Fact checking

Tutte le balle di Salvini sull’aumento degli sbarchi “per colpa” di Luciana Lamorgese

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-11-04

La situazione è tragicomica: Salvini dà la colpa al ministro Lamorgese di una rinnovata invasione di stranieri che sbarcano sulle nostre coste. Ma c’è un problema: i Decreti Sicurezza sono ancora in vigore e la nuova titolare del Viminale sui migranti e ONG sta facendo esattamente quello che faceva lui. Ma allora perché i migranti continuano ad arrivare? Non sarà mica che in 14 mesi Salvini non ha fatto proprio nulla a parte minacciare e twittare?

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Matteo Salvini continua a giocare con l’invasione dei migranti. Invasione che non c’è oggi come non c’era un anno fa o due anni fa. Ma alla Lega fa comodo raccontarlo agli italiani. E così da qualche giorno l’ex ministro dell’Interno è tornato ad attaccare la ministra Luciana Lamorgese sui numeri dell’invasione che sarebbe in atto da quando Salvini e la Lega non sono più al governo.

Come Salvini gioca con i numeri (ma non racconta la verità)

Prendiamo ad esempio il dato più sbandierato e “clamoroso”: l’aumento degli sbarchi da quando si è insediato il nuovo governo. La tesi della Lega – aiutata anche dal Giornale – è che i dati del Viminale dimostrano che con il governo Conte Bis gli sbarchi sono aumentati sia a settembre che ad ottobre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso quando al governo c’era Salvini. Ed è vero, negli ultimi due mesi sono sbarcati più immigrati in confronto al 2018. Ma non è vera invece un’altra cosa: l’equivalenza tra il cambio della guardia al Viminale e l’impennata degli arrivi.

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In primo luogo c’è da considerare che a settembre del 2018 non era ancora in vigore il Decreto Sicurezza 1 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 ottobre del 2018 e convertito in legge l’1 dicembre). Quindi prima di quel decreto che strumenti legislativi aveva in mano Salvini per “bloccare” il flusso di migranti? Sostanzialmente quelli adottati fino a qualche mese prima dal suo predecessore Marco Minniti. Nel primo dei due decreti Salvini inoltre non era contenuto alcun provvedimento legato alla “chiusura dei porti” o specifico nei confronti delle navi delle ONG. Di fatto quando Salvini “chiudeva i porti” lo faceva solo per le navi umanitarie (e per quelle della Guardia Costiera) ma non nei confronti dei barchini degli scafisti che hanno continuato ad arrivare. E durante il periodo dei “porti chiusi” solo il 3,7% del totale dei migranti sbarcati è stato ricollocato altrove. Nel frattempo l’Italia continuava ad accogliere i “dublinanti” rimandati indietro dalla Germania.

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Fonte: Twitter.com Credits: Matteo Villa

Come abbiamo già scritto uno degli effetti più importanti del Decreto Salvini è stato quello di far aumentare il numero degli stranieri irregolari presenti in Italia. E non perché ne abbia fatti sbarcare di più ma perché ha tolto la protezione umanitaria a migliaia di persone che da un giorno all’altro si sono trovate ad essere “clandestini”. Si tratta di irregolari “creati” nel vero senso della parola dal primo Decreto Salvini. Il ricercatore dell’ISPI Matteo Villa stima che grazie al primo Decreto Sicurezza il numero degli stranieri irregolari sia aumentato di 24 mila unità rispetto ad uno scenario in cui non fossero stata abolita la protezione umanitaria. Scrive Villa che a settembre 2019 «il numero di stranieri irregolari in Italia sfiora i 640.000. Sono 87.000 in più da fine maggio 2018, cioè dall’entrata in carica del Governo Conte I».

I Decreti Sicurezza non hanno avuto alcun ruolo nel “fermare” gli sbarchi o chiudere i porti

E anche in questi giorni la quasi totalità dei migranti arriva grazie agli scafisti e non sulle navi delle ONG. Fermo restando che alla fine delle varie “crisi” dei porti chiusi anche coloro che si trovavano a bordo delle imbarcazioni delle ONG venivano fatti sbarcare, esattamente come tutti gli altri. Ad esempio il due novembre 155 migranti sono stati salvati dalla nave Asso 30 di proprietà dell’ENI. Il 21 ottobre scorso invece era stata la Asso 29 (sempre di ENI) a trarre in salvo 68 persone che erano state poi trasferite su una nave della Marina Militare e fatte sbarcare in Italia.

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Oggi come quando c’era Salvini (ma anche quando c’erano Gentiloni e Minniti) le navi delle ONG sono “responsabili” solo di una minima parte degli arrivi e degli sbarchi. Eppure quando c’era Salvini ci si è sempre concentrati su una assurda (ed inutile nei fatti a fini del controllo dei flussi migratori) battaglia contro le organizzazioni non governative. Battaglia che ha avuto il suo apice con l’approvazione del secondo Decreto Sicurezza (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 giugno 2019 e convertito in legge il 5 agosto).

Questa scelta “narrativa” è frutto della decisione di credere al fattore di attrazione o “pull factor” costituito dalle ONG. Una tesi sposata di recente anche dalla ministra Lamorgese (e prima ancora da Minniti) che ha spinto i governi degli ultimi tre anni a tentare di allontanare le ONG dal Mediterraneo Centrale nella speranza di far diminuire le partenze (e parallelamente si è cercato di convincere i libici ad “impegnarsi” maggiormente nel fermare i barchini e i gommoni). Il problema è che le ONG non sono un pull factor per le migrazioni. Così come i due Decreti Sicurezza non hanno chiuso i porti, scoraggiato i migranti dal partire o non obbligano le ONG a chiedere “il permesso” per entrare. Anzi, è facoltativa la decisione del Governo e dei ministri competenti di negare l’accesso alle acque territoriali, ma solo alle navi delle ONG, non agli scafisti (i quali se ne fregano delle leggi e dei sequestri).

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Credits: Matteo Villa via Twitter.com

Quando Lamorgese dice che l’aumento degli sbarchi di questi due mesi è dovuto ad un aumento del numero di sbarchi “autonomi” (ovvero di coloro che arrivano senza le ONG) dice il vero. Così come dice il vero quando afferma che questi sbarchi avvenivano anche prima. E non è nemmeno vero dire che la strategia salviniana abbia diminuito partenze e morti. Perché in proporzione al numero delle partenze il numero dei migranti morti è superiore a quello dello stesso periodo del governo Gentiloni. Lo certifica anche lo studio «#Portichiusi: the human costs of migrant deterrence in the Mediterranean» pubblicato qualche giorno fa su Avvernire. Inutile far notare che oggi come ad agosto scorso gli strumenti legislativi in mano al governo sono gli stessi. I due decreti sicurezza non sono stati abrogati né modificati, l’unica differenza è il pre-accordo di Malta sulla redistribuzione dei migranti che arrivano con le ONG. Eppure grazie a certa stampa e alle indecisioni del nuovo governo – che tiene a mollo le ONG proprio come faceva la Lega – Salvini ha ancora buon gioco a far credere che quando c’era lui i porti erano chiusi. Se però si chiede in che modo Salvini lo avrebbe fatto nessuno è in grado di rispondere. A meno di non pensare che i migranti si facessero spaventare da Salvini bisogna quindi concludere che semplicemente il capo della Lega non ha fatto nulla per fermare l’invasione.

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