Badre Tony Essobti: l’uomo accusato di aver ucciso un bimbo a Cardito

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-28

La madre si chiama Valentina Caso, ha trent’anni. La bimba più piccola è rimasta illesa, l’altra è ancora ricoverata ma non è in pericolo di vita. L’uomo lavorava come ambulante

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Giuseppe, 7 anni, era sul divano già senza vita; la sorellina di 8 ancora viva ma sfigurata dalle botte; nella stessa casa di Cardito in via Marconi anche la sorellina di 4 anni illesa. Ad essere accusato della morte del bambino e dell’aggressione alla sorella è Badre Tony Essobti, 24 anni, di origini tunisine ma nato in Italia.

Giuseppe, il bimbo ammazzato di botte

La madre si chiama Valentina Caso, ha trent’anni. La bimba più piccola, illesa, è figlia di entrambi, gli altri due soltanto della donna, che li aveva avuti da una precedente unione. Ad avvisare la polizia l’equipe del 118 che aveva ricevuto una richiesta di soccorso. Da qui la segnalazione per lite domestica alle forze dell’ordine. Gli esami a cui è stata subito sottoposta la piccola non hanno evidenziato traumi agli organi interni così come la Tac al cranio. «Allo stato la piccola – recita il bollettino dell’ospedale – non è in pericolo di vita, è ricoverata nel reparto di degenza di Neurochirugia. È vigile e cosciente, non ha deficit motori e le indagini praticate non hanno evidenziato lesioni gravi. Tuttavia, le condizioni cliniche e psicologiche impongono un continuo monitoraggio delle funzioni vitali da parte del personale di reparto». Per questa mattina è atteso un nuovo bollettino. L’uomo, che lavora come ambulante, e la compagna, madre dei due minori nati a Vico Equense da una relazione precedente, sono stati prima sentiti in casa e poi accompagnati in questura.

via guglielmo marconi cardito

Badre Tony Essobti e Valentina Caso sono stati ascoltati ieri sera in Questura. Racconta il Mattino che la donna prima ha detto che non si trovava in casa al momento dell’accaduto e di non sapere cosa fosse successo. Poi ha ammesso tutto, dicendo che è stato Tony a colpire i due bambini. Lui ha prima detto che non si trovava in casa al momento dell’accaduto, poi che i bambini erano caduti dalle scale. Incalzato dalle domande del magistrato avrebbe poi ammesso che «forse l’ho colpito con un calcio, una mazza di legno…non so bene».

Badre Tony Essobti: l’uomo accusato

Badre Tony Essobti è stato sentito ieri sera con l’ausilio di un difensore e sottoposto a stato di fermo: la Procura della Repubblica di Napoli Nord ha emesso, all’alba di oggi, un provvedimento di fermo per omicidio volontario. «Il più grande era disteso sul divano, sembrava che dormisse ma era già in arresto cardiaco. Per 30 minuti abbiamo tentato di rianimarlo. Disperatamente. Doveva essere già morto diverse ore prima della richiesta di aiuto». Una luce al neon attraversa il cortile, al piano superiore le lenzuola rosa a fiori sono stese accanto a un asciugamano, a un telo, a due maglioni. Ed è qui, tra muri scrostati e volanti della polizia, che i soccorritori raccontano gli ultimi istanti del bambino di sette anni che è morto a casa sua, a Cardito, nella cittadina a 20 chilometri da Napoli. «Aveva i segni di percosse soprattutto sul volto e sul cranio», spiega ancora al Mattino Vincenzo de Maio, medico del 118 pronto a non lasciare nulla di intentato nell’appartamento che gli altri operatori sanitari definiscono da «terzo mondo», eppure in ordine perfetto alle 14.16, quando hanno registrato l’Sos.

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Badre Tony Essobti. Foto da: Corriere della Sera

Dalla folla radunatasi in strada si sono alzati anche insulti alla mamma della vittima mentre si allontanava in un’auto della polizia. Il sindaco di Cardito Giuseppe Cirillo conosce la mamma del ventiquattrenne, una donna del luogo: «Ho cercato di informarmi sui nuclei familiari coinvolti e ho chiesto anche al mio ufficio di assistenti sociali se avessero mai registrato episodi o anche semplici segnali negativi. La risposta è stata una sola: no, non c’erano stati segnali e niente lasciava presagire che potesse scatenarsi una tragedia simile, nessun indizio anche minimo». L’uomo lavorava come ambulante.

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