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L’incredibile discorso sul gender al Tg1 delle 20 (di cui avremmo fatto a meno) | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-01

Intervenuto in diretta durante l’edizione di punta del Tg1, quella delle 20, il giornalista Alessandro Barbano si è lasciato andare a un discorso delirante sulla “teoria gender”

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Dopo aver messo in onda il servizio sul documento interno fatto circolare e poi ritirato dalla Commissione europea chiamato #UnionOfEquality: European Commission Guidelines for Inclusive Communication e contenente alcune linee guida per una comunicazione maggiormente inclusiva, il Tg1 delle 20 ha chiesto poi un parere al giornalista e scrittore Alessandro Barbano sul tema della “cancel culture”.

Barbano sulla cancel culture al Tg1

“È una ideologia – ha detto in collegamento con Francesco Giorgino – quella affermata negli ultimi anni in occidente, che ha dentro di sé una grande promessa: l’idea di un mondo pacificato senza violenza. Come si realizza? In tutti gli ambiti della vita, dalla politica alle relazioni civili, arte, storia, memoria. È totalitaria, prova ad eliminare le differenze che sarebbero fonte di discriminazione e di potere. Ma così facendo si approda a una neutralità nella quale si perde ogni identità. Un po’ quello che è accaduto con i regimi, i cittadini dei regimi erano soggetti senza identità”.

Il paragone improprio con la “teoria gender”

Barbano si lascia poi andare ad un paragone sorprendente e dalla dubbia correlazione: “È un po’ quello che accade con la cultura del gender, che è parte di questa ideologia: promette uguaglianza al prezzo di una neutralità che esclude il maschile e il femminile”. “Ma dentro la storia del femminile – conclude – ci sono trecento anni di diritti. Immaginate voi cos’è una società che abolisce le sue differenze storiche e culturali, è una società che non ha più nessuna identità”.

Barbano non ha mai nascosto la sua posizione sul tema. In un articolo recentemente apparso su Huffington Post ha scritto: “Aggiungo che un mondo senza differenze approda a una piatta eguaglianza, ma non è affatto detto che sia un mondo pacificato. Poiché sotto la crosta della sua neutrale indifferenza ribollono quelle tensioni e quella violenza che il protocollo convenzionale rimuove e occulta, ma non spegne”.

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