La banda degli ultras che rapinava le banche

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-27

Arrestati in cinque, tra loro anche un ex poliziotto che fungeva da basista. In sette mesi avevano messo le mani su mezzo milione di euro

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Franco Oddo, Massimo Mariani, Corrado Ovidi e Giuliano Pennese con Stefano Cangelosi a fare il basista: la banda degli ultras che rapinava le banche era composta da cinque elementi con ruoli ben precisi e dal primo marzo del 2017 al 7 novembre dello stesso anno, quando sono stati arrestati mentre cercavano di svaligiare l’ennesima banca (un credito cooperativo di Palestrina in provincia di Roma), avevano totalizzato un bottino da oltre 500mila euro.

La banda degli ultras che rapinava le banche

Una vera e propria banda armata con pistole al seguito e colpi in canna pronti ad esplodere sul modello di quei gruppi «terroristici degli anni Ottanta» che, come hanno puntualizzato gli investigatori e ricostruisce oggi il Messaggero, nel giro di 7 mesi aveva messo a segno colpi in altrettanti istituti bancari della Capitale e del suo hinterland. E con una struttura organizzativa di tipo gerarchico, come in ogni banda che si rispetti. Tutti conosciuti agli investigatori tranne Pennese, erano appartenenti all’estrema destra romana e al mondo degli ultras della Lazio: Oddo e altri avevano trascorsi nella Curva Nord dell’Olimpico e collegamenti con Forza Nuova e simili: Ovidi è parente acquisito di Luciano Castellino.

franco oddo banda degli ultras

Nel ruolo di basista c’era Stefano Cangelosi, ex poliziotto della Scientifica della Questura di Roma sospeso quando è stato trovato in possesso di una quantità di droga tale da poter ipotizzare lo spaccio. Anche lui era un frequentatore della Curva Nord dello Stadio Olimpico e durante le rapine aveva il compito di intercettare con uno scanner le frequenze delle forze dell’ordine per avvisare dell’arrivo della polizia.

Gli arresti di ieri

Ieri i cinque sono stati arrestati ma il bottino non è stato ritrovato, anche perché gli investigatori pensano che siano stati spesi o reinvestiti all’interno del circuito criminale. Lo schema delle rapine era sempre lo stesso: Franco Oddo entrava in banca per primo eludendo il sistema di riconoscimento delle impronte digitali degli ingressi grazie a della colla messa sui polpastrelli. Una volta dentro, tirava fuori il coltello in ceramica e obbligava i dipendenti a far entrare il complice, Giuliano Pennese. Da qui, i due legavano i dipendenti con delle fascette da elettricista e rubavano il denaro di cassa e delle casseforti mentre gli altri aspettavano fuori: Cangelosi, intento ad ascoltare la radio delle forze dell’ordine per capire se dalla banca qualcuno avesse dato l’allarme, e gli altri due – Corrado Ovidi e Massimo Mariani – fermi in auto con una pistola pronta.

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