Attualità
La storia della Blue Whale, il gioco della morte fra gli adolescenti russi
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2017-05-15
Leggenda metropolitana o “raccapricciante e folle rituale psicologico” pensato per indurre gli adolescenti a suicidarsi? In Russia le associazioni di genitori parlano di almeno 150 vittime di un gioco online diffusosi via social network. Le Iene ieri hanno raccontato che il gioco potrebbe essersi diffuso anche in Italia, ma ci sono molti dubbi a riguardo.
Cosa ha spinto in Russia oltre 150 adolescenti a suicidarsi gettandosi dall’ultimo piano di un palazzo delle loro città? Secondo alcuni si tratta di un perverso gioco online chiamato “Blue Whale”. Le notizie dell’esistenza di questo gioco che ha come obiettivo finale spingere il partecipante al suicidio hanno iniziato a diffondersi all’incirca un anno fa, nel maggio del 2016. In quel periodo un articolo di Novaya Gazeta e uno di RT spiegavano l’esistenza di “gruppi della morte” attivi su Vkontakte, il social network che è il Facebook russo.
Cos’è la Blue Whale?
Marco Viviani delle Iene è andato in Russia per indagare su un fenomeno ancora misterioso rispetto al quale non è stata fatta ancora molta chiarezza. All’epoca della pubblicazione degli articoli di Novaya Gazeta ad esempio alcuni fecero notare che non c’era alcuna prova che fossero i gruppi in sé a spingere gli adolescenti verso la depressione e quindi il suicidio. Era possibile infatti che adolescenti depressi fossero attirati da gruppi dove si parlava di autolesionismo e suicidio. Anche collegare i suicidi di adolescenti apparentemente normali al gioco online non era facile. Le cose però sono cambiate, in Russia le autorità hanno preso coscienza del fenomeno e nei talk show e sui giornali si discute del problema.
A guidare il gioco, che dura cinquanta giorni sono alcuni amministratori del gruppo che seguono passo passo gli aspiranti suicidi. A prima vista si tratta di uno schema per manipolare le vittime e spingerle a infliggersi tagli sul corpo, guardare video cruenti di omicidi e suicidi o recarsi sul tetto di edifici molto alti al fine di desensibilizzarli e prepararli all’ultimo compito da eseguire. Durante la durata del “gioco” il partecipante (generalmente minorenne) è a stretto contatto con l’amministratore o curatore e chatta o si incontra con altri partecipanti. Il cinquantesimo giorno infine la vittima – che si definisce “balena” – deve suicidarsi gettandosi da un palazzo mentre qualcuno filma la scena.
Chi controlla il gioco?
Ma cosa c’entra la balenottera azzurra? Stando alle testimonianze, confermate dalle interviste fatte dalle Iene, ai partecipanti al gioco viene ordinato di disegnare le balene. Si ritiene che uno dei motivi possa essere riferibile al fenomeno dello spiaggiamento dei cetacei che secondo alcuni è un gesto intenzionale e quindi assimilabile al suicidio. I partecipanti al gioco quindi, come le balene, devono uccidersi. Uno dei problemi principali di tutta questa vicenda è che ci sono pochissime prove concrete e che non si conosce l’identità degli amministratori – o curatori come li chiamano le Iene – del gioco. A novembre 2016 il quotidiano saint-petersburg.ru fece il nome di un certo Philipp Budeikin (o Filipp Budeikin) che sarebbe il creatore delle regole del gioco e che sostiene che la sigla F57 che dà il nome ai gruppi della morte sarebbe basata sulle sue iniziali e sull’ID del suo account su Vkontakte.
Budeikin – che è stato arrestato – sostiene di essere il diretto responsabile dell’istigazione al suicidio di almeno 16 ragazze e ragazzi russi. L’uomo però nega di essere dietro alla morte di tutti gli altri ragazzi e il gruppo F57 è stato bannato da VK nel 2014. Quello che sembra di capire è che Budeikin e altri hanno utilizzato l’immagine di Irina Palenkova – il cui nome compare anche nelle chat di alcune ragazze i cui genitori sono stati intervistati dalle Iene – per creare una sorta di culto della morte. Irina Palenkova era un’adolescente russa che si è suicidata nel 2013 dopo aver postato alcuni autoscatti sui social.
Blue Whale in Italia
Come molti fenomeni sociali che coinvolgono gli adolescenti anche la Blue Whale è diventata o rischia di diventare virale. Le Iene hanno ricevuto una segnalazione che mette in correlazione il caso di un ragazzino di 15 anni che si è tolto la vita a Livorno gettandosi da un grattacielo ad inizio marzo 2017 con il gioco online. Secondo un compagno di scuola della vittima il ragazzo da qualche tempo
Secondo il racconto del compagno di classe la vittima si stava comportando seguendo le regole della lista. Non è chiaro però se lo stesse facendo in autonomia quindi senza il cosiddetto “tutor” o se anche in Italia ci sia una rete di gruppi e amministratori del gioco. Il punto è che molti dei comportamenti tenuti da quelle che vengono considerate le vittime del gioco sono simili a quelli di molti adolescenti (ad esempio guardare film horror o ascoltare musica “triste” qualsiasi cosa significhi). Allo stesso modo i comportamenti autolesionistici non sono una prerogativa di coloro che partecipano al Blue Whale né sono un segnale inequivocabile di istinti suicidi. Uno dei fattori che amplificano la diffusione virale di questo gioco è che ogni suicidio di un adolescente può – in teoria – essere riferito al macabro gioco. Se in Russia però sembrano esserci diverse prove concrete (ad esempio alcune chat sospette trovare sui profili delle vittime) in Italia per il momento ci sono solo sospetti. E la leggenda metropolitana della Blue Whale continua.