L’Ucraina ferma i suoi ballerini in Italia: “Niente Lago dei cigni, Tchaikovsky è russo”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-10

“La situazione che si è creata è per noi molto dolorosa”, è la risposta dell’Ukrainian Classical Ballet, che ha dovuto cancellare o modificare numerose tappe del tour italiano.

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È bastata una telefonata da Kyiv per mettere al bando Tchaikovsky per i ballerini dell’Ukrainian Classical Ballet. Il ministero d’Ucraina per la Cultura, infatti, ha chiesto agli artisti di non portare in scena le opere del grande compositore russo, costringendo il corpo di ballo a cancellare numerose tappe del tour italiano, tra cui quella a Lonigo, in provincia di Trieste, ma anche a Napoli, al Teatro Bellini.

“Tra l’Arte, la Musica e la Cultura teatrale si è intromessa la politica, vietando a noi e ad altri artisti di utilizzare opere russe”, ha spiegato Natalia Iordanov, manager e direttore responsabile della tournée in Europa della compagnia dell’Ukrainian Classical Ballet, come riporta il TriestePrima.

L’Ucraina ferma i suoi ballerini in Italia: “Niente Lago dei cigni, Tchaikovsky è russo”

“La situazione che si è creata è per noi molto dolorosa. Siamo costretti, nostro malgrado, a non rappresentare più nei teatri di tutta Italia “Il lago dei cigni” di Tchaikovsky. La danza non deve avere confini. Purtroppo però, la tensione è comprensibile. La nostra arte vuole portare al pubblico un messaggio di pace e speranza, attraverso la bellezza della danza e dare voce a tutto ciò che sta succedendo in Ucraina. Chiediamo al pubblico italiano, di capire la situazione politica e di sostenerci in questo momento difficile”.

Una decisione molto sofferta da tutti i ballerini e che, nello specifico, finisce anche per danneggiare gli artisti dell’Ukrainian Classical Ballet, visto che i guadagni delle esibizioni avevano lo scopo di raccogliere fondi per il corpo di ballo. Ma non solo: gran parte degli incassi sarebbero stati devoluti anche al popolo ucraino visto il momento di forte difficoltà dopo l’invasione della Russia. Una vera e propria discriminazione su base etnica che censura la cultura in un momento storico in cui, padroneggiarla, dovrebbe essere di vitale importanza per tutti noi.

 

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