Bernie Sanders: un socialista alla Casa Bianca?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-02-08

Il Partito Democratico ha la possibilità di fare due scelte che cambieranno la storia del Paese: candidare una donna come Presidente USA o candidare un socialista

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Qualche mese fa nessuno avrebbe mai pensato che Bernie Sanders, senatore dello stato del Vermont, avrebbe avuto la benché minima possibilità di rappresentare una vera minaccia alla corsa alla Casa Bianca di Hillay Clinton, ex-Segretario di Stato della prima Amministrazione Obama. Eppure è successo, alle primarie dell’Iowa la Clinton ha sì battuto Sanders ma solo di un pugno di voti (49,8% a 49,6%). I due contendenti sono quindi sostanzialmente in parità anche se in vista delle primarie del New Hampshire di domani alcuni sondaggi danno il senatore “socialista” del Vermont in testa di dieci punti con un 52% sull’ex-First Lady ferma al 42% mentre per la CNN il distacco è ancora più marcato con Sanders al 58% e la Clinton al 35%.
https://www.youtube.com/watch?v=5fgBT0eec_4
 

I due candidati sono vicini ma la corsa è ancora lunga

Ieri sera alla MSNBC i due si sono scontrati in un lungo faccia a faccia sul futuro del Partito Democratico e sul vero significato del termine progressista negli Stati Uniti. Perché se c’è qualcosa di veramente sensazionale nelle primarie del Partito Democratico è il fatto che Sanders non solo si definisce socialista ma ha anche avanzato delle proposte che sarebbero considerate di centro-sinistra pure in Europa. Con le sue proposte di aumentare la tassazione sui redditi più alti, di dare un taglio alle rette delle università pubbliche per eliminare il problema del debito che gli studenti accumulano durante la loro carriera finanziandole con i proventi di tasse su Wall Street, di incentivare la lotta al cambiamento climatico e di creare una sanità pubblica per tutti, aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora (contro i 12 proposti dalla Clinton), Sanders è quasi più a sinistra di molti governanti Dem europei. Sanders piace sicuramente ai giovani ma essere socialista negli USA forse è ancora un problema, senza troppo addentrarci nei meandri della politica a stelle e strisce basti sapere che in America i socialisti – anche dopo la fine della Guerra Fredda – non sono certo ben visti e che una delle accuse mosse nei confronti di Obama e della sua riforma del servizio sanitario nazionale (la cosiddetta Obamacare) è quella di essere eccessivamente di sinistra, quasi un “comunista”. C’è chi dice che l’exploit nei sondaggi sia dovuto al fatto che Sanders sta praticamente giocando in casa (il Vermont confina con il New Hampshire) e quindi alla fine la Clinton porterà a casa l’investitura, come previsto. Ma come fa notare il Guardian anche lo stato del quale la Clinton è senatrice (quello di New York) è poco distante, appena un centinaio di chilometri, senza contare che nel 2008, quando Hillary sfidava Obama, a vincere nel New Hampshire fu proprio l’ex-First Lady. Al di là dei sondaggi la Clinton però dalla sua ha già l’appoggio di 362 Superdelegati (ovvero i leader del Partido Democratico) contro gli 8 che hanno deciso di sostenere Sanders e quindi conduce la sfida con un “punteggio” di 385 a 29. Siamo però ancora all’inizio perché ci sono ancora 2.382 delegati in palio prima di ottenere la nomination a candidato alla Casa Bianca. Nei dibattiti la Clinton si presenta come la candidata pragmatica, quella che dice che le promesse di Sanders sono irrealistiche e che bisogna stare con i piedi per terra, quella che “gets things done” al contrario dello sfidante.

Enough is Enough

Dall’altra parte Bernie Sanders vuole fare una rivoluzione e non accetta che nel suo partito (anche se in realtà è un indipendente) ci possano essere persone che in nome del pragmatismo scelgono una politica troppo simile a quella del Grand Old Party. Le proposte di Sanders non sono radicali sono cose che esistono in altri paesi, ed il punto è – sostiene – che la campagna per le primarie è influenzata in modo imponente dai finanziamenti milionari dei lobbisti, mentre la sua è volutamente sostenuta “dal basso”. Quello che sta emergendo in queste ultime settimane è che sicuramente la Clinton è infastidita dal successo che sta avendo Sanders e quindi i due hanno smesso di ignorarsi cordialmente e l’ex-segretario di Stato ha iniziato ad attaccare con durezza il rivale per indebolirlo. La tesi di fondo dei sostenitori di Hillary è che Sanders e il suo socialismo sarebbero un bersaglio troppo facile per i Repubblicani durante la campagna per l’elezione del Presidente. Meglio quindi affidarsi ad una vera progressista (perché Hillary sostiene di esserlo) che al tempo stesso è in grado di rassicurare l’elettorato moderato. Ed è questa polarizzazione ad interessare di più gli analisti perché al di là di una vittoria o di una sconfitta a Novembre, come scrive John Surico su Vice, il risultato di questo scontro interno al Partito Democratico contribuirà a definirne l’aspetto per gli anni a venire .

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