Attualità
“Vogliamo un’Italia capace di accogliere chi la ama”, il monologo di Francesca Barra e Claudio Santamaria sul palco del 1° maggio | VIDEO
neXtQuotidiano 02/05/2022
Da piazza San Giovanni hanno raccontato la storia di Remon Karam arrivato dall’Egitto
La storia di un ragazzo egiziano arrivato in Italia, in Sicilia, e che ama l’Italia. La storia di un adolescente diventato, oggi, uomo che ha vissuto sulla sua pelle le persecuzioni in Egitto e che si è innamorato del nostro Paese che lo ha accolto. Picchiato, vessato e senza i più basilari diritti umani da riconoscere a un minore. Una storia, quella di Remon Karam, raccontata da Francesca Barra e Claudio Santamaria dal palco di San Giovanni, in occasione del classico Concertone del 1° maggio.
“Noi sogniamo un’Italia che non sia ferita dall’individualismo, capace di accogliere chi la ama, indipendentemente dal colore della pelle, libera da ogni pregiudizio.” @francescabarra e @ClaudSantamaria sul palco di #1M2022
Guarda la clip su RaiPlay → https://t.co/3Shglm7CEH pic.twitter.com/nj9vFRwHnf
— Rai3 (@RaiTre) May 1, 2022
Barra Santamaria, il monologo con la storia di Remon Karam
Francesca Barra ha incontrato Remon Karam diversi anni fa in una scuola di Augusta, in provincia di Siracusa. Il giovane aveva ricominciato, da poco, il suo percorso scolastico in Italia. Era fuggito da quell’Egitto nel pieno della guerra civile e delle persecuzioni nei confronti dei cristiani copti. Da solo, a bordo di un barcone, aveva raggiunto le coste italiane a soli 14 anni. Nella sua testa riecheggiavano quelle immagini di violenza: dal cugino ucciso con un colpo di pistola alla testa, alla madre colpita da una pietra. Da lì la decisione di lasciare il suo Paese natio, trovando accoglienza in Italia.
Una storia come quella di tanti ragazzi che fuggono dalle guerre. Da quei conflitti civili che, spesso e volentieri, non hanno una portata mediatica di rilievo. Ed ecco che la sua storia diventa il simbolo del messaggio di Barra Santamaria sul palco del concertone:
“Noi sogniamo un’Italia che non sia ferita dall’individualismo, capace di accogliere chi la ama, indipendentemente dal colore della pelle, libera da ogni pregiudizio”.
Quell’Italia silenziosa che ha accolto il giovane Remon Karam arrivato a 14 anni e ora diventato uomo. Perché la libertà di tutti passa dalle libertà fondamentali di chi è costretto a lasciare la propria vita per fuggire dalle violenze e dalle peresecuzioni.