Bruno Vespa non ha altro da fare che attaccare le Ong che lavorano nell’emergenza Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-22

La domanda del conduttore sulla sua pagina facebook: «Dove sono Medici Senza Frontiere durante l’emergenza Coronavirus?». La risposta di MSF: stiamo operando negli ospedali del Lodigiano, dove si è sviluppato il primo focolaio dell’epidemia. “Abbiamo subito accolto la richiesta della Regione di aiutare Lodi”

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Giusto ieri sulla sua pagina Facebook il giammai rancoroso giornalista e conduttore di Porta a Porta Bruno Vespa pubblicava un video in cui si chiedeva dove fossero i Medici Senza Frontiere durante l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19.

La domanda di Bruno Vespa: «Dove sono Medici Senza Frontiere durante l’emergenza Coronavirus?».

“Ricordate Medici senza frontiere?”, esordiva Vespa, “quando dovevano soccorrere i migranti e facevano bene, lo facevano con le loro navi, e la scritta Medici senza frontiere era molto ben visibile sulle loro tute”. “Adesso sono scomparsi. O meglio, forse sono nascosti nelle corsie di Bergamo, di Brescia, di Cremona, e forse non vogliono far sapere che sono lì e stanno lavorando alacramente. Ma se per caso non ci fossero, e se davvero se ne fossero dimenticati, bé forse è il caso di ricordarglielo”. C’è bisogno di loro, stavolta, rimarca lo storico conduttore Rai, “anche se non c’è politica, anche se non c’è propaganda, anche se non ci sono le tv internazionali a propagandarne il lavoro. Che corrano, che corrano, che tornino davvero a bordo, a bordo dell’emergenza”.

“Questa volta, anche se non c’è politica, non c’è propaganda e non ci sono le tv internazionali, è utile l’impegno anche dei Medici senza frontiere: dove siete finiti? Tornate a bordo dell’emergenza”, concludeva Vespa. Già, dove sta Medici Senza Frontiere e dove sono le altre ONG oggi?

Medici Senza Frontiere è in prima linea contro l’emergenza Coronavirus

Risposta: da giorni sono impegnate con i loro operatori in Lombardia, proprio sulla prima linea del fronte della lotta al Covid 19. Come Msf che dal 9 marzo scorso sta operando negli ospedali del Lodigiano, dove si è sviluppato il primo focolaio dell’epidemia. “Abbiamo subito accolto la richiesta della Regione di intervenire a supporto dell’Azienda sanitaria di Lodi”, dice all’agenzia di stampa ANSA Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di Msf Italia, partita per Codogno dopo essere appena rientrata da una missione umanitaria ad Haiti. “In questo momento sono al lavoro nel Lodigiano 25 operatori di Msf tra medici, infermieri, logisti ed esperti nel controllo delle infezioni. Ma tutti i nostri operatori che non sono impegnati in missioni all’estero stanno dando il loro contributo in Italia, mettendosi a disposizione delle Aziende sanitarie del territorio”. “Nei tre ospedali del Lodigiano stiamo offrendo un supporto ai colleghi in termini di gestione dell’epidemia”, spiega l’infettivologa che ha maturato una importante esperienza sul campo in Africa nella lotta al virus dell’Ebola.

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“Come in tutte le epidemie la crisi è determinata dal numero elevato di persone contagiate. La differenza rispetto all’Africa è che il nostro è un sistema sanitario efficiente, anche se questa emergenza lo sta mettendo a dura prova”. La presidente di Msf Italia ricorda che la decisione dell’organizzazione di intervenire è determinata dal “bisogno medico” in qualsiasi area di crisi, non solo in Africa: “Ecco perché sull’emergenza coronavirus siamo al lavoro oltre che in Italia anche in altri paesi europei come Spagna, Francia, Belgio e Svizzera, ma anche in Iran, dove il numero dei contagiati è uno dei più alti al mondo, e ad Haiti”. Per tornare alla situazione italiana Claudia Lodesani sottolinea che Msf sta operando non solo nelle corsie degli ospedali ma anche sul territorio, in aiuto dei medici di base chiamati a prestare l’assistenza sanitaria ai pazienti positivi che non hanno bisogno di ricovero. “E’ importante in questo momento – osserva l’infettivologa – non sovraccaricare gli ospedali che sono già al limite. Per questo abbiamo lanciato la proposta di un braccialetto elettronico. Uno strumento in grado di controllare i parametri del paziente, che potrà così essere monitorato a distanza dal medico di famiglia. Un modello di presa in carico del paziente non ospedalizzato che è già stato con successo da Msf durante le epidemie di Ebola”. È una delle tante iniziative concrete che l’Ong sta mettendo in campo contro il coronavirus: “Per le polemiche non abbiamo tempo”, chiosa la presidente di Msf Italia.

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