv pubblica pagata dagli italiani è ospite una signorina che ha speronato una motovedetta della Guardia di finanza per far sbarcare i migranti”: Matteo Salvini durante un comizio a Rimini si è arrabbiato per la presenza di Carola Rackete, che stasera sarà ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa.
Salvini si arrabbia per Carola Rackete sulla RAI da Fabio Fazio
La presenza di Carola Rackete da Fabio Fazio ha contribuito a triggerare anche altri esponenti politici, a partire da Maurizio Gasparri che dice che l’ospitata sarà oggetto della Commissione di Vigilanza RAI: secondo il senatore azzurro l’intervista che andrà in onda questa sera a Carola Rackete da parte di Fazio “è una vergogna. Fazio ha distrutto gli ascolti di Rai Uno ed è stato per questo retrocesso su Rai Due, alla quale sta arrecando analoghi dati. I costi – sottolinea – sono spaventosi a fronte di risultati penosi. Nonostante questo, la Rai lo difende e lo promuove e gli consente di intervistare una persona che avrebbe potuto uccidere dei militari della Guardia di Finanza con la sua nave. Avremmo voluto interviste e dare solidarietà agli eroi delle forze dell’ordine, che cadono sulle strade d’Italia ogni giorno. Invece la Rai grillina preferisce Carola Rackete, una vergogna assoluta”.
Anche il consigliere Rai in quota Fratelli d’Italia Giampaolo Rossi ha spiegato all’Adnkronos la sua ostilità: “Non entro nel merito delle scelte editoriali, né delle polemiche politiche perché non attengono a un consigliere Rai. Mi limito ad evidenziare un problema. Fabio Fazio sembra avere un’attitudine particolare ad intervistare personaggi sotto inchiesta da parte della magistratura italiana. Prima di Carola Rackete, ha fatto la stessa operazione con il sindaco di Riace Mimmo Lucano che oggi è stato rinviato a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina oltre ad avere un’inchiesta aperta per truffa. Io credo che la Rai debba chiarire in maniera definitiva se la trasmissione di Fazio è di intrattenimento o, invece, di approfondimento”.
“Ad oggi ‘Che tempo che fa’ è una trasmissione catalogata come intrattenimento – evidenzia Rossi – e questo ha consentito a Fabio Fazio, tra le altre cose, di ritagliarsi con la precedente amministrazione Rai un contratto milionario non dovendo sottostare ai vincoli imposti alle trasmissioni di tipo giornalistico. Ma se è una trasmissione di intrattenimento perché continua ad affrontare temi di attualità tipici di un approfondimento giornalistico? Carola Rackete – fa notare il consigliere Rai – non canta, non balla, non recita, non è una showgirl, non è una regista, non è un’attrice, non è una scrittrice e neppure una comica come la Littizzetto. A che titolo, dunque, partecipa a un programma che dovrebbe essere di intrattenimento peraltro nel pieno di un processo penale a suo carico?”.
Carola Rackete: la peggior nemica di Matteo Salvini
Carola Rackete, 31 anni, tedesca di Preetz, entra nelle case degli italiani in giugno, quando la nave da lei comandata, la Sea Watch 3, salva al largo della Libia 53 migranti. Sono i giorni dei porti chiusi e del decreto sicurezza bis, che prevede un ulteriore giro di vite per le Ong che fanno soccorso in mare prevedendo sequestro e multa da 50 mila euro per chi viola le nuove norme. Dopo più di una settimana trascorsa in mare, Carola pubblica un videoappello su Twitter: “Dobbiamo sbarcare queste persone (43, perché dieci nel frattempo sono state evacuate per problemi di salute, ndr) in un porto sicuro, il prima possibile”. E pochi giorni dopo, di fronte al silenzio delle autorità, ‘giura’ in una intervista a Repubblica che forzerà il blocco: “perderò la nave? Non fa niente”, la vita dei naufraghi “viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione”.
Il 26 giugno, quando ormai la Sea Watch è in acque territoriali italiane, la Guardia di finanza sale a bordo, controlla i documenti della nave e i passaporti dell’equipaggio. “Aspettano istruzioni” spiega Carola Rackete, mentre sul molo di Lampedusa sono sempre più numerosi uomini delle forze dell’ordine e giornalisti. Arriva anche una delegazione di parlamentari dell’opposizione: “resteremo a bordo fino a quando non verrà consentito l’attracco”. Due giorni dopo arriva la notizia dell’iscrizione di Carola nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione dell’articolo 1100 del Codice della navigazione contestata al comandante che non obbedisca all’ordine di una nave da guerra nazionale.
Nella notte tra il 28 e il 29, Carola punta decisa sul porto commerciale di Lampedusa. Una motovedetta delle fiamme gialle impone l’alt, poi tenta di frapporsi spostandosi davanti alla banchina ma la Sea Watch la sperona. E’ una manovra “molto rischiosa”, che secondo gli inquirenti mette in pericolo l’incolumità dei migranti, dell’equipaggio a bordo e dei quattro militari della motovedetta. E mentre avviene l’attracco, a terra si fronteggiano – in un derby surreale – i sostenitori della ‘capitana’ che applaudono alla soluzione e un gruppo di filoleghisti che gridano insulti. Servono i poliziotti per separarli. Pochi minuti e Carola viene fatta scendere dai finanzieri, caricata su un’auto e portata via in stato di arresto tra gli insulti.
La procura di Agrigento decide per i domiciliari sottolineando però che “le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza””. “Vi chiedo scusa, non era assolutamente nelle mie intenzioni venirvi addosso”, assicura Carola ai finanzieri prima di lasciare la caserma. “Spero che l’arresto venga confermato”, scrive ancora Salvini ma la sera dopo l’udienza di convalida arriva la notizia che la comandante della Sea Watch è libera. Il decreto sicurezza bis “non è applicabile alle azioni di salvataggio”, spiega il gip di Agrigento Alessandra Vella, che esclude il reato di resistenza e violenza a nave da guerra e ritiene che il reato di resistenza a pubblico ufficiale sia giustificato dall’aver agito per salvare vite umane in mare.
Il 5 luglio i suoi legali spiegano di aver “preparato la querela per diffamazione nei confronti del ministro. Nel circuito dei leoni da tastiera abituati all’insulto, è lui che muove le acque dell’odio”. E lei stessa allo Spiegel accusa il titolare del Viminale e la sua linea politica di aver “violato i diritti umani”. La denuncia viene depositata in procura, a Roma, il 12 luglio, una settimana prima che Carola venga sentita in procura, ad Agrigento. Arriva a piedi, ‘scortata’ dai suoi avvocati, se ne va senza rispondere alle domande dei cronisti. E la sera stessa torna in Germania.
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