Attualità
Attentati Bruxelles, la pista del taxi
Alessandro D'Amato 23/03/2016
La testimonianza di un taxista muove le indagini sulla strage di ieri. L’uomo con il cappello in fuga e ricercato dalla polizia. Durante le perquisizione ritrovati un ordigno esplosivo con all’interno chiodi, prodotti chimici e una bandiera dell’Isis, mentre in serata all’aeroporto di Bruxelles è stato rinvenuto altro esplosivo
Una traccia per gli attentati di Bruxelles. È la testimonianza di un taxista riportata dal sindaco di Zaventem ai giornalisti ieri sera. U tre uomini responsabili dell’attentato all’aeroporto sarebbero arrivati allo scalo con tre auto differenti: un taxi classico, una Renault Clio e un’Audi S4 nera. Immediatamente dopo gli attacchi, dei testimoni hanno segnalato la presenza dell’Audi appena fuori l’aeroporto, con tre persone a bordo. Alcune di loro, però, non sarebbero scese. Chi sono? Gli inquirenti stanno cercando di capire se possa trattarsi dei jihadisti che, poco più di un’ora dopo l’attacco a Zaventem, hanno fatto esplodere una bomba alla metro di Maelbeek. Secondo quanto riferisce Derniére Heure, il proprietario dell’auto sarebbe comunque già noto ai servizi di sicurezza belgi per essersi recato in Arabia saudita lo scorso anno. Ma è la testimonianza di un tassista a rivelarsi molto preziosa, nelle ore immediatamente successive agli attacchi.
Il taxi e gli attentati di Bruxelles
L’uomo avrebbe riconosciuto due dei tre attentatori, per averli portato egli stesso fino all’aeroporto. Si tratta dei due uomini con una maglia e un guanto nero, ripresi dalle telecamere dello scalo, considerati i kamikaze di Zeventem. Il tassista, secondo quanto si è appreso, avrebbe riferito agli inquirenti l’indirizzo in cui ha caricato i due attentatori, affermando di essere rimasto sorpreso dal numero di bagagli che avevano con loro. L’uomo avrebbe anche costretto i due clienti a lasciare dei bagagli a casa. Una testimonianza che avrebbe dato il via a ispezioni e perquisizioni e avrebbe permesso di ritrovare all’aeroporto una terza bomba inesplosa. Alle rivelazioni del tassista sarebbe anche legata la grande operazione di polizia iniziata ieri e proseguita tutta la notte a Schaerbeek. Durante le perquisizione sono stati ritrovati un ordigno esplosivo con all’interno chiodi, prodotti chimici e una bandiera dell’Isis, mentre in serata all’aeroporto di Bruxelles è stato rinvenuto altro esplosivo, costringendo le autorità a isolare nuovamente tutta la zona, per consentire agli artificieri di mettere al sicuro l’area. Il quadro, intanto, resta comunque molto confuso. Nella ridda di indiscrezioni, pare accertato che nell’aeroporto siano state ritrovate una cintura esplosiva, delle armi, in particolare un kalashnikov. E se gli inquirenti del Belgio propendono per la pista kamikaze, fonti Usa hanno lanciato anche l’ipotesi di un ordigno nascosto in una valigia. Due sospetti sono stati fermati nei pressi della Gare du Nord della capitale belga, ma non è ancora chiaro se siano legati in qualche modo agli attentati.
Durante le perquisizioni a Bruxelles, seguite agli attentati di ieri all’aeroporto e alla metro cittadina, le forze di sicurezza del Belgio hanno ritrovato un computer sospetto, che è stato immediatamente posto all’esame dell’unità cinofila di Montgomery e i cui contenuti sono statei giudicati “di rilievo”. La polizia locale ha poi consegnato il computer all’unità anti-terrorismo della polizia giudiziaria federale di Bruxelles. Il contenuto del pc in questione non è noto, riferisce la Libre, ma secondo quanto si è appreso potrebbe contenere importanti informazioni relative all’organizzazione dello Stato islamico.
Sarebbero stati intanto identificati i primi due uomini della foto, quelli con il guanto in una sola mano. Si tratta di Khalid e Brahim El Bakraoui, due cittadini di Bruxelles già noti alle forze dell’ordine. Secondo qaunto riferisce Rtbf, i due fratelli erano considerati complici di Salah Abdeslam. Già ieri era stato ipotizzato che i due uomini immortalati dalle telecamere dell’aeroporto, con un guanto nero sulla mano sinistra, fossero proprio i due fratelli al Bakraoui. Il terzo uomo, con cappello nero e giacca chiara, è ricercato attivamente dalla polizia belga. Uno dei due fratelli, Khalid, era presnete sotto falsa identità nel covo di Forest, a metà marzo, ma era riuscito a sfuggire all’arresto. Nel suo covo era stata ritrovata la bandiera dell’Isis.
La caccia all’uomo
Ha detto il procuratore Frederic Van Leeuw che la polizia sta cercando in tutto il Paese l’uomo ripreso da una telecamera dell’aeroporto con il cappello e la giacca chiara accanto ai due sospetti kamikaze. Gli inquirenti confermano che i due uomini vestiti di nero, di cui non sono note le generalità, si sono fatti saltare in aria nell’area del check-in. Uno degli ordigni, secondo il procuratore che guida le indagini, conteneva anche chiodi e prodotti chimici. C’è poi il giallo dei guanti su una sola mano che avevano due dei tre kamikaze. Scrive Giuseppe Guastella sul Corriere:
Qualche giorno fa un rapporto consegnato dall’antiterrorismo al ministro dell’Intero francese segnalava che sui resti degli arti di due dei kamikaze di Parigi erano stati trovati i fili elettrici d’innesco dei detonatori delle bombe assicurati all’epidermide con strisce di nastro adesivo. E i guanti neri potrebbero essere serviti ai due attentatori dell’aeroporto proprio per nascondere i fili e il detonatore. Stessa anche la tecnica delle cinture esplosive imbottite di chiodi e di bulloni che, scagliati come proiettili micidiali, hanno ucciso e ferito decine di persone. Ordigni che potrebbero avere imparato a costruire o su Internet oppure durante periodi di permanenza nei campi di addestramento dell’Isis in Siria. Gli insegnamenti dello Stato Islamico, però, vanno oltre la fabbricazione delle bombe o l’uso delle armi. Parecchie pubblicazioni reperibili in rete già dai tempi di Al Qaeda, infatti, spiegano ai «martiri» come confondersi tra gli occidentali per evitare di destare sospetti, ad esempio vestendosi all’occidentale, appunto. L’immagine dei tre attentatori di Zaventem sembra confermare che i tre abbiano seguito questo consiglio.
L’ultimo bilancio ufficiale delle vittime del duplice attentato terroristico compiuto ieri a Bruxelles parla di 31 morti e circa 250 feriti. Il bilancio è stato fornito dal Centro di crisi. Lo riferisce il sito della televisione belga RTBF, precisando che si tratta di cifre provvisorie. Una cittadina peruviana di 36 anni è stata intanto identificata formalmente come una delle persone rimaste uccise negli attentati rivendicati dallo Stato Islamico. L’informazione è stata comunicata dal ministero degli Esteri peruviano. La donna, residente a Bruxelles da sei anni, si trovava all’aeroporto. Era in compagnia del marito e delle due figlie, una delle quali è rimasta ferita dalle schegge