Buona Scuola, salta il decreto all'insaputa del ministro

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-03-03

E le assunzioni dei precari? C’è l’ipotesi di confermarla per decreto, ma di fatto la stabilizzazione si allontana nel tempo. E con i tempi del Parlamento…

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Ieri sera alle 6 Matteo Renzi mandava sms ai membri del governo per confermare il decreto legge sulla Buona Scuola. A mezzanotte il dietrofront: nessun decreto ma un solo disegno di legge, all’insaputa del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Oggi i due si sono visti a Palazzo Chigi per mettere a punto il disegno di legge che segna un cambio di passo nei confronti della politica scolastica del primo ministro. Ma all’indietro, e non in avanti visto che adesso ci vorrà molto più tempo per far diventare legge i provvedimenti già presentati come qualcosa di fatto.
 
LA BUONA SCUOLA NON VA DI FRETTA
Lo scopo del cambio di passo lo ha spiegato lo stesso Renzi ai suoi collaboratori ieri: in questo modo si dà un messaggio al Parlamento e si coinvolgono le opposizioni, esattamente come aveva chiesto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma con questo metodo, già sperimentato all’epoca delle regole sull’eterologa che nel frattempo sono sparite dal dibattito parlamentare, Renzi tende anche a lavarsi le mani delle beghe interne e di quelle che stanno nascendo. Come ad esempio l’appello dei 44 deputati a favore dei fondi alle scuole private, firmato anche dal suo capocorrente Matteo Richetti. Spiega Salvo Intravaia su Repubblica:

Renzi però ha cercato di spostare l’attenzione su un’altra questione, quella dei rapporti con l’opposizione. Ai suoi ha detto di essere stufo per l’accusa di guidare un governo di «dittatorelli» mossa dai leghisti e dal capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta. Di qui la brusca frenata, che ha sorpreso perfino qualche ministro, in primis il titolare dell’Istruzione Stefania Giannini, ma è stata subito accolta con soddisfazione da Brunetta. Apprezzamento per le «intenzioni non più muscolose» del premier, è stato manifestato su Twitter da “Il Mattinale”, la nota politica del gruppo di Forza Italia di Montecitorio. Resta il nodo dei tempi. Il decreto scuola prevedeva infatti un corposo pacchetto di interventi: dagli scatti di merito per gli insegnanti agli sgravi fiscali per chi va alle scuole private, ma soprattutto l’assunzione di 160mila precari entro settembre, quando inizierà il nuovo anno scolastico. E ora non sono pochi, anche all’interno del governo, a temere che sarà ben difficile onorare questa scadenza. Renzi non dispera: se tutti saranno rispettosi eattenti, ha spiegato ai suoi, se non ci sarà ostruzionismo, allora le ragioni dell’urgenza saranno garantite anche dal normale dibattito parlamentare. Una sfida in positivo, si spiega nell’entourage del premier, sui contenuti e sul metodo. Ma a questo punto, tutto il progetto di riforma rischia un brusco rallentamento rispetto alla tabella di marcia annunciata dal premier non più tardi di una settimana fa quando, in occasione dell’anniversario dell’insediamento del governo, disse che il decreto sarebbe stato approvato nel successivo Consiglio dei ministri.

La buona scuola di Renzi e Giannini: le slides


E LE ASSUNZIONI DEI PRECARI?
e LE ASSUNZIONI DEI PRECARI? “Che sulla riforma della scuola non ci siano idee chiare, Anief lo aveva capito da settimane sul balletto dei numeri e dei risarcimenti per via del mancato censimento sugli organici; ma che si metta in discussione il regolare avvio dell’anno scolastico non è tollerabile per chi aspetta da anni e per le famiglie che‎ meritano posti stabili. Il disegno di legge non è la strada più opportuna”, sottolinea Anief, ribadendo come “a fianco dell’organico dell’autonomia debba essere ripristinato il tempo scuola cancellato negli ultimi dieci anni, equivalente a 200.000 posti in più da affiancare a una seria ricerca di tutti i posti vacanti affidati in organico di fatto in questi anni‎, l’80%. Inoltre, sottolinea ancora il sindacato, “non si trova ancora alcun accenno al personale Ata, per la cui mancata stabilizzazione è ancora aperta una procedura d’infrazione”. “Se non si fanno queste due operazioni, da una parte non potranno essere assunti tutti i 270.000 precari abilitati presenti nelle graduatorie ad esaurimento e d’istituto, dall’altra il Governo non saprà chi dovrà risarcire, ammesso che la proposta sia accettata dal lavoratore dal momento che il risarcimento disposto da un giudice è sette volte superiore a quello proposto dallo Stato”, si aggiunge. “Poi rimane il nodo della ricostruzione di carriera dei neo-assunti. L’ipotesi di annullare i contributi versati all’Inps è incostituzionale, mentre quella di raffreddare la carriera con la cancellazione del primo gradino stipendiale, voluto dai sindacati CISL, UIL, SNALS, GILDA nel contratto del 4 agosto 2011, è in contrasto con altre due sentenze della Corte europea e con il principio della parità retributiva sotteso al nostro ordinamento”, secondo l’Anief. Infine, conclude la nota, “nessuna notizia sugli scatti di anzianità dovuti al personale precario, che evidentemente si vuole rabbonire con stabilizzazioni anche in province diverse da quella di attuale inserimento, tali da causare nuovi ricorsi contro vere e proprie gabbie, se non cambieranno le regole sulla mobilità con una flessibilità annuale da garantire. Per tutte queste ragioni, Anief conferma le ragioni che hanno portato alla proclamazione dello sciopero del 17 marzo del personale precario e all’adesione alla manifestazione indetta dai precari davanti il Parlamento e il Ministero”.

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